lunedì 6 maggio 2019

"UN'ESTATE PER CREDERCI ANCORA" di Olivia Lomon



Buongiorno follower, buon lunedì!
Iniziamo la settimana con la segnalazione al nuovo libro dell'autrice Olivia Lomon: "Un'estate per crederci ancora"






Autore: Olivia Lomon
Serie: Non smettere di credere in noi Vol.1

Genere: Romance Contemporaneo

Disponibile in ebook a € 0,99

Pagina autore: Olivia Lomon Autore 





TRAMA:


Tornare a Viareggio dopo otto anni in giro per il mondo come cameriera.

Tornare a Viareggio e aprire una gelateria con due amici.
Questa era l'estate che Eva credeva di aver programmato in ogni minimo dettaglio.
Ma in affari e in amore ci sono fin troppe che cose che sfuggono al controllo.

Yuri Lancia è un uomo maturo e di successo: lavora come consulente alle dipendenze di un vecchio amico e non ha un solo motivo al mondo per cui essere infelice.
A parte un buco nero nel suo passato e una relazione finita male, nella quale aveva messo tutto se stesso, e che lo ha lasciato con un unico desiderio al mondo: non innamorarsi mai più e limitarsi alle storielle passeggere.

Eva e Yuri non hanno niente in comune... se non l'essere stati per due anni nella stessa classe: studentessa innamorata lei, e bellissimo professore lui.
...beh, veramente hanno in comune anche una gelateria che non riesce a decollare, una dolce coppia di amici, una commercialista pazza e una gran testa dura.

Ma chi di loro vincerà questa guerra del cuore?
Esiste davvero una vittoria, l'uno contro l'altra... oppure solo insieme? 




BIOGRAFIA:

Nella vita ho sempre avuto un desiderio... ok, facciamo due.
Numero uno, vorrei poter vivere della mia scrittura. È un sogno meraviglioso in cui non voglio smettere di credere, nonostante per me sia passato da un pezzo il periodo in cui sarebbe lecito credere nel genio della lampada e nei tre desideri.
Numero due... mangiare un sacco di pizza e sushi senza ingrassare.
(Hai sentito, genio, in qualunque lampada tu sia?! Mi accontento di due desideri, eh... quindi se vuoi farti avanti, io sono sempre qui che aspetto).
Questo, in pratica, significa due cose: numero uno che non smetto mai di creare file di parole. E numero due... che sono una specie di allegra balenottera che sorride a tutti i ristoranti che incontra.
Va beh, siamo onesti: la mia larghezza è quella di una ragazza di circa 1.80 con addosso più o meno 120 kg di sushi, più un pochino di gelato e forse una spruzzata di cioccolato.
Ho iniziato a scrivere da bambina: addirittura all'asilo cercavo già di esprimermi sulla carta. Mia madre, gran conservatrice di oggetti e ricordi, ha tenuto la mia prima opera d'arte scritta, realizzata dalla sottoscritta all'età di quattro anni. Nemmeno a dirlo, era una lista della spesa. Forse le "carote" non erano contentissime di avere due "r", e forse i "fagiolini" avrebbero apprezzato un uso più saggio delle "i"... ma per il resto ero già a buon punto verso un eccellente tortino salato.
Attualmente vivo da sola, in un dolcissimo paesino sperduto nel verde del nord Italia, situato non lontano da altri sperduti paesini dove abitano i miei parenti, zii e cugini.
La mia famiglia è indubbiamente una delle cose più importanti della mia vita, insieme a quegli amici (pochi ma davvero buoni) che mi sopportano quando vado in crisi da astinenza da sushi.
O peggio: quando inizio a parlare di libri.
Sono una lettrice vorace, penso di potermi definire eclettica, e sono sempre alla ricerca di nuovi titoli e nuove avventure da condividere con il mio divano e di qualche autore che mi faccia sognare mondi fantastici.






DICE L’AUTRICE:

Quando uno pensa al “bel mare” italiano, Viareggio è sicuramente elencata tra i “big”.
Ecco, io non amo particolarmente il mare di Viareggio (forse perché preferisco spiagge rocciose)... amo invece infinitamente la città: le vie, le piazzette dell'interno, le pinete, le darsene, il molo... amo quei posti come un bambino ama le frittelle della nonna.
Descrivere questi luoghi e annodarli alle vicende fittizie del romanzo, mi ha riportata a un momento non facile della mia vita; eppure, a tanti anni di distanza, quei momenti non sempre gradevoli hanno assunto l'aspetto di un ricordo dolce e nostalgico. Adesso guardo a Viareggio e ai suoi dintorni come a un piccolo paradiso della mente: un luogo dove tornare è sempre bello.
Per questo Eva, Sebastiano e Perla, i protagonisti del romanzo, tornano a Viareggio: perché, nell'accompagnarli a casa, pagina dopo pagina, sono tornata anch'io fra quei pini insieme a loro.
Come ormai avrete tutti notato, i personaggi secondari un po' folli sono uno dei miei marchi di fabbrica. Ebbene: giuro che non lo faccio apposta. Ogni volta che posiziono un personaggio di contorno in un testo, non so mai fino in fondo che piega prenderà.
Ammetto che Iole Augelli, la commercialista matta di questo libro, è una delle mie preferite. La adoro talmente tanto che ho perfino pensato di intitolarle la serie: avevo quasi scelto come nome “I Sassolini Colorati di Iole Augelli”.
Perché, ovviamente, sentirete ancora parlare di lei e dei suoi sassolini.
Infine, un'ultima curiosità... o meglio, un piccolo spoiler: mi piace scrivere per “tematiche”, e ogni mia serie ruota intorno a un punto focale piuttosto evidente.
In questa nuova serie, di cui “Un'Estate per Crederci Ancora” è il primo libro, le storie verteranno sull'idea delle “seconde occasioni”: amori perduti e ritrovati, amori mai confessati, cotte adolescenziali mai vissute...
Scopriremo insieme (letteralmente, perché non ho ancora nemmeno iniziato a scrivere il secondo libro, siccome mi sono ovviamente già persa in un altro progetto... che però non vi spoilero) una serie di uomini e donne alle prese con amori del loro passato e, ovviamente, con il mondo del lavoro. Un mondo che, purtroppo, è spesso una realtà complessa, delicata e infelice.






BREVE ESTRATTO:

“Un elenco di cosa, Battaglia?” chiese infastidito, svitando la caffettiera e sciacquandola nel lavandino “Vuoi davvero che ti dica perché tu e io non potremmo mai stare bene insieme?”
“Tanto ho tempo da perdere” rispose lei sedendosi su di uno sgabello e poggiando ostentatamente i gomiti sull'alto tavolo da bar.
Quella risata che gli covava nel cuore minacciò di nuovo di affiorare e Yuri la seppellì più a fondo, mordendosi il labbro quasi a sangue.
Eva riusciva ad avere un suo fascino, nonostante tutto... c'era qualcosa in lei a cui non sapeva dare un nome, eppure c'era: e gli dava un senso di vertigine che forse non aveva mai provato prima.
“E va bene, signorina” accettò mentre si concentrava sul compito di preparare il caffè, sperando che quell'allegria latente se ne volesse finalmente andare via “Tanto per cominciare, tu non hai nemmeno trent'anni, e io ne ho quarantadue: vuoi che ti dica quanto saranno felici i tuoi genitori?”
Eva sogghignò “Molto felici. Mia madre ha sedici anni meno di mio padre, si amano, sono una coppia fantastica e stanno insieme da una vita. Vai avanti, stronzo.”
Cazzo, pensò lui. Questa non me l'aspettavo.
“Sono un grande appassionato di fitness, nuoto e palestra” riprese lui, ignorando lo scivolone e dicendosi che gli stava solo bene: così imparava a lasciar stare le trentenni e ad andare a letto solo con le donne della sua età, come del resto aveva sempre fatto.
“Non credo che tu saresti contenta di svegliarti alle cinque del mattino per venire a correre con me” disse in tono freddo.
“Perché? Che cosa sei, un cane? ...devo venire con te a reggerti il guinzaglio mentre pisci sugli alberi?” sbottò la ragazza “Per quello che ne so io, puoi correre quanto ti pare e all'ora che ti viene più comoda: io non ti accompagnerò mai, perché non me ne frega un cazzo. E perché potrei anche rischiare di perdere uno o due dei preziosi chili che ho fatto tanta fatica a mettere proprio qui, sulle chiappe.”
Yuri aveva lasciato perdere la caffettiera e si era voltato a guardarla negli occhi: stramaledetta ragazza dalla linguaccia lunga... e quella voglia di ridere, stringersela al petto e baciarla, era diventata così immensa che dovette tenerla a bada ripensando a Sara. La vacca. L'unica e sola donna con cui avesse davvero cercato di costruire qualcosa di serio... e che cosa ne aveva ricavato? Solo dolore, umiliazione e vergogna.



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