martedì 26 dicembre 2017

"7 MESI" di Elena Carletti



Buongiorno amici lettori, buon Santo Stefano!
Vi segnalo "7 mesi", la nuova commedia romantica di Elena Carletti la cui versione digitale, udite udite, proprio in questi giorni è disponibile a costo zero! Approfittatene!






Titolo: 7 mesi
Autore: Elena Carletti
Genere: Commedia romantica

Disponibile in ebook a costo zero
e in formato cartaceo a e 6,99

Pagina autore: Elena Carletti Libri






TRAMA:


Elisabetta è una trentenne pigra, spendacciona e non le importa niente di nessuno. Ama le scarpe con il tacco, il caffè, la birra e, più di tutti, mortificare le persone. Quando riceve la partecipazione di nozze di una sua ex compagna di scuola va nel panico. Come può presentarsi senza lavoro e senza un accompagnatore? Si prefigge tre obiettivi: dimagrire, trovare lavoro e un fidanzato.
Nei 7 mesi che la separano dal matrimonio farà di tutto per raggiungere il suo scopo e, grazie all’aiuto di Roberto, riuscirà a trovare lavoro da un commercialista. Lavoro che si complica quando la donna propone un progetto di risanamento per una ditta che sta fallendo, coinvolgendo l’amico e Ivana: la collega apprendista piena di buone intenzioni.
Elisabetta ultra – determinata per i suoi loschi scopi, inappropriata nel ruolo di benefattrice, narcisista e sboccata riuscirà a capire che nella vita contano anche i sentimenti? Sono sufficienti 7 mesi per cambiare una persona? 




DICE L'AUTRICE:

Il libro nasce per testare la piattaforma wattpad. Un'idea sviluppata in soli 5 minuti. nella stesura, però, me ne sono innamorata e ho deciso di renderlo un romanzo da autopubblicare. È una storia fresca, divertente e irriverente. La protagonista è una ragazza moderna, un po' cinica ma, dentro di lei, esiste un sentimento che crescerà nel tempo.    




BREVIESTRATTI:


Mi consegna la busta che conserva gelosamente tra le mani. Oh no, sembra una partecipazione di matrimonio. La apro per scoprire che ho ragione. Cinzia, la mia compagna delle superiori, si sposa. A marzo.
Cinzia: mora, bassina, denti storti, un naso aquilino, una seconda scarsissima. Nemmeno particolarmente simpatica. Gli ultimi due anni delle superiori li ho passati accanto a lei, nello stesso banco, per via di una stupida decisione scolastica che attribuiva i posti in base al cognome. Elisabetta Arte, Cinzia Astuti.
Che poi era veramente astuta la ragazza. Sotto una faccia da santarellina si nascondeva un leone. Sapeva sempre quello che voleva e, non so come, riusciva a ottenerlo. Prima dell’esame di stato girava voce che si fosse messa insieme al ragazzo più figo della scuola. Non ci credevo, poi li vidi insieme. Mi aveva rivolto un’occhiata di trionfo.


Non sono fidanzata, ma devo dire che la cosa mi interessa ben poco, e non ho un lavoro. Per la verità sono stata licenziata qualche settimana fa, un lavoro che non rimpiango ma che mi permetteva di essere indipendente. Tornare a casa con i miei è impensabile dopo aver assaporato la vita da sola, e non ho la minima intenzione di presentarmi al matrimonio in questa situazione.
Guardo il calendario, 2 settembre, ho solo sette mesi di tempo prima del matrimonio.
Ho solo sette mesi di tempo per cambiare la mia vita.


«Sì, sono avvocato, te che fai?»
«Consegno curriculum».
«Per lavoro?» chiede divertito. Il ricordo di lui mi riaffiora sempre di più. Un paio di volte credo che mi abbia anche chiesto di uscire.  
«No, cerco lavoro» fingo di essere scocciata ma in realtà non lo sono, anzi, mi ha fatto ridere.
«Non hai un lavoro?» La sua domanda mi indispone, e come sempre mi metto sulla difensiva: «evidentemente no».
«Cosa ti piacerebbe fare?»
«Non è la domanda giusta» dico, «dovresti chiedermi cosa spero di trovare».
«Hai ragione» sorride. E mi fissa.
«Non eri bionda?»
«Sì».
«Adesso sei mora».
«Non si chiede il colore dei capelli a una donna».
«Davvero? Una volta non si chiedeva l’età».
«Passati i trenta anche il colore dei capelli è un tabù».


M’infilo nel bar vicino e ordino un caffè. Mi siedo dove la visuale permette di controllare le persone che escono dall’ufficio del notaio. Sono le tre e mezzo del pomeriggio, non passa nemmeno un fantasma e ho già bevuto quattro caffè.
Il barista mi guarda con aria interrogativa. So già che devo sembrare una maniaca con lo sguardo che guizza sempre in una direzione e la caffeina che sto ingerendo. Me ne frego di quello che pensa e ordino un altro caffè.
«Troppi pensieri?» chiede servendomi la tazzina. Oh cielo, ma perché non esistono più le persone discrete?
«No».
«Pene d’amore?»
«Nemmeno, altrimenti avrei ordinato un Jack Daniels». Ride e se ne va.




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