Buongiorno follower, buon inizio settimana!
In uscita oggi "Il bacio del lago" dell'autrice Sunny Valerio, edito ZeroUnoUndici Edizioni. Una travolgente storia d’amore impossibile, in cui macabri misteri e rancori porteranno alla fine o ad un nuovo inizio di tutto.
Titolo: Il bacio del lago
Autore: Sunny Valerio
Genere: Thriller
Casa editrice: ZeroUnoUndici Edizioni
Disponibile in formato cartaceo al prezzo lancio di € 9,35
Pagina autore: Il bacio del lago
TRAMA:
Una giovane famiglia felice vive tra la quiete delle montagne. E’ una domenica come tante, durante una gita all’incantevole lago di Santa Sofia, la piccola Brigitte scompare nel nulla. La bambina non viene mai ritrovata né viva, né morta.
La vita dei suoi genitori è distrutta per sempre. La madre, Eva, ha perso la ragione e passa le sue giornate credendo di vedere ancora sua figlia. Roberto si prende cura della moglie con pazienza e devozione, aiutato da sua cugina.
Vent’anni dopo, Roberto assume una ragazza per accudire Eva. La bellissima Anja è perfetta per questo ruolo e sorprende tutti per l’assurda somiglianza con la piccola Brigitte. Presto l’uomo si troverà sospeso tra l’amore paterno e il sentimento che per troppo tempo ha represso. Anja invece capirà da subito quanto sia legata a Brigitte; non è solo perché vive in casa sua e dorme nella sua stanza, la sogna, parla con lei e le inquietanti profezie di Eva la lasciano senza fiato. Deve scoprire la verità, e sa che potrà farlo solo dove tutto è cominciato: al lago di Santa Sofia.
Una travolgente storia d’amore impossibile, in cui macabri misteri e rancore porteranno alla fine o ad un nuovo inizio di tutto.
BIOGRAFIA:
Nata a Bari nel 1992, Sunny Valerio oggi vive a Novara con il marito e la loro adorata cagnolina. Dopo aver conseguito la maturità artistica, ha studiato doppiaggio a Roma, cominciando subito dopo la carriera di doppiatrice e speaker pubblicitaria. Il bacio del lago è il suo primo romanzo.
DICE L’AUTRICE:
Mi chiedo spesso se in questa storia i personaggi riflettano ciò che sono. Ebbene, è inevitabile, c’è un pezzo di me in tutto ciò che scrivo come è logico pensare, eppure trovo che essi siano anche enormemente e volutamente lontani dalla mia personalità e da come vorrei essere.
La figura di Angelica, l’anziana eremita che vive nella baracca sul lago di S. Sofia, è ispirata ad una persona a me molto cara, una nonna “acquisita” che con i suoi 96 anni sulla carta e 20 nell’animo e nella mente, ha inconsciamente costruito la parte buona di questo personaggio che io stessa ho adorato creare e conoscere di volta in volta.
Il lago è il punto focale di questo macabro thriller, può interessare sapere che sono un’amante della natura, delle montagne e degli animali, e i laghi, con la loro quiete, mi trasmettono serenità e inquietudine allo stesso tempo. Ho dunque voluto partire da qui per scrivere la storia di questa bambina strappata alla sua famiglia in un modo tanto orribile, ispirandomi proprio a quel contrasto tanto forte che sento ogni volta che lascio i miei occhi vagare sulle acque meravigliose dei laghi di alta montagna.
BREVE ESTRATTO:
Suonava una melodia nella mente di Anja; come la colonna sonora di un film, accompagnava il suo viaggio onirico. Sembrava provenire da un carillon; ne aveva avuto uno anche lei da bambina, e nel sogno una piccola figura infantile dai capelli rossi le teneva la mano stringendola forte. Il buio fitto della notte era attenuato solo dalla flebile luce che la luna donava a quel paesaggio selvaggio e sconosciuto.
La bambina si voltò lentamente verso di lei e Anja sentì il viso irrorarsi di lacrime scorgendo la malinconia che attraversava quel bellissimo viso innocente. Con l’altra mano le indicò ciò che avevano di fronte: il lago.
Una nube coprì la pallida luna, facendo calare le tenebre senza alcuna pietà per loro.
La giovane si svegliò con gli artigli dell’inquietudine addosso. Non le aveva fatto bene osservare tanto il volto di Brigitte prima di coricarsi, aveva finito per suggestionarla. Qualcosa non andava però; la melodia del carillon continuava a vibrare nell’aria, nonostante il sonno avesse lasciato completamente la sua mente.
Abituati gli occhi all’oscurità, intravide la sedia a dondolo in fondo alla camera muoversi e cigolare ritmicamente insieme alle note che si domandava da dove provenissero. Il bel tempo del giorno prima era stato sostituito da un forte temporale, la pioggia batteva incalzante sul vetro della finestra e contribuiva a turbare Anja.
Quando un lampo illuminò per una frazione di secondo l’intera camera, vide una donna, una figura spettrale, seduta sulla sedia che dondolava indisturbata. Aveva in grembo il carillon dal quale proveniva la sinfonia.
Eva cominciò a piangere sommessamente e, ormai totalmente lucida, la ragazza capì che la donna nella sua camera era la madre disperata della piccola Brigitte.
Non sapendo esattamente cosa fare, Anja chiamò delicatamente il suo nome:
«Eva. Sta’ tranquilla…» disse.
Sentì le mani della donna ridare la carica al carillon, che riprese a far vibrare la sua unica melodia.
La giovane si sentiva turbata e spaventata. Avrebbe voluto chiamare Roberto, ma era lì per lavorare, non per fare l’ospite. Non poteva continuare a lasciare che fossero gli altri a pensare ai suoi compiti, ed Eva aveva bisogno di lei.
Provò ad accendere l’abatjour, timorosa che l’elettricità fosse saltata con il maltempo, ma il debole chiarore illuminò lo scenario che aveva intravisto.
Eva era vestita di una camicia da notte color cipria, scalza e con il capo chino coperto in parte dalle ciocche dei capelli liberi. Le sue mani avvinghiavano strette la giostra che girava con i suoi cavalli bianchi, mentre la musica accompagnava il loro volteggiare. Piangeva in silenzio. La ragazza si sentì chiudere lo stomaco. Provò ad avvicinarsi lentamente.
«Eva va tutto bene. Ora ci alziamo e andiamo a letto.»
Provò a toglierle il carillon per posarlo da dove l’aveva preso, ma quelle mani lo strinsero ancora più forte.
«Dov’è la mia bambina?» chiese con un filo di voce Eva.
Anja non era ancora pronta per affrontare una simile situazione, ma immaginava, anche se solo vagamente, il tormento di quella madre. Voleva darle sollievo, se sollievo ci poteva essere per lei. Pensò a ciò che le aveva raccomandato Clarissa e provò a metterlo in atto.
«La tua bambina sta bene, dorme.»
Vide Eva alzare lo sguardo, puntarle addosso gli occhi verdi inquisitori e dar vita a un’espressione di rabbia selvaggia.
«Bugiarda! Non sta dormendo. Mi ha detto che voleva stare con te, dove l’hai portata?» rispose rabbiosamente la donna.
Anja, spiazzata da quella reazione, ebbe timore che la colpisse.
«Non è con me Brigitte, Eva. Andiamo a letto, è tardi. Vedrai che domani mattina andrà tutto meglio» propose dolcemente, reprimendo l’angoscia che cominciava a salirle sempre più velocemente.
Eva si levò in piedi e con ancora la giostra fra le mani accennò a scagliarla sul pavimento, ma prima aggiunse:
«Brigitte si fidava di te, dove l’hai portata?»
Il carillon colpì rovinosamente le assi in legno scuro scricchiolanti, provocando un improvviso schianto che spaventò entrambe.
Anja tentò di prenderle un braccio per rassicurarla. Non aveva funzionato la falsa verità che solitamente la consolava.
«Vi ho viste, vi tenevate la mano poco fa!» gridò Eva. E i brividi passarono veloci sul corpo di Anja.
Roberto fece capolino nella stanza. Il peso sullo stomaco della ragazza si alleggerì improvvisamente.
L’uomo prese rapidamente coscienza della situazione e si precipitò verso la moglie, riparando la ragazza. Si girò verso Anja e con aria interrogativa le domandò cosa fosse successo.
«È entrata in camera e l’ho trovata qui sulla sedia» provò a giustificarsi la giovane, temendo che la incolpasse di qualcosa. Ma non ce n’era bisogno, Roberto era più interessato a capire cosa avesse turbato Eva.
«Tesoro va tutto bene, vieni con me» disse dolcemente il marito.
Eva si divincolò e liberò le braccia. Piangeva senza freni.
«Che cosa ha fatto alla mia bambina? Che cosa le ha fatto?» si disperava tra le lacrime.
Cercarono di consolarla entrambi con pazienza, senza alcun successo.
«Questa ragazza le teneva la mano prima! Perché ora è sparita?!» continuò la madre inconsolabile.
Roberto, non prendendola troppo sul serio, le racchiuse le mani tra le sue grandi e affidabili, cercando di condurla con l’aiuto di Anja verso la camera matrimoniale. La rimisero a letto e ancora una volta la ragazza osservò il marito accudirla con devozione e pazienza. Le baciava la fronte accarezzandole i capelli, mentre le teneva la mano.
Anja non se la sentiva di andare via, quindi aspettò sull’uscio della porta che Roberto le dicesse qualcosa.
Quando il pianto si acquietò sommessamente, insieme al sonno che ne prese il posto, l’uomo si voltò verso la giovane ancora un po’ scossa dalla scena.
«Mi spiace Anja, era da un po’ che non accadeva in modo così violento» giustificò la situazione.
Anja, che temeva potesse dar credito alle parole della moglie, aveva atteso in tutti quei minuti lunghi e lenti una reazione adirata dell’uomo.
Era molto scossa, nel suo sogno la bambina le teneva davvero la mano e non si spiegava come la coincidenza potesse aver preso realtà nelle affermazioni di Eva.
Solo allora si rese conto che la sua tenuta notturna consisteva in una semplice maglietta bianca, nient’altro le copriva le cosce bianco latte e punteggiate da lentiggini rossicce; in forte imbarazzo cercò il modo di accelerare il suo congedo.
«Sono mortificata, spero si riprenda dormendo. Io tornerei in camera se non ti dispiace» e senza attendere la risposta di Roberto, corse al riparo.
Nessun commento:
Posta un commento