Buongiorno follower, buon sabato!
Helen Pryke ci parla di "Il segreto della guaritrice", libro di recente pubblicazione, edito Pink Quill Books 😊
Titolo: Il segreto della guaritrice
Autore: Helen Pryke
Genere: Narrativa femminile contemporanea
Casa editrice: Pink Quill Books
Disponibile in ebook a € 3,99
e in formato cartaceo a € 13,65
Pagina autore: Helen Pryke Author
TRAMA:
La vita di Jennifer non sta andando molto bene. Licenziata dal suo lavoro e sull’orlo del divorzio a trentun anni, ripone la sua speranza di sopravvivenza in una bottiglia di vino. Decide di ascoltare il consiglio della madre di lasciarsi alle spalle tutto ciò che la lega all’Inghilterra, accettando con malavoglia di scoprire le sue radici italiane in Toscana.
Una volta in Italia, nell’antico casolare di famiglia, si trova invischiata in una misteriosa tragedia di cui nessuno è a conoscenza, o forse non vogliono parlarne. Scavando sempre di più nella storia dei suoi antenati, scoprirà di essere legata a quel luogo e alle sue origini in una maniera che non credeva possibile.
I fantasmi del passato potrebbero aiutarla a riscoprire qualcosa che pensava di aver perduto: la speranza nel futuro. Ma tutto dipenderà se avrà la forza di non farsi trascinare di nuovo dalle cattive tentazioni, una forza che potrà trovare solo in se stessa.
Riuscirà mai a sconfiggere i suoi demoni interiori e scoprire il segreto della guaritrice?
BIOGRAFIA:
Nata in Inghilterra, Helen Pryke vive nel nord d’Italia con suo marito e due figli. Dopo essersi abituata alla cultura, la lingua e il modo italiano di fare le cose, si è immersa nella sua passione di scrivere e ha pubblicato il suo libro d’esordio, Muri di Silenzio, nel 2016. Amante del caffè, cioccolato, e torte, adesso si dedica alla sua famiglia e allo scrivere. Il Segreto della Guaritrice è il suo secondo libro ispirato da questo bellissimo e complicato paese.
DICE L’AUTRICE:
Quando ho iniziato a scrivere il libro, volevo ambientarlo nel nord Italia ma non sapevo dove. Mentre cercavo su Google, ho trovato La Grotta del Vento, un sistema di grotte vicino a Gallicano in Toscana. Guardando il loro website, ho avuto l’ispirazione per una scena con Jennifer e Mark. Però, mancava qualcosa – anche se abito in Italia da 28 anni ormai, non ero mai stata in Toscana. Quindi, l’anno scorso sono andata a Gallicano, insieme a mio marito e e a mio figlio, per una breve vacanza. Lì ho scoperto la chiesa proprio in cima al paese, con il cimitero abbandonato e la statua di un angelo piangente, che appare nel libro. Ma la sorpresa più grande è stato trovare una casa in montagna, fatta di pietre, che rispecchiava perfettamente l’immagine che avevo del casolare, completo di cimitero nel giardino dietro. Se leggete il libro, capirete perché!
BREVE ESTRATTO:
Non potevo più resistere. Corsi verso la credenza, la aprii e tirai fuori la bottiglia di vino ai frutti di bosco. La misi sul tavolo della cucina e presi il cavatappi dal cassetto delle posate, anticipando la rituale apertura con un’eccitazione crescente. Lo schiocco del tappo, il delizioso aroma mentre inalavo il suo profumo, ricco e fruttato con note muschiate… poi, l’immagine della mamma in piedi davanti a me con le mani conserte mi comparve in testa, un’espressione di disapprovazione sul viso.
«Mi dispiace, mamma» sussurrai. «Non posso, non adesso. Per favore cerca di capirmi.» L’immagine scomparve e l’unica cosa che riuscii a vedere era la bottiglia aperta sul tavolo con il bicchiere vuoto accanto. Il vino gorgogliava mentre lo versavo, riempiendo il bicchiere di liquido rosso scuro, attenta a non sprecarne nemmeno una goccia, poi rimisi la bottiglia sul tavolo con uno svolazzo.
«Un bicchiere» mormorai, «solo uno.» Rimisi il tappo, riportai la bottiglia di nuovo nella credenza in corridoio e la chiusi a chiave. Tolsi la chiave e la riposi nel cassetto della cucina, lontano dalle tentazioni. Il bicchiere era ancora sul tavolo che mi aspettava. L’avrei svuotato in un sorso, il mio corpo anelava il suo dolce nettare, ma c’era una piccola, masochistica parte di me che pretendeva un po’ di sofferenza per ricevere quel premio.
Portai il bicchiere fuori sulla sdraio, presi il libro e mi sedetti. «Te la godrai questa bevuta» dissi a me stessa solennemente, «proprio come chiunque altro. Un rilassante bicchiere di vino dopo una lunga giornata di lavoro in giardino.» Avvicinai il bicchiere al naso e aspirai. La mia testa si riempì di fumi alcolici, carichi di note di lamponi, fragole e mirtilli, che mi facevano venire l’acquolina in bocca. Bevvi un sorso, chiusi gli occhi e aspettai. Il sapore era un miscuglio intenso di frutti che mi arrivò sino in fondo alla gola, seguito da un istantaneo calore che cominciò a sprigionarsi nello stomaco. Era così bello, così giusto, così… naturale.
Quando ebbi finito il bicchiere, il sole era già sparito dietro le vicine colline e l’aria stava diventando gelida. Gli ultimi uccellini svolazzavano caoticamente nell’aria per gli ultimi momenti di libertà prima di tornare al nido. Mi ritrovai una libellula proprio davanti al viso che mi fece sussultare.
«Oh, shoo» dissi, guardandola volare via. Mi sentivo rilassata, felice, in pace col mondo, più di quanto mi fossi sentita da molto tempo. La libellula tornò indietro, posandosi sul bracciolo della sdraio, poi volò via di nuovo non appena mossi la mano. Sorrisi. Quando ritornò per la terza volta, rimasi completamente immobile. Volteggiò proprio di fronte al mio naso, volò pochi metri sulla destra, poi ritornò e volò via ancora nella stessa direzione. Curiosa, cominciai a osservarla. Ripeté gli stessi movimenti diverse volte.
«È quasi come se volesse essere seguita» mormorai. Poi risi ad alta voce. «Santo cielo! Datti una calmata, ne hai bevuto solo un bicchiere!»
Ma qualcosa stava succedendo. I miei sensi erano più svegli del solito, potevo sentire il movimento degli insetti nell’erba sotto i miei piedi, la linfa che scorreva dagli alberi alle foglie sopra di me, il rumore che le piume degli uccelli producevano muovendo l’aria mentre volavano nel cielo. Profumi strani, dolci, che non avevo mai sentito prima, irriconoscibili ma familiari, fluttuavano nell’aria. Potevo sentire la vibrazione delle ali della libellula mentre le sbatteva a una velocità impossibile per librarsi davanti a me.
Come in un sogno, mi alzai e seguii la libellula. Mi guidò fino in fondo al giardino, dove non avevo ancora avuto modo di esplorare, attraverso un piccolo cancello in una siepe malconcia, dentro un’area trasandata. C’erano cespugli di frutta infestati dalle erbacce e rovi che coprivano tutto; si attaccarono anche ai miei vestiti mentre cercavo di farmi strada in quella boscaglia intricata. Fu stranamente affascinante, questa inaspettata macchia selvaggia.
La libellula si fermò qualche metro davanti a me e rimase sospesa pochi secondi, per poi volare alta nel cielo e scomparire dalla vista. Andai proprio nel punto dove era rimasta poco prima, e vidi che c’era un’enorme quantità di edera aggrovigliata che saliva dal terreno. Il cielo stava diventando sempre più scuro, ma potevo riconoscere una forma sotto il groviglio dell’edera. Tirai qualche ramo e all’improvviso l’intero ammasso venne via. Guardai con più attenzione quanto avevo scoperto e urlai.
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