venerdì 14 dicembre 2018

"LE CENERI DELL'ESISTENZA" di Dami Jissed Vertiz Lozano



Buongiorno follower!
Dami Jissed Vertiz Lozano ci parla di "Le Ceneri dell'Esistenza", romanzo ambientato nella seconda guerra mondiale. 








Autore: Dami Jissed Vertiz Lozano
Genere: Romanzo storico

Disponibile in ebook a € 3,65
e in formato cartaceo a € 7,97

Pagina autore: Mio fratello Caino  






TRAMA:

Se vi ponete la domanda che cosa facevate a dodici anni, la risposta, per molte sarà giocare con le bambole o sognare qualche idolo, per quelle più mature.

Ma non è stato questo il destino di Ariel Klaus, una dodicenne di origini ebrea, nata a Stoccarda. Si divertiva a giocare con i suoi balocchi finché ad un età così delicata, ha dovuto scegliere, tra i suoi voleri e i bisogni della sua famiglia.
I suoi sogni, ricamati durante la sua breve vita verranno distrutti dall’impatto con la realtà. 
Ariel è solo la vittima di un piano maggiore, una pedina, che però presto si ribellerà per amore di Thomas, un ragazzo tedesco orfano, di umili origini.
Il dubbio tra Thomas e Zaccaria, il suo fidanzato, ricco ed approvato da sua madre, la divorerà.
Tutto sembra concluso, quando dice addio al suo grande amore, varcando la soglia della chiesa per sposare Zaccaria.
Thomas e Ariel sono convinti di non vedersi più, finché un giorno, la giovane, ormai ventenne oltrepassa i cancelli di Auschwitz, ritrovando il suo grande amore, che veste gli abiti di un soldato delle SS.
Un romanzo trascendentale, pieno di colpi di scena, passione intensa e avventura. 
Coinvolgente da mozzare il fiato, dolcemente amaro, irresistibile.
LA STORIA d’amore mai raccontata prima d’ora avvenuta nei lager nazisti.





BIOGRAFIA:

Dami Jissed Vertiz Lozano nasce il 10 Novembre 1994 a Benidorm in Spagna. Quasi al quarto anno di vita, si trasferisce con la sua famiglia in Italia, a Napoli, dove incomincerà i suoi studi. Qualche anno dopo si trasferisce in Abruzzo e più tardi in Irlanda ed infine in Colombia, dove finisce le elementari. All'età di undici anni torna in Italia, vicino Venezia, dove prosegue gli studi. Gran appassionata di musica, pittura, letteratura e cinema, sin da piccola sviluppa un amore viscerale per l'arte. Amante della notte, scrive dalle undici in poi, ispirata dai grandi classici, come Prokofiev, Shostakovich e Stravinskij. Grande fan di Kubrick, impazzisce per capolavori come Arancia meccanica e Lolita. Ma, la sua passione più grande sono i viaggi, dichiarandosi un cuore zingaro senza meta. In tutti i suoi viaggi non si è mai voluta separare dai suoi libri che ama profondamente. Dalle lunghe letture è nata la sua passione per la scrittura, concludendo a sedici anni il primo libro di genere fantasy, non ancora pubblicato Il Riflesso della Morte. Finito questo incomincia Le Ceneri dell'Esistenza, un romanzo ambientato nella seconda guerra mondiale. Successivamente pubblica Mio Fratello Caino, un thriller emozionante di una bellezza sinistra.




DICE L’AUTRICE:

Le Ceneri dell’esistenza è un romanzo che trova differenti ambientazioni, tra cui Auschwitz. Il libro si apre con la narrazione in prima persona della giovane protagonista Ariel Klaus, appena dodicenne, la quale scopre l’amore, quello per Thomas, un ragazzo tedesco orfano e di umili origini. Tutto sembra andare bene, finché sua madre non le impone di sposare Zaccaria Schmitt, il figlio di un ricco banchiere ebreo. Lei cerca di ribellarsi, ma il destino fa il suo corso sgretolando le sue certezze.
La situazione affonda nell’abisso della disperazione quando diversi eventi stravolgono la sua vita, fino a condurla all’altare dove sposerà Zaccaria. Il suo cuore crolla a pezzi e quando decide di soffocare il sentimento più grande ed incontenibile che abbia mai vissuto, quello per Thomas. Lui nel frattempo, devastato dal suo addio, si trasferisce altrove, per bruciare le radici del amore.

Nonostante gli anni siano passati, Ariel non riesce a dimenticare Thomas, il suo grande ed unico amore.
Il suo ricordo è vivo nella sua memoria. E’ convinta che quel giovane spensierato che le aveva rubato il cuore, sarebbe rimasto seppellito nel suo passato, finché non attraversa i cancelli di Auschwitz e lo ritrova.
Ma niente è più come prima, perché Thomas ha iniziato una guerra contro la sua razza e ora è un feroce e assetato di sangue soldato delle SS.
La storia proibita mai narrata prima d’ora, nascosta dall’intolleranza e la violenza inaudita celate dietro al cartello Arbeit macht Frei,
Un romanzo appassionante, reale, vivo, fatto per incidere il cuore dei suoi lettori.
Un libro per dare speranza e stravolgere le nostre visioni.
Sappiamo solo un briciolo della storia e qui ne sapremmo molto di più.
Tratto da una storia vera.




BREVE ESTRATTO:

Mentre mio padre raccontava una storia a mio fratello, io mi recai in camera da letto. Presi un libro e cominciai a leggere attentamente. Le ore trascorsero senza che me ne rendessi conto. 
Quando conclusi la mia lettura scesi in cucina per bere un bicchiere d’acqua. Notai che la casa era davvero deserta e buia. “E’ tardi”, pensai. Mi affacciai in salotto e notai che era mezzanotte passata. Questo voleva dire che erano tutti a letto. Dopo essermi dissetata tornai al piano di sopra. Trovai la finestra di camera mia socchiusa. Mi avvicinai di corsa alla finestra e notai che sul davanzale c’erano le mie scarpe. Quelle che avevo lasciato al parco. Sgranai gli occhi scioccata. Mi affacciai alla finestra e vidi che Thomas stava scendendo dall’albero davanti  camera mia.
«Thomas!» Dissi sussurrando. Lui non mi udì. Continuò a scendere senza guardare in alto. «Hey!» Ripetei. 
Scesi le scale in punta di piedi senza far rumore ed uscii di casa. Come al solito ero scalza. Stava diventando un abitudine. Lui camminava in avanti e non si voltava. Corsi verso di lui e gli strattonai un braccio per chiamare la sua attenzione.
«Ariel!» Mi disse infastidito.
«Thomas!» Dissi senza interessarmi del mio notevole aumento del tono di voce.
«Ti ho riportato le scarpe». Disse seccato.
«Che ci fai in giro a quest’ora della notte? È pericoloso!» Dissi priva di controllo. Ero scandalizzata dalla mia stessa reazione.
Lui sgranò quegli occhi celesti che mi facevano battere il cuore. «Anche tu sei fuori!»
«Solo perché ti sono corsa dietro!» 
«Perché?» Mi domandò seccato.
«Perché…Volevo ringraziarti per le scarpe».
«Bene. Prego». Disse mentre si voltava dall’altra parte. Accelerò il passo e io cercai di stargli dietro.
«Senti mi dispiace». Dissi.
Lui si fermò per un secondo e mi guardò. «Va bene così, io non posso darti quel che ti può dare Zaccaria Schmitt, sono solo un orfano che si è montato la testa senza un centesimo».
Quelle parole mi spezzarono il cuore in mille pezzi.
«Sei anche un ragazzo bellissimo e di grande carisma. E non m’interessa se non hai un centesimo. Io ti amo lo stesso». Mi resi conto solo dopo delle parole che avevo usato. Gli avevo detto ti amo, glielo avevo detto per davvero. Ora non potevo più tornare indietro.
«Tu mi ami?» Chiese scioccato. “Per l’amor del cielo, gli ho detto ti amo, ma come mi viene in mente di dirglielo?”.
«Sì». Sussurrai.
Improvvisamente mi strinse la mano ed iniziò a correre. Non sapevo dove mi stesse portando, eppure decisi di fidarmi. I piedi mi facevano un gran male visto che ero scalza.
«Thomas sono scalza. Mi fanno male i piedi», dissi mentre correvamo. Lui si bloccò e si accucciò. 
«Sali sulle mie spalle». Mi incitò. 
«Thomas, non credo sia il caso».
«Dai Ariel, non fare la perfettina, Sali!» Disse divertito. Travolta dal suo entusiasmo salii sulle sue spalle. Ero davvero euforica e divertita, dimenticandomi che era l’una di notte, che ero scalza ed ero fuori di casa.
«Dove andiamo?» Urlai tra le risate mentre mi stringevo a lui.
«Se te lo dico, dove starebbe il divertimento?»
Barcollammo ancora una decina di minuti finche non arrivammo su una collinetta. Ad un certo punto mi fece scendere dalle sue spalle e si stese sull’erba. Io ero in piedi mentre lo fissavo.
«Dai vieni qui al mio fianco». Mi tirò verso di lui e caddi al suo fianco.
«Vacci piano». Dissi ridendo.
Una volta stesa al suo fianco guardai il cielo. Era meraviglioso, pieno di stelle.
Rimasi senza parole mentre guardavo quel cielo illuminato. 
«Ne è valsa la pena». Sussurrai. Mi voltai verso Thomas e lo osservai mentre si perdeva contando le stelle.
Il mio cuore cominciò a battere a tutta forza. Una strana sensazione si annodò nel mio stomaco. Era come una sorta di nervosismo, ma piacevole.
Poi si voltò verso di me. «Perché mi guardi?» Mi domandò serio.
«Perché ho perso la testa per te, ecco perché».
«Sei la prima persona che me lo dice».
«Perché è un mondo di ciechi».
Scoppiò a ridere e poi mi baciò sulla guancia. «Credo che dovremmo rientrare ora». Mi disse con un tono strano. Mi sentii un po’ stranita da questo suo atteggiamento. Era lì con me, ma è come se la testa fosse altrove.
Per tutto il tragitto di ritorno restammo in silenzio. Lui era diventato serio e taciturno. Mi teneva la mano, ma non mi guardava. Arrivammo vicini a casa mia, quando finalmente parlò.
«Tieni». Mi disse mentre si toglieva la catenina dal collo e me la consegnava. «E’ per te». Io la guardai stupefatta. Era un filo dorato molto sottile con un medaglione a forma di chiave di violino.
«Era di mia madre». Mi sussurrò. «Voglio che lo tenga tu». Il suo sguardo mi suggeriva milioni di parole che però non mi avrebbe mai detto. Fu così persuasivo che non dissi niente. La indossai e gli diedi un veloce bacio sulle labbra.
Lui mi fece un breve sorriso. «Prenditi tutto il tempo che ti serve, scegli con consapevolezza tra Zaccaria e me». Quelle parole mi toccarono. Mi sembrò di respirare di nuovo, era stato più che comprensivo. Non potevo chiedere altro.
«Grazie, di tutto». Lui mi diede un bacio sulle labbra veloce ma passionale e poi se ne andò. 
Con grande astuzia e cautela rientrai a casa senza che nessuno se ne rendesse conto, almeno così pensavo.
Salì le scale e mi stesi sul mio comodo letto. Ero troppo esaltata per dormire, non riuscivo nemmeno a stare ferma sul letto. Dovevo muovermi. Giocavo con la catenina di Thomas. È stato davvero un gesto serio, ricco di significato. Era di sua madre. Me la passai tra le dita più volte, incantata dal ciondolo. Appoggiai la testa sul mio braccio e sentii il bracciale non certo indifferente di Zaccaria. Mi sto comportando ingiustamente? Con Thomas e Zaccaria? Amo Thomas, ma non voglio rinunciare alla compagnia di Zaccaria. È un ragazzo spontaneo, divertente, non mi ci devo mica sposare…E poi Thomas mi ha concesso del tempo, prima di scartare del tutto Zaccaria, vorrei conoscerlo meglio, lo stesso vale per Thomas, infondo lo conosco da un mese.”
Mi grattai il polso confusa. Erano pensieri che non volevo affrontare, non veramente, non in quel momento. Così cercai di addormentarmi, ma il sonno faticava ad arrivare. I ricordi si affollavano nella mia testa. “Sono stati giorni intensi”. Tutti gli eventi accaduti in precedenza mi sconvolsero. Non avevo la più pallida idea di cosa fare, volevo solo tempo, e per mia fortuna, lo avevo. 



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