Buongiorno follower, buona domenica!
Vi segnalo "L'albero dei desideri", il nuovo avvincente romanzo di Linda Kent, edito Mondadori. Le vicende del romanzo sono collegate a quelle narrate in "Gelsomino Indiano" di cui vi avevamo già parlato pochi giorni fa.
Franca Poli lo ha letto in anteprima per noi 😊
Titolo: L'albero dei desideri
Autore: Linda Kent
Genere: Romance storico
Casa editrice: Mondadori
Collana: I Romanzi Classic
Disponibile in ebook a € 3,99
e in formato cartaceo a € 5,90
Pagina autore: Linda Kent Autrice
TRAMA:
Grant Cameron, direttore della Selby Overseas di Calcutta, è un uomo di successo, stimato da tutti e corteggiato dalle lady inglesi, ma non dimentica il passato che dalla Scozia lo ha condotto in India, né la gratitudine che lo lega a lord Selby. Pertanto, non può rifiutare l’incarico di vegliare sulla giovane figlia dell’amico, anche se i sentimenti che la bellissima Sashi gli suscita nel cuore sono profondi e intensi. Audace, sensibile e intelligente, Sashi rappresenta il suo sogno proibito, conteso da un rivale affascinante e dalla magica atmosfera indiana che circonda la ragazza, rendendola semplicemente irresistibile. Un sogno al quale Grant non è più disposto a rinunciare, neanche a costo della vita.
BIOGRAFIA:
Linda Kent è lo pseudonimo che ho scelto in omaggio a mia madre e all’ambientazione anglosassone dei miei romanzi.
Divido la mia vita fra la magica atmosfera di Roma e la campagna toscana, un’oasi di tranquillità nella quale mi rifugio quando la scrittura richiede maggiore concentrazione.
Amo profondamente la letteratura, la poesia e la storia del passato, soprattutto quella del Regno Unito e, non appena mi è possibile, compio lunghi viaggi nei luoghi in cui ambiento i miei romanzi, per poterli descrivere fedelmente ai lettori.
DICE L’AUTRICE:
Oltre alla nota storica, in coda al romanzo è possibile trovare un breve glossario dei termini hindu che compaiono nel romanzo.
La storia di Sashi è frutto della mia fantasia. Ma le testimonianze di intraprendenza, coraggio e passione rese da principesse indiane quali la Rani Lakshmi Bai o la principessa Indira Raje di Baroda, sono reali e affascinanti.
Questo libro è collegato a “Gelsomino Indiano” pubblicato nel mese di Marzo 2018. I due romanzi sono auto-conclusivi con un loro finale, ma leggendoli entrambi si riesce a seguire meglio le vicende narrate e le dinamiche familiari che intercorrono tra i vari protagonisti. Sì, perché questa volta la protagonista è Sashi Selby la giovane figlia di Lord Rupert Selby, e chi ha letto il precedente libro sa a chi mi riferisco.
Anche questo romanzo mi ha appassionato. L'ho divorato! Si legge velocemente, grazie anche alla trama che coinvolge dalla prima all'ultima pagina.
Mi piace il modo di scrivere di Linda Kent. Curato nei minimi dettagli, fluido, e lineare, con dialoghi vivaci e frizzati. Così come accurata risulta la descrizione del periodo storico, il 1863. Appare evidente che l'autrice, prima di scrivere questo libro, ha fatto un notevole lavoro di documentazione sulla storia dell'epoca, siamo nel periodo vittoriano, sulla disuguaglianza sociale, sui pregiudizi sociali e razziali che hanno gli inglesi nei confronti degli indiani (ricordo che all'epoca l'India era una colonia inglese).
Se la precedente storia era ambientata a Londra questa invece ci porta a conoscere Calcutta, con i suoi usi, costumi, il misticismo religioso.
La giovane Sashi, ormai ventenne, chiede al padre di poter lavorare nella ditta di famiglia, la Selby Overseas di Calcutta. Il genitore, dopo qualche perplessità, accetta, ma a una condizione: lavorare sotto la sorveglianza del direttore, il giovane e aitante Grant Cameron.
Fin dal primo momento tra i due si accende una scintilla. Sono fortemente attratti l'uno dall’altra. Cercano di mascherare l'attrazione che provano, lui per un senso di gratitudine nei confronti di Lord Selby e lei perché teme di essere troppo giovane e inesperta per un uomo come Grant. Nascondere i propri sentimenti diventa sempre più difficile per entrambi. Ad un certo punto Cameron è disposto a tutto pur di realizzare il suo sogno, a lottare contro un ricchissimo ed estremante affascinate Maharaja che ha messo gli occhi su Sashi e vuole averla a tutti i costi, persino a perdere la vita per lei, se necessario per proteggerla.
Finale decisamente al cardiopalma per i due giovani (anche per i lettori) ed epilogo veramente romantico.
Ho amato questi due personaggi. Sono entrata in empatia con loro. L'autrice ha fatto un buon lavoro nel descrivere sia caratterialmente che fisicamente non solo i personaggi principali, ma anche quelli secondari.
Leggendo, è facile immaginare le donne abbigliate con abiti e acconciature dell'epoca vittoriana, oppure con dei sari confezionati con delle sete impalpabili e dai colori vivaci. Anche i luoghi e le attività che vengono svolte all'aperto, come il picnic organizzato per festeggiare il compleanno di una giovane Lady, oppure la partita di cricket, sono descritti in modo molto accurato. Per non parlare della processione di elefanti con cui arriva il Maharaja e della loro bardatura.
Ancora una volta non mi resta che complimentarmi con Linda Kent. Una scrittrice che con i suoi libri riesce a trasmettermi delle belle emozioni, mi fa innamorare dei suoi personaggi e sognare con i luoghi menzionati. Inoltre, le sue sono delle bellissime storie d'amore, mai banali, scontate, o troppo sdolcinate così come non lo sono i finali, anche se, in un romanzo rosa il lieto fine è praticamente d'obbligo. Ma prima di arrivarci i protagonisti devono superare diverse avversità che intralciano loro il cammino verso la felicità.
Libro assolutamente consigliato.
BREVE ESTRATTO:
Grant si chiuse la porta alle spalle. Si tolse la giacca, quasi se la strappò di dosso, e la gettò sulla spalliera del divano. Poi toccò alla cravatta, e alle scarpe.
Spalancò la finestra e uscì sulla veranda: nelle giornate limpide, l’occhio spaziava fino a Fort William e il tramonto acceso di porpora si smorzava nel verde e degli alberi. L’appartamento del Writers’ Building era piuttosto piccolo, ma gli offriva quella vista che, di solito, gli acquietava l’anima.
Non ora, però.
Forse, a Stonehaven, la forza del mare e del vento avrebbero vinto la sua irrequietezza, ma non poteva imputare alla sonnolenta atmosfera di Calcutta la perdita della serenità. Era vittima di una sorta di ossessione – non avrebbe saputo come altro definirla – dalla quale aveva sempre ritenuto di essere immune. Com’era possibile che gli togliesse la pace?
Non riusciva a trovare una risposta, forse non avrebbe saputo dargliela neppure il bramino che meditava all’ombra del grande banyan, l’albero sacro.
Avrebbe fatto meglio a non perdere il senno dietro a quelle elucubrazioni, e a rassegnarsi.
Soprattutto, non doveva pensare a lei: alla piccola incantatrice che gli aveva sconvolto la vita. L’unica donna che lo avesse mai interessato e che era riuscita a raggiungere il suo cuore, gli era preclusa.
Irraggiungibile.
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