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Vi segnalo "È uno di quei giorni" dell'autrice Anita Notari. Una storia d'amore ambientata a Torino dallo stile ironico, ma capace di toccare le corde più profonde del cuore.
Autore: Anita Notari
Titolo: È uno di quei giorni
Genere: Romantico contemporaneo
Disponibile in ebook a € 0,99
e in formato cartaceo a € 8,90
Pagina autore: Anita Notari
TRAMA:
Chi non ha mai vissuto uno di quei giorni? Quei giorni
folli, in cui la vita si diverte a rimescolare le carte in tavola. In poche ore
il mosaico che con fatica avevi composto, si sgretola sotto i tuoi occhi, la
serena routine viene interrotta da avvenimenti imprevisti, destinati a cambiare
in maniera definitiva il corso degli eventi.
Per anni Ludovica, trentenne torinese, si è limitata a
sopravvivere completamente immersa nel suo personaggio. Diventando interprete
di se stessa si è reinventata donna forte e indipendente. Ma cosa succede se la
vita una mattina ti mette di fronte al tuo passato? Ludovica si ritrova a dover
lavorare a stretto contatto con Alessandro con cui ha condiviso un passato
burrascoso. La loro convivenza è destinata ad inasprirsi ancor di più, perché
il passato non è mai passato, soprattutto se è stato dissimulato. Nella città
Sabauda, famosa per il nettare degli dei, si intrecciano con ironia amori,
rancori e colpi di scena. Perché si sa, come nell'arte, anche in amore è dagli
imprevisti che nascono i capolavori senza tempo.
BIOGRAFIA:
Anita Notari è una trentenne torinese innamorata pazza della
sua città. È sposata. Legge di tutto e scrive su pezzi di carta sparpagliati
per casa da che ne ha memoria. Ha una dipendenza per il cioccolato in tutte le
sue forme.
DICE L’AUTRICE:
"È uno di quei giorni" nasce un po' per gioco
sotto l'ombrellone. Il titolo è un omaggio alla famosa canzone di J Ax che
racconta di quelle giornate dove sembra proprio che il cosmo ce l'abbia con te.
Per Ludovica il fatidico "giorno" quando arriva, le sconvolge la
vita.
BREVE ESTRATTO:
Prendo una boccata d’aria e camminando sulle punte, passo
davanti alla porta, con la coda dell’occhio vedo Alessandro chino sulla
scrivania intento a guardare dei fogli. Pericolo scampato, grazie al cielo
almeno questa me la sono rispar... «Signorina Rossi, Signorina Rossi» come una
secchiata d’acqua ghiacciata in faccia arriva la voce della centralinista che
mi inchioda, giro solo la testa e vedo Alessandro che mi fissa con il suo
sorriso beffardo. Non voglio dargli soddisfazione e lo ignoro, guardo Silvia
dritta negli occhi e con sforzo notevole cerco di essere cordiale: «Dimmi
Silvia, hai bisogno?»
«Volevo solo avvisarla che il Dottor Della Rovere voleva
parlare con lei»
Faccio cenno di sì con la testa e mi avvio verso la porta
aperta quando Silvia quasi urlando mi ferma: «Signorina, Signorina aspetti! Il
Dottore mi ha detto di farla attendere qui, quando sarà libero verrà lui a
chiamarla.» Vado a sedermi sulla sedia che mi indica e cerco di non dare a
vedere quanto tutto questo mi innervosisca. Dopo quarantacinque minuti la mia
pazienza è bella che finita, mi alzo di scatto e mi dirigo verso l’ufficio;
Silvia vorrebbe rimandarmi al posto, ma la mia occhiata la fa desistere e si
risiede alla sua scrivania. Entro nell’ufficio aperto senza neanche bussare e
mi pianto con le braccia incrociate di fronte a lui. Alessandro alza gli occhi
solo per un secondo e con aria di sufficienza si rimette a leggere i fogli che
ha in mano. «Allora si può sapere cosa vuoi? Non so te, ma io ho un sacco di
cose da fare. Io non ho a casa una colf che pulisce e cucina. Ti svelo un
segreto: se noi comuni mortali al mattino non ci rifacrifacciamo il letto, la
sera quando torniamo a casa lo troviamo ancora disfatto. Incredibile vero? I
letti non si sistemano da soli, quindi se il tuo ego è abbastanza soddisfatto
ti pregherei di dirmi ciò che devi e di lasciarmi tornare a casa dal mio letto
disfatto.» «Complimenti hai largamente superato le mie aspettative, avrei
scommesso che non avresti aspettato neanche quindici minuti prima di entrare
come una pazza e invece, sei diventata molto meno impulsiva, brava!» Mi dice
soddisfatto con un ghigno. «Cosa vuoi?» Gli domando scandendo bene la parole,
sono al limite e manca veramente poco che perda le staffe. «Ora si che ti
riconosco, ero quasi preoccupato che degli alieni ti avessero rapito e
scambiato con una di loro, quasi, perché non sono del tutto convinto che lo
scambio sarebbe stato poi tanto negativo per noi.» Se la ride da solo
compiacendosi della sua triste battuta. «Dai Ludovica siediti, che ne dicidi
provare ad avere una conversazione da persone adulte e civili?» Annuisco con la
testa senza fiatare, sono troppo concentrata a evitare di saltargli addosso e
baciarlo no, volevo dire strozzarlo! «Devo ammettere che la vita ci ha fatto
proprio un bello scherzo. Sinceramente non pensavo che i nostri cammini si sarebbero
incrociati nuovamente, anche perché parliamoci chiaro, in questi anni ci siamo
ben guardati dal farlo accadere. Entrambi siamo consapevoli dei nostri
trascorsi ma il passato è passato e poi lei ormai non c’è più. Non siamo più
due ragazzini che si fanno i dispetti a vicenda, quel che è stato è stato. Non
credo che ciò che è successo debba condizionare il nostro rapporto lavorativo
attuale, non avrebbe senso e sarebbe controproducente per entrambi, non trovi?»
«Sì, sono dello stesso avviso.» «Bene, mi fa piacere che la vediamo allo stesso
modo. Detto questo, passiamo alle questioni pratiche, come avrai capito la
situazione qui non è delle migliori, c’è qualcosa in questa sede che non
funziona come dovrebbe, ed è mia intenzione sistemare la cosa nel miglior modo
possibile. Lo scorso anno abbiamo speso per la pubblicità una cifra esorbitante
e neanche ci siamo avvicinati alle cifre previste dalle vendite. Ora, una delle
spese che incidono di più, è quella del personale, soprattutto se
ingiustificate…» lo interrompo a metà del discorso: «Alessandro, te lo chiedo
per favore, niente giri di parole o allusioni, dimmi chiaramente dove vuoi
andare a parare.» «Come vuoi, tu non hai una laurea e sei solo una segretaria,
ma nonostante questo, hai una busta paga del 30% superiore a quella delle tue
colleghe, a cos’è dovuta questa “gratifica”?» Mi guarda, e nel suo sguardo
leggo tutto quello che non dice. «Il mio stipendio è proporzionato alle mie
competenze e incombenze ed è un premio per il tempo che dedico al lavoro oltre
l’orario ordinario.» «Questo è da vedere, com’è andata la riunione con De
Martini? Negli uffici ha creato molto scalpore. Tu vuoi che io sia diretto e lo
sarò. Siete amanti?» «Non ci posso credere che tu me lo stia chiedendo
veramente.»
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