Lavinia Brilli ha letto "La figlia silenziosa" dell'autrice Sarah A. Denzil,
edito Newton Compton Editori.
Titolo: La figlia silenziosa
Autore: Sarah A. Denzil
Genere: Thriller psicologico
Casa editrice: Newton Compton Editori
Disponibile in ebook a € 0,99
e in formato cartaceo a € 8,42 oppure € 12,90
Pagina autore: Sarah A. Denzil
TRAMA:
Basta un attimo perché il mondo perfetto di Kat Cavanaugh vada in frantumi. Il vestito strappato, i bellissimi capelli biondi che ricadono lungo il viso pallido… E il cuore di una madre si spezza. Il dolore diventa persino più acuto quando la polizia classifica il caso di Grace come “suicidio”. Kat non è disposta a crederci. Neppure quando le viene mostrata la grafia della sua unica figlia sul biglietto inequivocabile che ha lasciato. E così comincia a frugare nella sua cameretta, rifiutando di accettare quell’ipotesi. Grace aveva dei segreti? Cercando tra le sue cose, Kat si rende conto di conoscere appena la giovane donna che Grace stava diventando. E, mentre prova a ricostruire ogni dettaglio della notte in cui è morta, deve accettare di fare i conti anche con il proprio passato oscuro. Ma più si avvicina alla verità, più è ossessionata da un interrogativo: avrebbe potuto proteggere meglio la sua bambina?
Grace era una ragazza di diciassette anni, bella e solare. Quando viene trovata in fondo a una cava con addosso un biglietto di addio, la polizia derubrica frettolosamente un eventuale omicidio in suicidio. Ma la madre Kat non vuole accettare questa ricostruzione dei fatti e inizia a cercare qualsiasi indizio che possa indicare la presenza di una seconda persona che abbia spinto Grace verso la morte. Le indagini private di Kat, tra conversazioni spiate e uso dei social, presto daranno un quadro di Grace molto diverso dalla brava ragazza che i genitori pensavano di conoscere, e apriranno la porta a un mondo sconosciuto e inquietante sotto la superficie della tranquilla vita di provincia.
A un lettore giovane potrebbe bastare tutto questo per immaginare un thriller avvincente. Ma un lettore della mia generazione coglie immediatamente l’eco di una serie televisiva che ha fatto scalpore agli inizi degli anni 90: chi non ricorda Laura Palmer di Twin Peaks? Così il sapore potrebbe essere quello della citazione, a scapito della novità dell’opera.
Eppure c’è un elemento di originalità che a mio parere è il vero valore del romanzo: il personaggio della madre Kat, attorno al quale ruota tutta la storia.
Kat custodisce un passato doloroso e convive con una diagnosi di sociopatia che la rende incapace di provare sentimenti e sensi di colpa. La sua vita è una brutta copia delle vite altrui: per poter vivere tranquilla ed essere accettata dagli altri si limita a simulare senso etico, integrazione con gli altri e relazioni affettuose. L’unica eccezione a questa incredibile realtà è il rapporto con la figlia, suo unico amore sincero e fonte di ispirazione per mantenersi sulla retta via e non cedere alla tentazione della solitudine e di un egocentrismo assoluto. La morte di Grace quindi scaraventa di nuovo Kat a fare i conti con la sua vera natura e con i fantasmi del suo passato.
Eppure pagina dopo pagina Kat ci rivela una realtà che non ha a che fare solo con la sua patologia: la voglia di seguire solo i propri interessi fa parte della natura umana, così come una certa ipocrisia che mette in mostra comportamenti virtuosi nascondendo ben altro. Siamo sicuri che in assenza di patologie psichiatriche le persone siano davvero migliori? Non si oscilla forse tutti in continuazione tra egoismo e altruismo? E lo stesso altruismo, quante volte nasconde solo la voglia di compiacere gli altri? Le domande che Kat si pone appartengono a tutti noi.
Questo è un thriller che lascia il segno, e non solo perché è avvincente e ben costruito. La scelta di seguire una unica linea temporale e un unico punto di vista, in contrasto con le tendenze recenti che vogliono thriller a più voci e su più piani temporali, rende il romanzo ancora più efficace.
Nessun commento:
Posta un commento