domenica 19 aprile 2020

"RACCONTI D'AMORE, MORTE E DISTOPICA FOLLIA" di Stefania Fabris e Antonio Casamento



Buongiorno follower, buona domenica!
Vi segnalo "Racconti d’amore, morte e distopica follia", di Stefania Fabris e Antonio Casamento.





Autori: Stefania Fabris e Antonio Casamento

Genere: Racconti

Disponibile in ebook a € 2,99

E in formato cartaceo a € 9,99

Pagina autori: Scrivere 



TRAMA:

L’antologia riunisce in un unico volume i racconti selezionati da diversi premi letterari italiani (Giovane Holden, Streghe, Vampiri & Co, Oltre la Soglia, etc.) negli ultimi due anni. Inoltre, vi sono alcuni pezzi inediti, come La Kalimero, scritto a quattro mani con Stefania Fabris. La raccolta può sembrare eterogenea, in quanto spazia dall’horror alla fantascienza, senza disdegnare un’incursione nel giallo (Assassinio nel Ciummo), seppur rivisitato con uno stile che strizza l’occhio al real maravilloso latino-americano, ma riporta le coordinate geografiche in Sicilia.
In realtà, le direttrici comuni ci sono eccome, a partire dai riferimenti letterari, che spaziano da Dante a Orwell e Huxley, da Maupassant all’argentino Leopoldo Lugones. Peraltro, il titolo è già di per sé un omaggio al maestro del racconto breve del terrore, l’uruguayano Horacio Quiroga (Cuentos de amor, de locura y de muerte, 1917).
In secondo luogo, il denominatore comune è l’orrore. Quest’ultimo, tuttavia, si rivela attraverso i mostri della società contemporanea, come le forme di discriminazione purtroppo ancora presenti nel mondo (sessismo, omofobia, bullismo), o quelli generati dalle derive del sistema neoliberale, che la nostra generazione contestava già nelle lontane giornate di Genova del 2001. 
Infine, vi è l’amore per i luoghi, che sono molto di più di semplici sfondi a carattere decorativo: la Grecia dell’infanzia perduta, la Sicilia del dopoguerra, le trincee che si materializzano grazie alle lettere dei soldati francesi; e ancora Liverpool, Trieste…



DICONO GLI AUTORI:

Antonio voleva raccogliere in un unico volumetto tutti i racconti che aveva scritto, quelli selezionati da diversi premi letterari italiani e un inedito (l’ultimo della raccolta). Un giorno mi disse: «Me ne mancherebbe solo uno per completare l’antologia, qualche idea?». Mi misi a ridere, lo scrittore è lui. Io scrivo per divertimento racconti comico-ironici molto brevi. L’idea era quella di scrivere un horror che facesse paura. «Il mio sugli zombie ha vinto il premio della critica… Ma non è propriamente terrificante».
Così, pensando a una storia paurosa, me ne venne in mente una che mia zia greca era solita raccontare a me e a mia sorella, quando facevamo i capricci, perché non volevamo andare a dormire durante la siesta (che in Grecia è infinita…Soprattutto per un bambino!). Colsi la sfida e scrissi la Kalimero, molto autobiografico: luoghi e persone sono reali e ancora in carne ed ossa… (Tranne il povero Briakos, morto di vecchiaia).
Un pomeriggio, mentre Antonio lo leggeva, scoppiai a piangere. Al di là della storia, mi resi conto di aver scritto e descritto le mie estati di bambina.






BREVI ESTRATTI: 

TRATTO DA LA KALIMERO
«Com’è fatta la Kalimero, zia?» chiese quella curiosa inguaribile di mia sorella. L’avevo trattenuta per il braccio, ma non era servito a nulla. Si era divincolata, aveva raggiunto la zia che ci parlava senza smettere di vagare da un punto all’altro della cucina, sparecchiando, lavando, ordinando. 
«Zia, rispondi» ripeté Anna, tirandola per la sottana. 
«È una donna vestita di stracci luridi». 
«È molto vecchia? È brutta?» 
«Né vecchia, né giovane. Né brutta, né bella. Cammina con difficoltà, zoppicando, trascinandosi con l’aiuto di un bastone nodoso. I suoi occhi sono bianchi e grandi. I capelli sono grigi e lunghi; scendono arruffati lungo le spalle fino a lambire il suolo. Ha delle corna caprine, grosse e appuntite». 
«E dove abita, la Kalimero?» riprese Anna. 
La zia sollevò il braccio e indicò la scalinata nel cortile. Quindi aggiunse: «Ogni pomeriggio scende da quelle scale e si porta via i bambini disubbidienti che non fanno il riposino». 
«Come no!» provai a sdrammatizzare, rivolgendomi ad Anna. «È solo un trucco per spaventarci e mandarci a letto. Figuriamoci!».


TRATTO DA SPECCHI D’ANTIQUARIATO
«Un oggetto?».
«Non sottovaluti il potere degli oggetti. Guardi questi specchi, per esempio. Secondo gli antichi greci lo specchio riflette l’immagine dell’anima. Se invece prestiamo fede ad alcuni racconti della mitologia cinese essi contengono un mondo parallelo, che in determinate circostanze può comunicare con il nostro. In tutte le civiltà lo specchio è considerato un oggetto magico, capace di allontanare le energie negative, d’intrappolarle o, talora, di liberarle».
«La ringrazio, signor Oppelius, ma non credo alla magia e non mi interessano le tradizioni folcloriche». 
«Questo specchio da parete è speciale. Lo disponga perpendicolarmente al letto e si assicuri che suo marito vi sia riflesso, durante il sonno». 






BIOGRAFIE AUTORI:

Antonio Casamento è dottore di ricerca e professeur agrégé in Francia. Si interessa soprattutto di letteratura italiana, francese e ispano-americana. Una sintesi delle sue ricerche si trova nel libro Folle ostili nella letteratura italiana del XIX secolo (Cleup, Padova, 2020). Per quanto riguarda la narrativa, ha pubblicato racconti grazie ad alcuni Premi letterari italiani. Questa è la sua prima antologia.

Stefania Fabris è archeologo specializzato. Vive a Padova, effettuando scavi stratigrafici tra il Veneto e la Lombardia. Greca da parte di madre, perfettamente bilingue, ha contribuito a questa raccolta con La Kalimero, che non a caso è ambientata nel paese da cui proviene la sua famiglia.


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