lunedì 30 novembre 2020

RECENSIONE "IL CONCERTO DI RAVIOLOTTI" di Mariana Fujerof

 

Recensione: "Il concerto di Raviolotti" dell'autrice Mariana Fujerof, con le illustrazioni di Gabriel Salvetat, edito Les Flâneurs Edizioni
A cura di Monica Portiero.



Illustratore: Gabriel Salvetat

Genere: Narrativa per l’infanzia

Casa editriceLes Flâneurs Edizioni

Disponibile in formato cartaceo a € 7,60 



TRAMA:

Puffina, Giacomino, Crinolòt e Pucci hanno un sogno: poter ascoltare dal vivo il loro idolo, il grande tenore Raviolotti, e magari esibirsi sul palco insieme a lui. C’è solo un problema: i nostri eroi sono quattro porcellini d’India! Non sanno come arrivare in città, non hanno i vestiti adatti e poi... chi mai farebbe entrare degli animaletti come loro a teatro? Per fortuna ci sono i loro amici ad aiutarli: l’abile cricetina Pompon, la cinciallegra Azzurrina e il merlo Nerino. 



Ogni tanto tutti abbiamo bisogno di tornare bambini: è ciò che ho pensato sfogliando le pagine di questa fiaba “Il concerto di Raviolotti” scritta da Mariana Fujerof e illustrata in modo delicato da Gabriel Salvetat.
Ho iniziato la lettura e la fantasia ha spiccato il volo.

Andò subito a bussare alla porta della casetta dei quattro porcellini d’India per prendere le misure a Giacomino, cosa che non si rivelò affatto facile, dato l’abbondante girovita; per via delle sue cortissime zampine, dovette farsi aiutare da Azzurrina per tenere il metro che si era fabbricata con un pezzo di fettuccia sottratto dal cestino da cucito della signorina Lehner. «Quarantatré!» esclamò. «Quarantatré… firulì… firulà!» ripeté Nerino fischiettando. Poi gli misurò il girocollo: «Ventidue!» e di nuovo Nerino le fece il verso: «Ventidue… firulì… firulì… firulà!». «Ahi! Mi stritoli la pappagorgia… si lamentò Giacomino arrossendo per la vergogna sotto il pellicciotto, «E tu finiscila, di ripetere come un pappagallo! Mica devono tutti sapere i fatti miei…» disse poi rivolto a Nerino che subito si zittì, rimanendo però a fissarlo coi suoi occhietti tondi. Poco dopo, recuperato in un battibaleno il suo consueto buonumore, il piccolo merlo si stava già trastullando col ditale che portava in testa a mo’ di stravagante cappellino…

Come dicevo, ogni tanto è un bene ritornare all’infanzia, ci vorrebbe davvero, anche per gli adulti.
E cercare di immedesimarmi nei porcellini d’india per capire il loro desiderio di ascoltare dal vivo un concerto cui tengono molto è stato divertente.

Giacomino, invece, sembrava nervoso e non fece commenti. Si rigirava però su se stesso, come alla ricerca di una coda che non aveva, e borbottanto parole incomprensibili. Poi sbottò: «Sì, sarete anche belle ed eleganti, ma io? Non c’è proprio nulla per me?». «Ecco qua, per te degli sfiziosi scarpini di vernice che sono l’ideale per una serata a teatro» disse Pompon porgendogli i mocassini da sera del bambolotto Ken. Senza neppure ringraziare, Giacomino li abbrancò e se li mise alle zampette posteriori. Poi si drizzò in tutta la sua statura per pavoneggiarsi nelle nuove calzature. «Ma riesci a camminarci?» chiese Crinolòt dubbiosa. «Non ti sono strette?» domandò Puffina già preoccupata. «Ti verranno i calli ai cuscinetti!» concluse Pucci. «Macché strette, basta solo un po’ di pratica!» rispose Pompon mentre lo guardava tutto intento a muovere impacciato i primi passi in quegli scarpini neri di lucida plastica. «Ho tempo a sufficienza per allenarmi» rispose convinto, e già si sentiva un porcellino di spettacolo per il solo fatto di calzare gli scarpini da sera di Ken... 

L’autrice, che conosco bene perché la seguo da anni come lettrice, è molto versatile e neppure quando cambia genere perde il suo tocco evocativo di tutto rispetto.
La fiaba, come deve essere, ha la sua morale, anche se leggendo se ne possono scoprire altre: per esempio io vi ho trovato il concetto di fratellanza e reciproco aiuto, un po’ smarrito ai giorni nostri.
Per ovvi motivi, non aggiungerò altri particolari riguardanti la trama, posso dire, però, che la caratterizzazione dei piccoli animaletti è davvero perfetta. Si possono quasi vedere e, se ne avete mai avuto uno, non potrete fare a meno di sorridere riportando alla mente i loro gesti più buffi.
È stata una lettura piacevole, volendo anche un po’ nostalgica per me, che ogni tanto dimentico le fantasticherie di quando ero bambina, e penso sarebbe una bella fiaba da regalare a Natale ai vostri bimbi per leggerla insieme.


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