TRAMA:
Gli storici sono ormai concordi nell’affermare che gli scienziati nazisti fossero a un passo dalla bomba atomica, ed è indiscutibile il contributo offerto agli USA da Wernher von Braun, il padre delle V2, nel mandare il primo uomo sulla luna. Dopo la seconda guerra mondiale e sino ai nostri giorni, una lunga serie di indiscrezioni giornalistiche ha alluso al rinvenimento di studi progettuali relativi alle WunderWaffen, le armi segrete di Hitler. Macchine così sofisticate e avanzate da ipotizzare che alcune di esse fossero state realizzate con tecnica di “reverse engineering” da tecnologia aliena rinvenuta in Antartide, e custodita nella cosiddetta “Base 211”, il sito preposto alla rinascita del quarto Reich, quando essa fosse divenuta possibile. Così come da otto decenni si dibatte sul trasferimento di alcuni di tali manufatti presso l’Area 51, in Nevada, il sito militare USA più protetto del mondo, dove dagli anni ’60 si avvistano gli UFO.
Con un’attendibile ricostruzione storica, e invenzioni futuribili di grande fascino, Bud Ariosis offre la sua personale interpretazione a tali domande in un libro da leggere tutto d’un fiato sino all’ultima pagina. Dopo il grande successo di Dossier Haudegen, un altro romanzo che mescola storia vera a fantasia.
BREVE ESTRATTO:
L’ufficiale si scostò facendoli accedere e poi richiuse l’uscio, rimanendo fuori in attesa.
Joachim Kruger e Alois Bolhen, avanzarono solo d’un passo, poiché il capo del Reich era in piedi davanti al grande globo terreste sul fondo della stanza e lo fissava assorto, come non si fosse accorto di loro.
La debole luce invernale filtrava dalle tre aperture vetrate conferendo ai marmi del pavimento un’opalescenza ovattata, in contrasto con la massa scura dei lacunari in rovere presenti sulla volta. Nel monumentale camino in pietra alle spalle della scrivania ardeva un fuoco che riscaldava a malapena l’aria.
«Credete che esistano mondi simili al nostro all’interno della galassia?» chiese ad alta voce l’anfitrione.
«Ciò è alquanto probabile» ammise Kruger, approvato da Bolhen.
Frattanto Heinz Linge, il cameriere personale, bussò alla porta e una volta autorizzato, entrò sorreggendo un vassoio d’argento sul quale erano allineate una teiera fumante, delle tazze in porcellana e alcune fette di torta Sacher.
Hitler riprese un tono amabile e invitò gli ospiti a servirsi.
Visto il freddo invernale, questi avrebbero preferito bere qualcosa di forte, ma il Führer era notoriamente astemio e non gradiva si consumasse alcol in sua presenza.
Finito l’intermezzo, i due fisici stesero sulla scrivania il progetto in scala col capitolato tecnico, e Kruger iniziò a esporne le caratteristiche salienti.
«Col suo permesso, inizieremmo dalla navicella. Dopo numerose prove aerodinamiche, abbiamo verificato che la forma più efficace sia quella di una campana. Ciò che denominiamo “Die Glocke” sarà un manufatto alto sei metri, composto da un cilindro cavo con funzione di abitacolo a due posti, affogato nel ventre della struttura esterna. Le superfici metalliche saranno solcate solo dalla feritoia circolare a tre strati, formati da una lastra di vetro temperato all’interno di due pannelli acrilici, e la costruzione non presenterà saldature, perché formata da un unico blocco in lega di piombo e niobio contro le radiazioni, rivestito da carburo di silicio per proteggerla dalle elevate temperature. La campana esterna può girare a trecentosessanta gradi su se stessa, in quanto scorre su cuscinetti radiali a sfere SKF, in grado di sopportare carichi assiali e intenso calore. Abbiamo testato vari composti sino a trovare quello adatto: le superfici saranno fosfatate al manganese per migliorare l’adesione dell’ingrassaggio al metallo e lubrificate a vita tramite un composto a base di grafite.»
«Un oggetto davvero notevole!» esclamò Hitler «però desidero che “Die Glocke” esprima anche visivamente gli emblemi della sua origine.»
Il Führer prese una matita e abbozzò uno schizzo a margine del capitolato. Era in grado di farlo, da giovane aveva studiato Arte. Sotto lo sguardo attento dei fisici, aggiunse una svastica stilizzata sul corpo principale della campana e accennò una serie di rune germaniche a contornarne la base.
«Sarà fatto!» promisero i due, e finito il preambolo, Kruger proseguì.
«Il suo incarico ci ha imposto di affrontare due punti cruciali. Il primo è quello attinente la generazione di antimateria in quantità idonea ad aprire un cunicolo spazio-temporale. Ebbene, la mia soluzione consiste nella costruzione di un acceleratore di particelle. Un enorme anello nel quale lanciare a velocità crescenti, sino a raggiungere frazioni di quella della luce, protoni e antiprotoni per farli collidere tra loro, giacché l’annichilimento delle due entità produrrà antimateria. Il punto di impatto andrà posizionato poco sopra l’apice della campana affinché lo squarcio gravitazionale la attiri al suo interno. Tuttavia, per rendere attuabile il progetto occorrerà affrontare un’opera di costruzione titanica, in quanto dai miei calcoli l’anello sotterraneo dovrà avere un diametro di 2700 chilometri, pertanto, sarà possibile edificarlo solo nelle sterminate steppe russe, con manovalanza reclutata nelle popolazioni sottomesse, appena il Reich si sarà espanso come nei suoi disegni. Inoltre, sarà necessario attendere lo sviluppo di tecnologia atta a costruire grandi magneti di accelerazione da mille Tesla, oggi impossibili da concepire.»
Hitler restò colpito dall’esposizione, poi diede la parola a Bolhen, il quale iniziò a spiegare:
«Io invece mi sono occupato di estrapolare dalla massa indistinta di cunicoli spazio-temporali, due specifici condotti di attraversamento: uno recante a un momento del passato e l’altro riportante al presente. La chiave per viaggiare nel tempo è la luce. La sua onda attraversa l’universo dall’origine, dunque è il solo metro di paragone cui riferirsi per misurare la distanza tra diverse dimensioni temporali come postulato nella mia equazione, la cui risoluzione identificherà la giusta frequenza spettrale tendente al blu per il cunicolo temporale a ritroso, e l’altra volgente al rosso per quello di ritorno.»
«Quanto ci vorrà per risolverla?» domandò Hitler.
«Mein Führer, l’equazione lineare presenta ventiquattro milioni di variabili e oggi non è ancora definibile, ma lo sarà in futuro. Nell’attesa, ho concepito una sorta di “fari” di navigazione per “Die Glocke”, uno sulla terra e l’altro per l’iperspazio, in base ai quali orientare la direzione della navicella, assicurando rilevamenti di tipo polare, affinché l’asse 0°/180° sugli indici rappresenti pure l’asse longitudinale della campana, fornendo la rotta. Per quello terrestre mi sono rifatto al principio di induzione elettromagnetica, assemblandone uno girevole all’interno di un radiogoniometro graduato, munito di un’antenna collegata elettricamente al ricevitore. Lo strumento è in grado di captare segnali a onde lunghe che saranno emessi da una stazione di terra, indicando direzione e verso di provenienza del segnale e fornendo la posizione angolare rispetto alla fonte. Per quello dell’iperspazio ho predisposto una tecnica di sintonia simile, mediante uno strumento composto da uno spettrometro di massa capace di coprire l’intera banda, abbinato a un circuito di sintonia per agganciare la radiazione identificativa dei due condotti.»
Hitler fece una pausa per soppesare le parole, e commentò: «Mi compiaccio con voi! Grazie alla vostra dedizione, in pochi anni avete raggiunto risultati notevoli. Anche se i tempi non sono maturi per realizzare l’obiettivo finale, ne avete gettato solide fondamenta. Disporrò affinché sia assegnata a ciascuno una cattedra alla Facoltà di Fisica come professori aggiunti, ma prima di restituirvi alla vostra carriera, devo chiedervi un ultimo servigio per il Reich. Verrete inquadrati nei ranghi delle SS come membri onorari affinché abbiate maggiore libertà d’azione, e vi unirete all’esplorazione scientifica in partenza per l’Antartide che ha lo scopo di annettere nuovi territori alla sovranità germanica, e verificare l’esistenza del grande Rift navigabile sotto alcune cavità naturali. Sfrutterete tale spedizione per trovare una caverna adatta alla costruzione per “Die Glocke”, e quando l’avrete individuata, vi farò raggiungere da unità di appoggio recanti materie prime, attrezzature e uomini. La messa in opera avverrà durante i brevi mesi dell’estate antartica, mentre per i restanti vi appoggerete in Argentina, presso il Governo amico di Peròn.»
«Faremo come ordina, ma ciò naturalmente comporterà tempi più lunghi per l’assemblaggio rispetto a un impianto vicino» precisarono gli scienziati.
«Ne sono consapevole, tuttavia entro un anno la Germania entrerà in guerra per espandere il proprio spazio vitale in Europa. Il vecchio continente sarà teatro di un sanguinoso conflitto, e voglio che la costruzione avvenga in totale segretezza.»
Bud Ariosis vive e lavora a Napoli. Laureato in giurisprudenza, è un appassionato lettore di gialli classici della Golden Age inglese e devoto cultore di Gerard de Villiers.
Nel 2020 ha pubblicato, con Brè Edizioni, il thriller Dossier Haudegen.