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Nuova pubblicazione: "My Teddy Valentine" di Ashley Andrews,
edito Òphiere - I gioielli di Mamma Editori.
Titolo: My Teddy Valentine
Autore: Ashley Andrews
Genere: Romance
Casa editrice: Òphiere - I gioielli di Mamma Editori
Disponibile in ebook a € 0,99
E in formato cartaceo a € 8,80
Contatti autore: I libri di Ashley Andrews
TRAMA:
Nulla è intimo come amarsi a febbraio, quando il fuoco divampa sotto la pioggia.
La diciassettenne Paige Bankhead ha il cuore selvaggio e antico, accordato con il palpitare della natura e con la vita segreta degli oggetti di casa ma, per non essere d’ostacolo alla felicità dei fratelli, rinuncia alla propria e scende a valle con la non esaltante prospettiva di riempire pinte al saloon, per l’intero mese dei pacchetti viaggio in offerta per San Valentino.
Adattarsi alla civiltà è davvero difficile, tanto più in una Buffalo dove, per sfuggire a una donna e all’acquazzone, Russell Mahoney ti piomba mezzo nudo davanti alla finestra con la pretesa di farsi aprire, per ripararsi.
Il brutale cacciatore di orsi, non a caso detto “Honey”, zuccherino, è minaccioso, gigantesco, circondato di donne e afflitto da una speciale “suscettibilità” fisica che riduce le ragazze al rango di semplici pezzi di carne.
Paige non vuole essere l’ennesima tacca sul fucile, tanto quanto Russell Mahoney è deciso a non compromettersi con una minorenne.
Paige sembra destinata perciò a non doversi schiudere mai al caldo e forte abbraccio di Russell, stranamente determinato a proteggerla e a riempirla di attenzioni che vorrebbero essere solo paterne.
Ma proprio quando le gocce di pioggia minacceranno di trasformarsi in lacrime, si confermerà che a Buffalo, ai piedi delle Bighorn Mountains, è davvero il mese di San Valentino. MY TEDDY VALENTINE - Ashley Andrews - Òphiere (marchio editoriale di Mamma editori)
DICE L’AUTRICE:
Ci siamo. Siamo a febbraio torna Ashley Andrews con l’anatomico di San Valentino. E per “anatomia” intendiamo la conformazione e fisiologia del maschio meraviglioso… con un problema tutto particolare.
«L’interessante dei suoi personaggi - dice l’autrice, - è che sono coriacei all’esterno per quanto sono fragili dentro. Aspettative e affidamenti li rendono vulnerabili. Covano sentimenti assoluti e li proteggono a muso duro.»
BREVE ESTRATTO:
Le fiammelle più esili e bluastre, ai margini del fuoco, palpitarono come piccoli cuori e i riflessi della lanterna si diramarono a spirale nell’acqua del secchiaio.
Il borbottare della pentola sulla stufa scandiva il tempo e scaldava il cuore col profumo del bisonte messo a cuocere. I baffi del gatto vibrarono e il cane entrò di corsa, in un tremito d’eccitazione e un refolo d’aria gelida. Ma io con un sospiro trascinai fuori la valigia vuota dalla cassapanca di fianco al camino.
Uscii dalla cucina e mi inoltrai nel gioco delle luci del primo mattino proiettato dalle tende della camera. Cominciai ad aprire il cassettone e passai la mano nel fruscio della biancheria di canapa grezza, quella per l’inverno, sulla mussola impalpabile, sul pizzo degli orli e sugli sbuffi antichi della biancheria della nonna olandese. Riempii la sacca e cominciai a preparare me stessa con la carezza della spazzola sulla pelle, dalla fronte giù giù fino a districare i capelli sulle spalle. Poi dovetti fermarmi a corto di fiato.
In cerca di forza, per soffocare l’angoscia.
In città non conoscevo nessuno.
Come avrei fatto senza Lee, Todd e senza Jared, senza i lavoranti e poi senza i ragazzi e le ragazze di Greybull con cui ero andata a scuola? Tutto sparito e senza un quarto di dollaro per le prime spese. Incrociai le dita.
Magari all’ultimo Lee avrebbe cambiato idea e mi avrebbe allungato un po’ di denaro.
A volte, mi prendeva un’emozione come selvaggia, antica, di essere come il vento, legata per sempre ai canyon ma, in quel momento, nel mio fardello, avevo solamente temporali e tempeste.
Lee, Tom e Jared erano rimasti iperprotettivi anche dopo essersi fidanzati, e non volevano assolutamente permettermi di lasciare la fattoria. D’altronde, se le loro ragazze di città ancora non avevano acconsentito a sposarsi, era perché erano contrarie a vivere tutti insieme, come un’unica grande famiglia, nella medesima casa. Facevo il bene dei miei fratelli nell’andarmene anche se loro non volevano accettarlo e mi frapponevano mille ostacoli. Come faceva Lee a non capire quanto mi sarebbe costato lasciare tutto? Perché non mi aiutava? Battei i piedi ed esalai un’imprecazione.
Mi sarei trovata malissimo, non mi sarei ambientata mai.
Sarei andata a fare la cameriera, ma non avevo un minimo di esperienza. E in più sarei stata una cameriera musona e di poche parole, incapace di entrare in confidenza con le persone! Anche con i ragazzi. Troppo emotiva, me lo dicevano a casa, ma tra montanari non ci si fa troppo caso. In città era diverso. A giudicare dalle serie e dalla televisione, erano tutti molto controllati, mentre ero abituata a persone dai modi più sbrigativi. E di ragazzi non avevo alcuna esperienza ovviamente.
Usai il sapone alla lavanda, come piaceva a mia madre. Misi un nastro tra i capelli, intrecciai con cura le stringhe degli stivaletti, provai i mezzi guanti per il freddo, quelli più nuovi.
Mi avrebbero scansato come una cavernicola che non ha visto niente nella vita, pronta a dare in escandescenze per stupidaggini.
Battei il tacco a terra a ritmo con i pensieri e lo scricchiolio del gradino di cirmolo mi fece sorridere:
«Pokkenhoere!» sussurrai in olandese, accidenti alle puttane del vaiolo, buttai in avanti a casaccio i tacchi degli stivali, cercai di infilarmi le mani nelle tasche dietro dei jeans e trovai solo la pelle nuda delle natiche.
A parte stivali e mezzi guanti, indossavo solo il perizoma e una canottiera lunga e slabbrata ma, come sempre, quando mi fumava il cuore, uscii nella neve mezza nuda com’ero. Mi lasciai alle spalle la porta finestra della camera, incurante del freddo.
Il nastro tra i capelli si agitò nel vento dell’alba e il passo risuonò nello sciacquettio di una pozzanghera di neve.
Vi si rifletteva ancora la stella del mattino e mi fece sollevare il viso.
Uno scoiattolo lampeggiò tra gli aghi di un pino ponderosa e ci fu l’assalto improvviso dei flash della mia vita. La zazzera sulla nuca di Jared, le lentiggini sul naso di Todd, il più giovane a parte me, e l’odore di neve che accompagnava sempre Lee, il più grande, mi fecero pizzicare gli occhi.
Dovevo levarmi di mezzo. Avevano il diritto di sposarsi e dividere la casa, farne tre abitazioni indipendenti, per portarci a vivere le loro ragazze della valle. Mi ero diplomata, era giunto il momento, anche se loro insistevano perché restassi.
Dovevo lasciare campo libero, permettere che sventrassero la fattoria, o avrebbero rimandato ancora e Lee aveva già superato i trenta da un pezzo.
Ormai era questione di poco e sarei partita.
Mi voltai in cerca del fumo dal comignolo per tornare dentro e finire di vestirmi, quando mi bloccai a occhi sgranati.
Sembrava proprio che, dall’angolo della casa, fosse sbucato un cavallo sovrastato da una montagna di pelo marrone. E, come se non bastasse, pareva proprio che animale e montagna puntassero dritti verso di me.
Il cuore mi saltò in gola. Che intenzioni aveva quel tizio? Scattai di lato in cerca di fuga, nel panico. Ma la montagna aveva una voce.
«Ehi! Ti becchi una polmonite!» urlò e mi raggiunse in un baleno. Si protese dal cavallo fino ad agguantarmi alla spalla per trattenermi, mentre mi divincolavo spaventata.
«Levami le mani di dosso, che cazzo vuoi?» urlai dolente, per la stretta gelida alla spalla.
Ma mantenne la presa e mi inchiodò dove mi trovavo, senza accennare una reazione, tanto determinato da farmi avvampare di rabbia.
Cosa gli dava il diritto di farsi gli affari miei? Ma immaginare cosa gli passasse per la testa era impossibile.
Il volto era ingoiato dall’ombra di un gigantesco cappuccio del medesimo pelame marrone del cappotto, da una bandana calata sul naso, in stile assalto alla diligenza, e da occhiali da saldatore con le lenti blu elettrico per proteggersi dal riverbero della neve.
“Ashley” l’ha scelto Anna Letizia, “Andrews” l’ha scelto Monica. Monica Montanari, vecchia bastarda, e Anna Letizia Zocche giovane, introversa, romantica, si sono accordate affinché Ashley Andrews, 42 anni, viva ad Ashton, in Idaho, con un marito sexy e un meraviglioso gatto rosso di nome Sid. La Andrews ha sbancato con Snow INN Love, un successo poi confermato da My Fired Valentine, e da The Best Gift for Mom, facendo dei seasonals il proprio territorio di caccia.
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