domenica 6 marzo 2022

RECENSIONE "RACCONTAMI UNA STORIA" di Roberto Ochi

 

Buongiorno follower, buona domenica!
Recensione "Raccontami una storia" dell'autore Roberto Ochi, 
edito Brè Edizioni. A cura di Laura Altamura.



Autore: Roberto Ochi

Genere: Poesie

Casa editrice: Brè Edizioni

Disponibile in ebook a € 2,99
E in formato cartaceo a € 10,00

Contatti autore: Facebook



TRAMA:

Raccontami una storia è imparare a credere, come da bambini sapevamo fare. È ricordarsi. È imparare ad ascoltare, a fare attenzione. È imparare a guardarsi allo specchio, a sorridersi, a piacersi. È imparare a scrivere la propria storia, rileggendola ogni sera, innamorandosi di essa per sempre. Tre capitoli da trentatré poesie ciascuno, per immaginare e sentire con Roberto Ochi.


NOTE AUTORE:

Roberto Ochi è nato a Parma il 25 Aprile 1982. Prima di arrivare a scrivere Raccontami una storia è andato nella direzione opposta. È divenuto ragioniere e si è laureato in economia. Ha consegnato fiori e ha danzato. Lavora presso un istituto di credito e pratica Yoga il lunedì. Tutto questo per arrivare fino a qui.



La Silloge di cui vi parlo è composta da tre capitoli di trentatré liriche, dunque appare un omaggio al numero tre.
D’altronde, il tre è il numero perfetto.
In particolare, nella scuola pitagorica era considerato tale in quanto sintesi del pari e del dispari (due e uno), mentre per i cinesi il tre è perfetto perché racchiude la totalità cosmica: cielo, terra e uomo.
Nella prima parte, intitolata Brevi storie, l'autore narra di cose semplici e frugali, che hanno il potere di riempire la nostra vita… Perché la risposta è nelle piccole cose… (cit); così c’è una lirica dedicata al regalo, un piccolo oggetto come pegno di amicizia, e un testo molto originale rivolto all’importanza del Nome che connota ciascuno di noi e da imparare all’atto della conoscenza, per abbracciare l’altro nell’universale riconoscimento.
Un bicchiere, un bar, un amore, la lentezza sono piccoli componenti della nostra quotidianità, imprescindibili momenti che, come mattoncini, tengono in piedi le nostre giornate.
Di fondo un invito a centellinare senza fretta:


Ho cominciato a correre piano
A cercare il piacere nel fare le cose
A rallentare
E rallentare
È avere tempo
Avere tempo è libertà.


Sembrerebbe che il poeta voglia riconciliarsi con se stesso e il mondo in uno Stato di grazia che aiuti a interpretare la vita e i suoi messaggi che, spesso, ci giungono come arcani da risolvere e questo cammino sia finalizzato a un cambiamento e a una crescita interiore.
Nella seconda parte della silloge ho captato chiari riferimenti allo stravolgimento emotivo determinato dalla pandemia da Coronavirus, che ha bloccato le nostre vite. Alcuni titoli sono emblematici:
Autodichiarazione, Quarantena, Tana libera tutti, La giusta distanza.
Il riferimento all’isolamento sembrerebbe strumentale alla trattazione della solitudine in senso lato, contro la quale, la scrittura è liberatoria e terapeutica:


E sui grandi fogli bianchi
Che uso come ali
Leggo che è permesso
Anche ripetere il cadere.


Quanta umanità in questa frase: ci è permesso di sbagliare, star male e di ricadere.
Condivido pienamente l’idea che lo scrivere, in particolar modo la poesia, aiuti a superare blocchi e a dare forme a paure inconsce, contribuendo a fare ordine nelle nostre vite.
La grande forza di questi componimenti è che dicono cose che potrebbero sembrare ovvie, ma lo fanno con grazia a leggiadria, qualità che ci aspetteremmo, appunto, da un libro di fiabe.
Per dirla con un titolo, Lo straordinario abitudinario è la prova che anche le cose di tutti i giorni diventano speciali.
La terza e ultima parte mi ha fatto riflettere sul tempo che passa, fra i non detti e i non fatti ed è come se a questo punto l’autore si arrestasse e si rivolgesse direttamente all’autore:


Hai mai visitato
Il verbo donare
Terra promessa
Di compassione e generosità?
Hai mai ascoltato
Un respiro
Oltre al tuo
Preoccupandoti per esso?


Torna così il concetto del bicchiere, quale luogo emotivo dello scambio, perché di vetro, dunque fragile, ma sincero e trasparente, ottimista e sa ascoltare.
Dando uno sguardo dall’alto, possiamo dire che lo stile è a tratti sincopato, come se le idee uscissero una ad una dall'animus dello scrittore che le consegna al foglio in un atto d’amore. Il suo è un mondo di cassetti che si aprono e donano fogli e cartoline, di mani che si stringono, di libertà da assaporare anche attraverso “porte disegnate” nel muro.
L’utilizzo dell’anafora (figura retorica che consiste nella ripetizione a inizio verso di una espressione o parola con cui ha inizio il verso principale) dona enfasi e incisività ad alcuni concetti.
Ho inoltre notato che molti titoli sono caratterizzati da un verbo coniugato o, talune volte, all’infinito.
Versami un bicchiere, Hai mai, Vincere, mi piace credere, Riscegliere, La voce del verbo cambiare sono solo alcuni esempi.
L'uso dell’infinito, che si caratterizza per non avere una persona e un tempo definito, mi fa pensare voglia indicare la continuità dell’azione che diviene dunque universalità.
Ho apprezzato molto il concetto per cui ogni storia attraversa quattro parole: osservazione, contatto, danza, distacco.
E tu dove sei? Chiede l’autore, che sembra stia parlando con un caro amico.
Questo continuo relazionarsi al lettore ti fa sentire parte del tutto, perché l’unico momento che ci appartiene realmente è il presente.
La raccolta è l’auspicio di un mondo bello, non facile, ma che vale la pena di vivere.
L’augurio che sia fatto di azioni e di pensieri positivi per ristabilire la connessione con noi stessi è quanto mai attuale in questo durissimo periodo storico.
Raccontiamoci, dunque, gli uni agli altri!
Ogni momento può essere una storia, basta saper e voler ascoltare.
Tanti complimenti all’autore!


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