giovedì 3 marzo 2022

RECENSIONE "RECUPERO DELL'ESSENZIALE" di Michela Zanarella

 

Laura Altamura ha avuto il piacere di leggere - o forse dovrei dire assaporare - "Recupero dell'essenziale", la raccolta di poesia dell'autrice Michela Zanarella, edita Interno Libri Edizioni.



Autore: Michela Zanarella

Genere: Raccolta di poesie

Casa editrice: Interno Libri Edizioni

Disponibile in formato cartaceo a € 12,35

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TRAMA:

“Recupero dell'essenziale” prende forma dal mistero delle coincidenze. Il libro è frutto di un recupero di poesie andate perdute, ritrovate con l'aiuto di alcuni amici dell'autrice. La raccolta, con prefazione di Dante Maffia e postfazione di Anna Santoliquido, è dedicata all'amica Marcella Continanza, voce nota della poesia contemporanea, ideatrice del Festival della Poesia Europea di Francoforte sul Meno, scomparsa il 29 aprile 2020. Con una scrittura densa e viva, la poetessa ci accompagna nel suo cammino di ricerca e riflessione sui grandi temi dell'esistenza fino a condurci nella dimensione del sogno, della memoria, della bellezza, in piena comunione con l'universo. Attenta scrutatrice del mondo, Zanarella si lascia trasportare dagli elementi della natura che regolano la vita sulla terra, si pone in ascolto rivelando al lettore le infinite voci del cosmo. 



L’autrice dedica questa raccolta all’amica e poetessa Marcella Continanza, scomparsa nel 2020, e lo fa permettendoci di accompagnarla in una passeggiata intensa, fra emozioni che transitano dalla carta al cuore come dardi scoccati dall’arco.
Si tratta di poesie ritrovate con l’aiuto di alcuni amici.
Così la Zanarella recupera fette di passato, scritti perduti e in parte dimenticati e che dunque, nel momento del rinvenimento, vengono rivissuti con intensità e con una nuova e più matura consapevolezza.
Mi permetto una considerazione personale: da amante e autrice di poesie sono convinta che le liriche, anche se perdute e apparentemente dimenticate, in realtà restano stratificate sotto i nostri sensi, lasciano un segno che, seppur invisibile, non se ne andrà mai.
Scrivere è soltanto l’ultimo atto del concepimento di una poesia, si può perdere il foglio o la pagina, ma il percorso che ha fatto in noi prima del distacco fisico è indelebile.
Ma torniamo all’opera… La Natura è l’elemento dominante, la costante quasi onnipresente, e l’osservazione dei fenomeni naturali è intimistica e ricca di introspezione, quasi l’autrice fosse essa stessa parte integrante del cosmo e non fruitrice esterna.

Le querce la sentono e la luna arriva alla sua statura e le porta il bacio dell’upupa, l’autunno è in ascolto, ci sono notti che inventano stelle sulla pelle, ascoltiamo le voci della rosa e della menta (semicit.) 

Sono solo alcune delle immagini che mi hanno suscitato una sinestesia sensoriale e mi hanno permesso di calarmi nel sentire dell’autrice.
Oltre alla simbiosi con la natura emerge, ovviamente, anche il concetto di Ricordo, anzi i nodi dei ricordi quasi fossero degli agglomerati dove spesso ci incagliamo e da cui non riusciamo o vogliamo uscire.
Pregnanti nostalgie si fanno palpabili e, di fondo, sento un forte attaccamento alla terra nella duplice funzione di luogo natio e di utero che nutre e accoglie.
Trapela tra le righe un onnipresente desiderio di tornare nei luoghi delle trascorse memorie, ma anche una punta di timore: 

Ho temuto di non riconoscere più il posto dove reclamavo stelle nel fieno

Forse c’è la paura di constatare che il tempo muta le cose e i sentimenti destabilizzano le piccole certezze faticosamente conquistate, non c’è più la serenità di un tempo in cui addentavamo il pane spensierati
Tutto è transeunte e scivola via, eppure nel nuovo ritrovato ci si può guardare e riconoscere.
Lo stesso dicasi per il diverso, perché siamo accomunati tutti da una lingua segreta che si può intendere solo se lasciamo socchiusa la porta del cuore, una fessura, una crepa da cui entri la luce a rendere argentei anche i nostri pensieri più cupi.
Una raccolta magica, impegnata, che ci rammenta che sogni e desideri per incontrarsi hanno bisogno della Cura per eccellenza, la dedizione, l’arte di praticare la pazienza nel senso etimologico del termine dal verbo greco πάσχειν (paskein), ricevere un'impressione, una sensazione (sia positiva, sia negativa), sopportare, soffrire.
La lettura porta a tratti una leggera mestizia, una sorta di dolore cosmico sussurrato, ma chiudendo il libro si ha come la consapevolezza che ogni esperienza è un viaggio per crescere.
Concludo con uno splendido estratto: 

Si allungano su di noi le stagioni
ci attraversano il corpo e l’età è quella strada che abbiamo percorso di fronte alla vita.

Da leggere più volte e, se possibile, da ascoltare con gli occhi chiusi assaporandone i versi.


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