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Fresco di pubblicazione "Nessun porto nella nebbia" di Maria Campanaro, edito Triskell Edizioni 😊
Titolo: Nessun porto nella nebbia
Autore: Maria Campanaro
Genere: Storico - Sentimentale
Casa editrice: Triskell Edizioni
Disponibile in ebook a € 5,99
Pagina autore: Maria Campanaro Autrice
TRAMA:
Francia, 1671. L’impetuosa marchesa Isabel de Martigny s’imbarca per la Spagna, per sfuggire ai propositi del duca di Belfort, Primo Consigliere di Luigi XIV, di trasformarla nella nuova favorita del re. Durante una tempesta la sua nave viene assalita dalla Lucky Chance, un vascello pirata sotto il comando del carismatico e irrequieto Julian Koslow. Scoperto il valore che la ragazza ha per il sovrano, questi decide di barattare la sua liberazione con la consegna del duca di Rocheville, l’uomo che crede il suo vero padre e verso il quale nutre un’oscura ansia di vendetta.
In attesa del giorno dello scambio il rapporto tra Isabel e Julian cresce, li porta ad avvicinarsi e allontanarsi come nella sincronia di una danza, come nei passi di un duello, a trovare una sorprendente intesa che mette in luce tutto ciò che li accomuna, a partire dalla sete di libertà e di conoscenza e si trasforma in una passione profonda e definitiva. Lo scambio con il duca di Rocheville alla fine fallisce: Julian si rende conto che non è la persona che sta cercando. Sarà Isabel a permettergli di scoprire l’agognata verità sulle sue origini, ma numerose avversità li separano da questa rivelazione, sulle rotte seguite dalla ciurma della Lucky Chance, tra battaglie navali, agguati, arrembaggi, razzie, e tra le insidie della fastosa corte di Versailles: con la forza del trascinante amore che li unisce, Isabel e Julian dovranno in seguito affrontarne le schiaccianti ripercussioni sulle loro vite.
BREVI ESTRATTI:
A quel punto lui le
coprì la bocca con la sua, imperiosamente, e nel contempo le sfilò il fermaglio
che portava sulla nuca, sciogliendole i capelli, dove affondò le mani con la
voluttà del cercatore d’oro.
«Nessuno dei miei
forzieri contiene tanta luce e tanto splendore,» soggiunse rauco, deliziandosi
del loro candore tra le dita e nascondendovi il viso, per aspirarne il profumo.
Poi le sue mani scesero ancora, calandole dalle esili spalle la giubba dai
bottoni d’avorio, che finì a terra. Le slacciò la camicia, spingendo la bocca
cupida sulla pelle diafana che poco per volta scopriva. La udì gemere piano,
farsi più arrendevole e tenera nel suo abbraccio. Sentì le sue mani che gli
accarezzavano il collo, lievi, la sua voce irrequieta articolare qualcosa di
indefinibile. Allora la sollevò e la portò di peso sopra il letto dalle colonne
corinzie, che stava addossato nella sua magnificenza alla parete di fronte.
«Mi piacerebbe chiedervi di spiegarvi meglio, ma per
ora sono più interessato ad altro.» Si abbassò a baciarla sul collo,
lungamente, cercando il suo orecchio, attraversandole la gola da una parte
all’altra.
Isabel, irrigidita, socchiuse gli occhi,
imponendosi di non ripensarci, di non ripensare all’improvviso alla sensazione
di poco prima, quando, durante il duello, il contatto accidentale con quel
corpo virile e imperioso l’aveva gettata in balia di un’inquietudine
sconosciuta, inconcepibile, e del terrificante sospetto che i suoi sensi fossero sul punto di
giocarle il tiro più brutto della sua vita. Non poteva, non poteva permetterlo.
Non lo avrebbe mai permesso. Perciò pregò Dio che Julian Koslow, l’avventuriero
ricercato in tutti i regni per crimini di terra e di mare, l’uomo che aveva
mandato all’aria la sua fuga in Spagna nel modo più spregevole, per poi
arrogarsi il diritto di vita o di morte su di lei, non avvertisse il suo
batticuore furibondo, il fremito miserabile che, a tradimento, le serpeggiava
sulla pelle via via che con le labbra e con le mani lui la percorreva.
«Lasciami! Ti odio! Lasciami!» La giovane si dibatté nella
sua stretta come una serpe. Nel farlo la camicia le scivolò dalla spalla e
Julian, nell’accorgersene, si abbassò a imprimere caldi baci sulla bianca
carnagione scoperta. Dopo un’impercettibile titubanza, Isabel protestò con
ancor più energia. «Ti ho detto di lasciarmi! Ti ho detto che ti odio!» solo
per vedersi coprire la bocca da quella di lui, impetuosamente. A quel punto
provò a dibattersi ancora, avrebbe voluto colpirlo ancora, ma lui era troppo
forte, e le stava vicino… troppo vicino. L’odore della sua pelle, quel
miscuglio di salsedine e tabacco cubano che l’aveva turbata fin dalla prima
volta, il suo vigore fisico, il suo richiamo, la investirono e la stordirono
con l’irruenza di una mareggiata. Lasciò cadere il pugnale e quando Julian, di
reazione, le liberò il polso, gli gettò le braccia al collo e prese a
ricambiare i suoi baci. Poi l’uomo fece per portarla verso il letto, ma lei lo
bloccò e lo spinse sul pavimento. Incurante della sua faccia stranita, gli salì sopra a cavalcioni e
gli strappò di dosso la camicia.
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