domenica 8 ottobre 2017

"NESSUN PORTO NELLA NEBBIA" di Maria Campanaro



Buongiorno follower, buona domenica!
Fresco di pubblicazione "Nessun porto nella nebbia" di Maria Campanaro, edito Triskell Edizioni 😊







Titolo: Nessun porto nella nebbia
Autore: Maria Campanaro
Genere: Storico - Sentimentale

Casa editrice: Triskell Edizioni

Disponibile in ebook a € 5,99

Pagina autore: Maria Campanaro Autrice






TRAMA:


Francia, 1671. L’impetuosa marchesa Isabel de Martigny s’imbarca per la Spagna, per sfuggire ai propositi del duca di Belfort, Primo Consigliere di Luigi XIV, di trasformarla nella nuova favorita del re. Durante una tempesta la sua nave viene assalita dalla Lucky Chance, un vascello pirata sotto il comando del carismatico e irrequieto Julian Koslow. Scoperto il valore che la ragazza ha per il sovrano, questi decide di barattare la sua liberazione con la consegna del duca di Rocheville, l’uomo che crede il suo vero padre e verso il quale nutre un’oscura ansia di vendetta.

In attesa del giorno dello scambio il rapporto tra Isabel e Julian cresce, li porta ad avvicinarsi e allontanarsi come nella sincronia di una danza, come nei passi di un duello, a trovare una sorprendente intesa che mette in luce tutto ciò che li accomuna, a partire dalla sete di libertà e di conoscenza e si trasforma in una passione profonda e definitiva. Lo scambio con il duca di Rocheville alla fine fallisce: Julian si rende conto che non è la persona che sta cercando. Sarà Isabel a permettergli di scoprire l’agognata verità sulle sue origini, ma numerose avversità li separano da questa rivelazione, sulle rotte seguite dalla ciurma della Lucky Chance, tra battaglie navali, agguati, arrembaggi, razzie, e tra le insidie della fastosa corte di Versailles: con la forza del trascinante amore che li unisce, Isabel e Julian dovranno in seguito affrontarne le schiaccianti ripercussioni sulle loro vite. 








BREVI ESTRATTI:


A quel punto lui le coprì la bocca con la sua, imperiosamente, e nel contempo le sfilò il fermaglio che portava sulla nuca, sciogliendole i capelli, dove affondò le mani con la voluttà del cercatore d’oro.


«Nessuno dei miei forzieri contiene tanta luce e tanto splendore,» soggiunse rauco, deliziandosi del loro candore tra le dita e nascondendovi il viso, per aspirarne il profumo. Poi le sue mani scesero ancora, calandole dalle esili spalle la giubba dai bottoni d’avorio, che finì a terra. Le slacciò la camicia, spingendo la bocca cupida sulla pelle diafana che poco per volta scopriva. La udì gemere piano, farsi più arrendevole e tenera nel suo abbraccio. Sentì le sue mani che gli accarezzavano il collo, lievi, la sua voce irrequieta articolare qualcosa di indefinibile. Allora la sollevò e la portò di peso sopra il letto dalle colonne corinzie, che stava addossato nella sua magnificenza alla parete di fronte.


«Mi piacerebbe chiedervi di spiegarvi meglio, ma per ora sono più interessato ad altro.» Si abbassò a baciarla sul collo, lungamente, cercando il suo orecchio, attraversandole la gola da una parte all’altra.
Isabel, irrigidita, socchiuse gli occhi, imponendosi di non ripensarci, di non ripensare all’improvviso alla sensazione di poco prima, quando, durante il duello, il contatto accidentale con quel corpo virile e imperioso l’aveva gettata in balia di un’inquietudine sconosciuta, inconcepibile, e del terrificante sospetto che i suoi sensi fodsfossero sul punto di giocarle il tiro più brutto della sua vita. Non poteva, non poteva permetterlo. Non lo avrebbe mai permesso. Perciò pregò Dio che Julian Koslow, l’avventuriero ricercato in tutti i regni per crimini di terra e di mare, l’uomo che aveva mandato all’aria la sua fuga in Spagna nel modo più spregevole, per poi arrogarsi il diritto di vita o di morte su di lei, non avvertisse il suo batticuore furibondo, il fremito miserabile che, a tradimento, le serpeggiava sulla pelle via via che con le labbra e con le mani lui la percorreva.


«Lasciami! Ti odio! Lasciami!» La giovane si dibatté nella sua stretta come una serpe. Nel farlo la camicia le scivolò dalla spalla e Julian, nell’accorgersene, si abbassò a imprimere caldi baci sulla bianca carnagione scoperta. Dopo un’impercettibile titubanza, Isabel protestò con ancor più energia. «Ti ho detto di lasciarmi! Ti ho detto che ti odio!» solo per vedersi coprire la bocca da quella di lui, impetuosamente. A quel punto provò a dibattersi ancora, avrebbe voluto colpirlo ancora, ma lui era troppo forte, e le stava vicino… troppo vicino. L’odore della sua pelle, quel miscuglio di salsedine e tabacco cubano che l’aveva turbata fin dalla prima volta, il suo vigore fisico, il suo richiamo, la investirono e la stordirono con l’irruenza di una mareggiata. Lasciò cadere il pugnale e quando Julian, di reazione, le liberò il polso, gli gettò le braccia al collo e prese a ricambiare i suoi baci. Poi l’uomo fece per portarla verso il letto, ma lei lo bloccò e lo spinse sul pavimento. Incurante della sua faccia stranita, gli salì sopra a cavalcioni e gli strappò di dosso la camicia.  



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