giovedì 28 dicembre 2017

"IL RESTO DEL MONDO CON 17 SATURAZIONI DI PANO PARINI" di Moreno Berva



Buon pomeriggio follower! 
Vi segnalo "Il resto del mondo con 17 saturazioni", edito Kimera, il libro di Moreno Berva, che ha trovato la sua ispirazione dall'arte del pittore Pano Parini. 



Titolo: Il resto del mondo con 17 saturazioni di Pano Parini 
Autore: Moreno Berva


Genere: Narrativa


Collana: Kimera
 

Casa editrice: Kimerik 

Disponibile in ebook a € 9,99
e in formato cartaceo a € 23,34 







TRAMA:


Che cos'è il mondo? È questa la domanda che il direttore della rivista Il Resto del Mondo pone a uno dei suoi giornalisti, Roberto Calamai, affidandogli l'arduo incarico di scriverci su una serie di articoli. Calamai non si tira indietro e, deciso a trovare la verità sul mondo per la sua inchiesta, si confronta con amici, conoscenti e personaggi d'ogni tipo sulla questione. Comincia così il suo viaggio alla scoperta della realtà circostante e, allo stesso tempo, alla scoperta di sé stesso. Il nostro protagonista si troverà quindi improvvisamente immerso in un'avventura fatta di incontri e situazioni al limite del surreale con dialoghi e monologhi che offriranno, a lui così come a noi, numerosi spunti di riflessione. L'opera è infine impreziosita dalla presenza di vivacissime e coloratissime pitture dell'artista svizzero Pano Parini.






BIOGRAFIA:


Moreno Berva nasce a Lugano nel 1955, studia semiologia e filosofia presso l’Università di Ginevra, dove poi consegue la sua laurea. Negli anni a seguire lavora nel campo della comunicazione e dell’editoria nei panni di copy-writer, scrittore, traduttore e redattore passando per i generi più vari come la letteratura, la cinematografia, la poesia, la fotografia e il fumetto. Il suo incarico più recente è stato quello di sceneggiatore del film di Jacques Sarasin, L’enfer des dieux, ispirato all’opera del grande pittore svizzero Louis Soutter. 





PREFAZIONE:


Sono tanti gli scrittori che nel corso della storia hanno trovato l’ispirazione che cercavano in grandi e piccoli dipinti. Sembra infatti esserci una liaison perfetta tra opere d’arte e letteratura, per cui avviene che le prime offrano spunto e occasione per la nascita della seconda, che sia essa sotto forma di poesia, prosa o teatro. I dipinti, in particolare, grazie al loro straordinario potere evocativo nonché al loro valore spesso inestimabile, stuzzicano la fantasia di scrittori di ogni tempo e luogo, portando anche a risultati di notevole successo. Basti pensare a Il cardellino di Donna Tartt, premio Pulitzer per la narrativa nel 2014, la cui storia ruota intorno all’omonimo quadro del pittore olandese Carel Fabritius, o a La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier, ispirato alla celebre tela di Jan Vermeer, da cui è stato poi tratto anche un film candidato a tre premi Oscar. Milioni sono poi i libri che raffigurano dipinti più o meno noti in copertina, riprodotti fedelmente, rivisitati in nuove chiavi pop-punk oppure caricaturizzati. Anche l’autore di questo libro non è rimasto immune alla seduzione dell’arte. La biografia di Moreno Berva lo vede infatti impegnato nel 2001 nel libro di fotografie di Roger Chappellu, Ensemble, con lo scritto Éternel féminin; più di recente ha invece lavorato alla sceneggiatura del film di Jacques Sarasin L’enfer des dieux, ispirato all’opera del pittore svizzero Louis Soutter. Quest’ultimo non è stato però l’unico ad aver fatto breccia nel cuore di Berva. Il testo qui presente è integrato dai dettagli di una serie concettuale intitolata 17 saturazioni realizzata nel 2002 dal pittore svizzero Pano Parini. Membro delle associazioni Visarte Genève e Société Suisse des Beaux-Arts, l’artista adotta tecniche pittoriche particolari come graffiature, linee orizzontali e diagonali discontinue e spezzate, e vaste spatolate di colore, secondo un linguaggio pittorico di tipo astratto.

Il legame che lega Berva a Parini non è però solo di tipo artistico, ma anche e soprattutto di profonda stima e amicizia. Nei locali di Ginevra i due si ritrovano spesso in compagnia di amici e colleghi e tra un drink e l’altro si discute di attualità, cultura e politica, e «non si disdegna ‒ come afferma lo stesso Berva ‒ di rifare il mondo». Molte delle tematiche e dei dialoghi presenti nel romanzo traggono proprio spunto dagli accesi dibattiti e scambi di idee che intrattengono in queste occasioni. Quando Berva si è ritrovato di fronte alle 17 saturazioni di Parini, ne ha da subito apprezzato la bellezza e colto il significato. La storia che queste raccontavano e suggerivano all’autore era così vasta che Berva ha pensato bene di racchiuderla e renderle omaggio scrivendo un romanzo. Volendo inserire le immagini di queste opere nel romanzo e temendo, però, di perderne dettagli significativi a causa della riduzione delle dimensioni originali, l’autore ha selezionato alcuni di questi particolari riportandoli nella loro grandezza naturale. Nonostante in questo contesto le tele non compaiano nella loro interezza, già da questi dettagli è possibile ammirare la vivacità e la densità dell’opera, i suoi colori vividi, le immagini e i simboli stilizzati e sovrapposti, la sua realtà disordinata e caotica, tutti elementi in perfetta sintonia tra loro e con il testo che accompagnano. La penna di Berva e il pennello di Parini sembrano andare di pari passo muovendosi insieme nella costruzione di un’opera con una forte carica evocativa e dalle mille possibili interpretazioni. Il presente libro ha infatti un carattere investigativo. Ma, si badi bene, non si tratta di scoprire chi ha ucciso il nonno per ereditarne la villa stile anni ’50 né di identificare il rapinatore di una gioielleria in centro. No, è un’inchiesta alquanto diversa questa. Qui si cerca di indagare sulla realtà per rispondere ad un quesito di natura dubbia e complessa: Che cos’è il mondo? Il protagonista non è un investigatore professionista ma un giornalista di talento che, armato di penna, creatività e buon senso, si appresta a cercare di svelare una delle verità più complesse legate all’esistenza dell’uomo. I personaggi che interverranno sono tanti, ognuno con le proprie convinzioni e la propria visione. Gli spunti di riflessione che ne conseguono sono quindi moltissimi. In fondo lo scopo di questo libro non è trovare una risposta definitiva e universale, lo scopo di quest’indagine non è trovare un colpevole, un movente e una vittima. Lo scopo è uscire dal proprio io, distanziarsi dalla propria individualità e riflettere sulla realtà che ci circonda, esaminandola, confrontandosi e scontrandosi con essa. Berva si fa maestro di concetti “raffinatiˮ, metafore ed analogie frequenti e ricercate, un periodare ipotattico caratterizzato da un’abbondante aggettivazione e da un linguaggio elevato in cui ogni termine sembra essere stato attentamente selezionato per permettere a quella particolare frase di evocare e narrare al meglio. C’è una minuziosa ricerca sull’uso della parola con l’obiettivo di scegliere solo le più efficaci e brillanti. Nulla qui è lasciato al caso. L’eleganza dello stile adottato da Berva è quindi l’ennesima prova del fatto che ci si trova dinnanzi ad un testo di grande valore sintattico ma anche contenutistico.
Presto verrà pubblicato un libro d’arte con le 17 tele di Parini che hanno ispirato questa storia in grandezza naturale (42x35 cm).
Ognuna di esse sarà accompagnata da una citazione estratta da questo romanzo in quattro lingue: italiano, francese, inglese e tedesco.
Le due opere saranno quindi, in un certo senso, complementari, simbolo della visione del mondo simile che condividono Parini e Berva ‒ e che molti di noi si ritroveranno a condividere ‒ della loro amicizia e del forte rapporto tra letteratura e arte, un rapporto senza confini e senza tempo che ha trovato una dimora sicura tra le pagine di questo libro. Giulia Martiradonna


Un destino così così.
In quegli anni, nessuno poteva escludere la possibilità di un destino prodigo o perlomeno compiacente. Se questo avesse ascoltato le esortazioni dei suoi potenziali beneficiari, avrebbe trasformato la vita a venire di Roberto Calamai in una fulgida e troneggiante carriera letteraria. Ognuno, infatti, ha il dannato diritto ai propri sogni e Calamai era un ottimo sognatore.
Però, come tutti ben sanno, dietro le scelte del destino vi sono ragioni che sfuggono persino all’immaginario di quelli convinti di sapere tutto per bene. Non si potevano dunque scartare altre piste che avrebbero potuto fare di Calamai un irriverente palombaro di montagna, un infaticabile attivista dei diritti degli indolenti, un bizzarro avventuriero dell’assurdo, un suggestivo personaggio romanzesco o altra singolare scommessa della vita. Insomma, il suo destino era ancora un’onda vaga e fluttuante.


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