Buongiorno follower, buon sabato!
Vi segnalo "C’è un leopardo in terza C!", recente pubblicazione dell'autrice Angela Molfetta
Titolo: C’è un leopardo in terza C!
Autore: Angela Molfetta
Genere: narrativa per ragazzi
Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 6,90
TRAMA:
"C'è un leopardo in terza C!" è il diario
tragicomico di Leo, un quattordicenne sveglio e studioso, appassionato di
scrittura e dal linguaggio forbito.
In seguito al trasferimento in una nuova città per motivi di
lavoro del padre, si trova a dover cambiare scuola ad anno scolastico
inoltrato. L'inserimento nella nuova classe, com'era prevedibile, presenta
alcune difficoltà. Una di queste ha un nome e un cognome: Gabriele Giurati, il
bullo.
Le giornate di Leo si consumano lente nella sofferenza tra
un'angheria e uno scherzo, compagni di classe indifferenti, insegnanti di varia
umanità, nuove amicizie, genitori un po' eccentrici e distratti, una sorella
rompiscatole e lezioni di clavicembalo.
Le prevaricazioni che è costretto a subire quotidianamente
lo inducono a contare i giorni che mancano alla chiusura della scuola, nella
speranza che l'incubo abbia fine.
Pur trattandosi di una storia di bullismo, l'esperienza di
Leo non si esaurisce nel ruolo di vittima: il diario si fa a tratti dialogo
interiore fra dubbi, aspettative, desideri e fallimenti di un preadolescente in
continua oscillazione tra umori contrastanti e ricerca di affermazione della
propria identità.
BIOGRAFIA:
Angela Molfetta vive con marito e figli a Gemona del Friuli,
città dove è nata più o meno mezzo secolo fa.
Da sempre accanita lettrice, da qualche anno si diletta pure
nella scrittura, attività nella quale si applica nei ritagli di tempo con una
certa passione.
Dopo una fase sperimentale nella poesia, si è affacciata
alla narrativa muovendo i primi timidi passi come lettrice beta, seguendo da
vicino la genesi di un paio di romanzi fino alla tentazione di provare a
scriverne uno da sola.
Nel marzo del 2018 ha editato (in self publishing)
"Nonostante le scarpe", primo e promettente esperimento letterario
con uno sviluppo più complesso degli iniziali racconti brevi, anzi brevissimi.
Per "C'è un leopardo in terza C!", diario di un
quattordicenne oggetto di atti di bullismo, ha attinto a piene mani dalla sua
esperienza professionale di insegnante cercando tuttavia di indossare i panni
di un alunno.
DICE L’AUTRICE:
L'intera storia è nata e si è sviluppata attorno all'incipit
e soprattutto grazie al nome del giovane protagonista, Leopoldo.
L'idea di utilizzare un nome un po' inconsueto è nata dalla
necessità di evitare ogni possibile identificazione, così che gli eventuali
lettori in età scolare non sovrapponessero l'immagine del ragazzino bullizzato
a quella di un compagno omonimo.
Il fato ha però voluto che, durante la stesura, l'autrice
conoscesse un Leopoldo in carne e ossa nelle vesti di un collega!
Che fare?
Cambiare nome era ormai impossibile, sarebbero caduti troppi
elementi correlati e l'intreccio avrebbe perso parte del suo colore.
Non c'è stato altro da fare che parlarne col diretto
interessato e ottenerne il nulla osta a procedere!
BREVE ESTRATTO:
Mi chiamo Leopoldo. Leo stando agli amici, per molti altri
invece sono Poldo e qualcos’altro, a seconda delle situazioni. Quegli
scellerati dei miei genitori, entrambi musicisti, hanno da sempre un’insana passione
per Mozart e nominano tutto ciò che possono con riferimenti espliciti al grande
Salisburghese, così lo chiamano, quasi fossero indegni di pronunciarne il nome.
A me è toccato in sorte di portare quello del padre e non è poi così male.
Poteva andarmi peggio: papà mi ha raccontato come mamma fino all’ultimo volesse
chiamarmi Volfango e fu solo grazie all’anestesista di turno quella notte, la
quale minacciò di negarle l’epidurale, che tra una contrazione e l’altra si
risolse a desistere dal suo intento. Benedetta donna! L’anestesista intendo,
non mia madre. Secondo il medesimo principio, mia sorella si chiama Costanza,
per tutti Stanzi, il gatto è Figaro, la suoneria del telefono la Serenata in
Sol maggiore K525, nota anche come Eine kleine Nachtmusik, e io prendo lezioni
di clavicembalo. No, dico: clavicembalo! Quando risultò evidente che non mi
sarei potuto sottrarre alla nobile arte della musica, pregai che almeno mi
lasciassero scegliere lo strumento. Avrei preferito di gran lunga suonare la
batteria, almeno avrei scaricato un po’ di tensione facendo un sacco di chiasso
alle percussioni. “Puoi sempre picchiare sui tasti. Ne hai a disposizione
addirittura due serie”, replicò sarcastica e irremovibile mia madre.
Quello che vorrei tanto picchiare in realtà è Gabriele
Giurati. Lui è il mio bullo.
Non che me ne servisse uno.
Grazie di cuore!
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