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Vi segnalo "L’uomo dei piccioni", il romanzo dell'autore Salvatore Scalisi.
Salvatore Scalisi, nel libro L’uomo dei
piccioni, sembra usare i guanti, non tocca mai con mani nude la superficie del
mondo, ma l’accarezza proteggendo delicatamente la realtà di certi argomenti,
come questo che vede protagonista un uomo che vive per strada lasciando fuori
ogni cosa, per ritrovarsi dentro.
Titolo: L’uomo dei piccioni
Autore: Salvatore Scalisi
Genere: Narrativa contemporanea
Disponibile in ebook a € 3,46
e in formato cartaceo a € 9,29
Pagina autore: I miei romanzi - Salvatore Scalisi
TRAMA:
"Il mondo dei clochard in una dimensione incantata e
poetica." Ecco un modo possibile di definire il lavoro dell'autore.
L'ottica con cui Salvatore Scalisi guarda i senza tetto e gli emarginati è
benevole; egli è del tutto schierato dalla loro parte; è abilissimo a mettere in
rilievo i loro sentimenti, le loro gioie, i loro dolori rassegnati. La vita di
questi particolarissimi esseri umani, nel racconto, si svolge in una realtà
ovattata; scorre cioè, in una dimensione sovrapposta alla realtà
"normale" che resta in sottofondo. Allora l'una e l'altra realtà
diventano due rette parallele che scorrono lontane all'infinito e non si
incontrano mai, o quasi e, se si incontrano, è solo per scontrarsi, per
evidenziare l'abisso senza fine che separa i due mondi. Tutto questo accade sullo
scorrere di paesaggi tratteggiati a tinte sobrie e delicate come acquarelli.
Bellissimi e pieni di grande fascino, le descrizioni degli interni ora spogli e
tristi, ora luminosi e festosi.
Prof. ssa Maria Carmela Benfatto
BIOGRAFIA:
Nato e residente a Catania, ho frequentato studi classici.
Nella vita ho svolto diversi lavori: manovale, lavapiatti, cameriere, vendita
porta a porta, rappresentante e antiquario…
Da ragazzo, ma ancora oggi possiedo la stessa vivacità, avevo una
spiccata fantasia che mi permetteva di elaborare a livello mentale una serie di
scene adrenaliniche che, messe insieme, diventavano delle vere storie. Questa
situazione è durata fino all’età di 14 – 16 anni, per poi passare alla
scrittura vera e propria. I miei primi lavori erano dei brevi racconti, di tre
quattro pagine; nel giro di pochi anni ne avrò scritti qualche centinaio che,
purtroppo, alla fine sono andati perduti. Poi, intorno ai quarant’anni, la
passione per il cinema mi porta a cimentarmi con i soggetti cinematografici. Pure
in questo caso la produzione è stata importante, sul numero delle decine.
Successivamente passo a storie più articolate, racconti lunghi, per finire al
romanzo. Ho sempre pensato che la scrittura sarebbe stata nella mia vita una
presenza predominante. Alle storie che scrivo mi piace spesso abbinare ai temi
sociali una introspezione psicologica dei personaggi, il tutto condito da
un’atmosfera di mistero.
DICE L’AUTORE:
Di cosa parla L’uomo dei piccioni di Salvatore Scalisi.
È la malattia del secolo o forse si cade in depressione
quando si ha tutto e non si riesce a desiderare null’altro o forse è una
debolezza che coglie in un momento di distrazione?
Stefano, il protagonista de L’uomo dei piccioni è un
individuo come gli altri, con una famiglia che lo ama, un lavoro che gli
permette di prendersi cura della sua vita, quella di sua moglie e suo figlio,
ha una passione, la scrittura, ma tutto questo sembra non bastare.
Sì, perché un giorno, dopo aver fatto l’amore con la sua
compagna, le dice che ha deciso di prendersi un periodo di pausa dalla
famiglia, dal lavoro, da ogni altra cosa, per ritrovare se stesso. È così che
inizia la sua piccola avventura per strada.
Stefano diventa un barbone che riempie le giornate con
lunghe attese su panchine che sembrano dimenticate, con cibi che gli vengono
regalati, su pensieri che colmano la sua solitudine ricercata. Quelle che sono
delle verità assolute, insostituibili, come l’affetto e il calore familiare,
vengono sostituite da incertezze che, paradossalmente, sembrano dare maggiore
stabilità.
In maniera invisibile Stefano si aggira per le strade,
diventa l’uomo dei piccioni, si abbandona a se stesso in cerca di qualcosa,
trova amici e storie simili alle sue, si confonde con leggerezza tra la folla,
spesso non viene capito per la sua scelta così azzardata, così priva di senso
per chi possiede tutto quello che conta.
Stefano osserva, raccoglie immagini, idee, storie altrui,
riesce a guardare oltre la scena che ha davanti, oltre le persone che gli
passano accanto e diventa ogni giorno più simile ai piccioni, che possiedono
una libertà assoluta, ma non ricercata, un dono che può apparire a volte come
una privazione.
Intanto a casa c’è qualcuno che l’aspetta, che non ha smesso
di sperare, che resta tra la porta di casa e la strada, in attesa del suo
ritorno. Mentre tutto il resto prosegue nel suo scorrere inesorabile
trascinando ciò che gli passa davanti, come un uragano.
BREVE ESTRATTO:
Sono i padroni della piazza sia in cielo che in terra,
mostrandosi talvolta invadenti quanto basta per imporre la loro autorità. I
piccioni sanno ormai a memoria il carattere di ogni singolo coinquilino senza
piume, presente in numero sempre più esiguo. Un brano musicale diffuso dalla
grande radio che fa venire in mente spiagge infinite bagnate da un mare
cristallino sembra farsi beffa del tempo tipicamente invernale. Folate di
volatili provenienti da tutte le direzioni si avventano su pezzettini di pane
disseminati a terra creando una furente baraonda, spazzata subito via da un
ragazzino in vena di monelleria. Non appena l’intruso si allontana richiamato
dal suo papà, i volatili riscendono a terra come indiavolati.
- Non ho mai creduto che i pennuti ti fossero simpatici -
ammette Carlo, continuando a dispensare briciole di pane.
- Quale sarà la mia punizione? -
-... ci sto ancora pensando. Non riesco a trovarne una
plausibile. -
- Non volevo ferire la tua sensibilità - rivela Stefano con
aria scanzonata. - Chissà, magari un giorno riuscirò a legare con loro. -
- È improbabile che ciò accada - dice Carlo, preso dalla sua
maledetta tosse. - Non devi sentirti obbligato, hai ben altro a cui pensare. -
- Il racconto è a buon punto. -
- Bene. Questo significa che stai per finirlo. Da quello che
ho visto, non mi sembra che tu abbia seminato abbastanza inchiostro. -
- Non ho detto che sto per finirlo, ma che sono a buon
punto. Diciamo che manca la parte finale. Un terzo del racconto. -
- Capisco. Se ne parlerà dopo il Natale. -
- Sì -
Fatta pulizia delle briciole di pane, i piccioni ringraziano
a loro modo togliendo il disturbo, mentre la grande radio affida alla pop star
Christina Aguilera il compito di riscaldare l’ambiente. Un collega seduto
distante si mostra piuttosto individualista nel cercare conforto in un rosso
che sorseggia in apparente stato di trance.
- Se c’è una cosa che invidio ai tuoi piccioni, è il piacere
di levarsi in volo. -
- lo farai, stanne certo. Ti alzerai talmente in alto che ti
sembreremo delle formiche. E non si tratterà di un sogno. -
-... volerò in alto e non si tratterà di un sogno? -
- Proprio così. -
- Mi fai sentire un Dio. Mi piace. -
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