Doppia recensione per "Accordi" di Amalia Frontali e Rebecca Quasi.
A cura di Daniela Colaiacomo e Isabella Nanni.
Titolo: Accordi
Autori: Amalia Frontali e Rebecca Quasi
Genere: Romance storico
Disponibile in ebook a € 2,99
E in formato cartaceo a € 11,40
Pagine autore: - Rebecca Quasi
TRAMA:
Vienna, 1904
Dorothea di Saxe-Coburg e Gotha-Kohary ha appreso da adolescente a riservare al pianoforte tutte le passioni del suo cuore. Alla veneranda età di ventitré anni, nonostante il lignaggio reale e la dote principesca, si trova a dover ridimensionare le proprie aspettative matrimoniali.
Gunther di Schleswig-Holstein è un figlio cadetto con un titolo senza valore, che vanta un singolare talento per il violino e uno spiccato fiuto per gli affari. Alla soglia dei quarant’anni, ciò che gli manca è una moglie di ottima razza, con un patrimonio considerevole.
Determinati ad affrontare il matrimonio con il proverbiale distacco che li accomuna, scopriranno che la musica è un linguaggio che non ammette simulazioni, perché anche gli accordi studiati nei minimi dettagli riservano talvolta bizzarri e impetuosi imprevisti.
Prima di iniziare a scrivere dei contenuti di questo libro meraviglioso voglio fare una premessa: vero è che sono una grande ammiratrice del lavoro di queste autrici - ho letto "tutti i libri" di Rebecca Quasi, ed anche "Centro", la storia, che temporalmente segue "Accordi", scritta a quattro mani con Amalia Frontali - e forse sono po' di parte, ma questo l'ho adorato, ancor più del precedente.
È poesia, ironia, candore, stupore, maestria, incanto, sarebbe troppo lungo elencare le sue qualità ma, prima di approfondire le peculiarità del testo, voglio raccontare un po' la storia.
La principessa Dorothea di Saxe-Coburg e Gotha-Kohary deve sposarsi, non importa se dovrà accontentarsi di uno sposo al di sotto del suo stato sociale perché la famiglia è stata travolta dallo scandalo, ha ventidue anni, il padre ha deciso.
Gunther di Schleswig-Holstein è un figlio cadetto con un titolo senza valore, con un ottimo senso per gli affari, ha quarant'anni e vuole prendere moglie; a tale scopo viene aiutato dal fratello con il "Catalogo" - non vi dirò cos'è dovrete scoprirlo da voi - e comincia a frequentare gli eventi minori in società.
L’assetto meno ufficiale, l’impianto più fluido, la possibilità di andare e venire senza dover rispettare un rigido cerimoniale rendevano le circostanze estremamente funzionali a scopi molto pragmatici, come scrutare dal vivo gli articoli di certi cataloghi e farsi così un’idea più precisa della faccenda nel suo insieme.
Durante una serata musicale Gunther, che è un bravo violinista, nota Dora, pianista di grande talento, e ne rimane colpito.
Comincia a frequentare casa Saxe-Coburg e, accompagnando con il violino Dora al pianoforte, senza imporsi la corteggia: la musica li trasporta e avvicina.
«Non posso offrirvi più di quel che posseggo, Altezza. E quello che vi offro è l’opportunità di rifiutarmi. Adesso. Se la cogliete, eviterò semplicemente di parlare a vostro padre e tutto sarà risolto fra noi, con la massima serenità e buon senso. Altrimenti…»
«Altrimenti?»
«Sarete la prima Altezza Serenissima che ottiene un posto in un’orchestra.»
Quel blu era fatto per accendersi e ridere, era evidente. Prima o poi sarebbe successo.
«Un’orchestra o un duo?»
«Un duo.»
Un ulteriore scandalo causato dal fratello di Dora, Leopold, amorevole e impulsiva testa calda che conosciamo più maturo come protagonista di "Centro", accelera gli eventi.
Ho adorato gli scambi di lettere, soprattutto quelle non spedite, e la lezione da parte di zia Margarete sugli "ortaggi" - spassosissimo momento di confidenza con Dora -, l'attenzione e il rispetto di Gunther, il suo stupore nello scoprire i sentimenti che prova, e la risposta della principessa, vittima degli scandali di cui si macchia la famiglia - l'abbandono della madre, le intemperanze di Leo e le relazioni del padre gretto e despota - senza possibilità di opporsi in nessun modo, il suo forte legame con il fratello, la descrizione dei baci e della prima notte di nozze, e soprattutto l'epilogo, commovente e appassionato.
La storia è ricca di bellissime immagini, momenti importanti che raccontano l'evoluzione del rapporto tra i due sposi, il loro cambiamento: Gunther, pur nella sua maturità, affronta sentimenti adolescenziali come la gelosia, Dora, da algida e pragmatica principessa quale è sempre stata, diventa più accessibile, prende conoscenza della vita, quella vera, reale, al di fuori del suo "status sociale" - il viaggio in tram ne è un esempio - e anche Leo, tormentato dai rimorsi e dal rapporto conflittuale con la madre, affronta il passato mentre viene alla luce una verità sconvolgente.
Il connubio letterario di Rebecca e Amalia produce l'ennesimo successo, un piccolo capolavoro, una storia intensa, descritta con la maestria cui siamo abituati e anche oltre, appassionata e a tratti divertente, empatica, totalitaria, un racconto che travolge dalla prima riga fino all'ultima - non trascurate le pagine che seguono i ringraziamenti, sono spassose - e che consiglio, no "straconsiglio" (scusate l'espressione non proprio corretta), perché assolutamente da leggere.
Il genere dell’historical fiction in Italia non è particolarmente diffuso rispetto ad altri paesi, in particolare l’Inghilterra dove si sprecano le narrazioni romanzate che ruotano intorno ai Tudor, tanto da essere trasposte anche sul piccolo e grande schermo. Rispetto all’historical romance questo genere si basa in larga parte su personaggi realmente esistiti e cerca di colmare con la fantasia le lacune lasciate dai documenti storici per riportare artisticamente in vita moti d’un tempo che fu, con digressioni più o meno ampie.
Con questo prequel al fortunato “Centro” le due autrici si concedono diverse libertà rispetto alla reale datazione degli eventi, ma, stando a quel poco che sappiamo di Dora e Gunther e al tanto che sappiamo di come erano combinati i matrimoni dinastici, ricostruiscono una storia più credibile del volume precedente e per questo l’ho apprezzato molto.
A questo si aggiunga che pur non trattandosi di un romance tout court, la storia tra Dora e Gunther è a tutti gli effetti una storia d’amore, seppur diversa dalla media. Le posizioni dei due protagonisti sono molto diverse e la differenza d’età si fa sentire, tuttavia i due si trovano progressivamente a costruire un rapporto che come nelle loro improvvisazioni musicali è basato principalmente sull’ascoltare l’altro per seguirsi reciprocamente nella realizzazione di un unicum in cui le differenze sfumano a favore del tutto.
La prosa è fluente e melodiosa e forte dell’esperienza precedente si incanala subito in uno stile comune in cui, come tra Dora e Gunther, si fatica a distinguere una mano dall’altra. In sintesi, è un libro che ho adorato e che consiglio di cuore anche per il coraggio di parlare di un’epoca storica meno trattata di altre.
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