Doppia recensione per "Ritroviamoci alla fine del mondo"
dell'autrice Angelica Romanin.
A cura di Lucilla Celso e Daniela Colaiacomo.
Titolo: Ritroviamoci alla fine del mondo
Autore: Angelica Romanin
Genere: Commedia romantica - Chick Lit
Disponibile in ebook a € 1,99
E in formato cartaceo a € 12,90
Pagina autore: Angelica Romanin
TRAMA:
Martina lo sa, nella vita nulla è scontato.
Non lo è il posto di lavoro, non lo è il rapporto decennale col fidanzato, e non lo è nemmeno la tanto sudata indipendenza.
Di colpo ci si può ritrovare a dover ricominciare tutto da capo, partendo proprio dal luogo che con tanta fatica ci eravamo lasciate alle spalle. Abbandonata, licenziata e sfrattata, Martina è costretta a tornare nella casa materna, dove ad attenderla, smaniose di risolvere tutti i suoi problemi, ci sono una madre catastrofista, una nonna diabetica con la mania dei dolci e una sorella piantagrane.
A complicare il tutto, aggiungiamo un’estate che più piovosa non s’era mai vista, un inverno da brividi e un bel terremoto primaverile.
La natura, così come la vita di Martina, sembrano impazzite, e lei si ritrova a fare i conti con le proprie insicurezze e le proprie paure, consolata unicamente dalla consapevolezza che peggio di così non potrà proprio andare.
O forse sì, visto che siamo nel tanto atteso 2012, l’anno designato dai Maya per la fine del mondo...
Martina, protagonista di questa vicenda, ci fa conoscere il mondo di una trentenne che ancora non ha trovato la sua stabilità nella vita. Molti sono gli elementi che ruotano intorno a lei, in primis la famiglia con le sue pazzesche particolarità - menzione particolare alla nonna che ho adorato più di tutti – ma non solo, tutti i personaggi secondari meritano.
Martina mi ha suscitato in parte simpatia, si riesce facilmente a stare dalla sua parte, ma anche un moto di impazienza quelle volte che si svilisce con le sue scelte. Anche se quei momenti di poca stima in se stessa rientrano nel quadro del personaggio, vorrei scuoterla e dirle: ehi ma che fai, non buttarti così!
In questo romanzo, l'amicizia ha una sua collocazione ed è molto rilevante.
Mi è mancato un po’ l'approfondimento della sua storia con il personaggio principale maschile, qui ci si poteva soffermare di più, almeno io lo avrei gradito.
Lo stile è semplice, diretto ma appassionante.
Una lettura molto piacevole, sicuramente consigliata!
Martina ha trentacinque anni, vive a Ferrara ed è appena stata lasciata dal suo fidanzato, Paolo, che, essendo anche il suo capo, l'ha convinta a licenziarsi e abbandonare la casa dove abitavano insieme.
Costretta a tornare dalla sua famiglia, quella gabbia di matti composta dalla nonna - bravissima cuoca sovrappeso, fissata con la cucina e i dolci in particolare -, dalla madre - una creatrice di giardini ossessionata da sventure e catastrofi -, e dalla sorella Sara - maniaca del controllo e della precisione, un vero tormento -, Marti affronta la quotidianità sfiduciata, mantiene la relazione sessuale con Francesco - il giardiniere bello, alto, moro, muscoloso, sexy col Q.I. di un pesce gatto che lavora per la madre e con il quale ha iniziato a frequentarsi mentre era fidanzata -, proponendosi di avvicinarsi a nuove esperienze.
Nel periodo di maggior precarietà economica ed emotiva incontra persone interessanti: al centro di recupero per animali presso il quale lavora come volontaria per un breve periodo, conosce Sandro, il gestore, e Filippo, con il quale istaura un rapporto gratificante e divertente.
Durante una serata al "Lobo Loco", il locale in cui gli amici di Sandro suonano le canzoni dei Beatles, un nuovo ospite attrae l'attenzione di Marti: l'affascinante Giuseppe, professore e ricercatore alla facoltà di filosofia.
A darle sostegno - o forse no - la sua migliore amica Ginevra - la svampita dalla sconcertante naturalezza nel fare le peggiori gaffe, con un rapporto di dipendenza con Andrea, odioso profittatore che la tratta come uno zerbino - con la quale condivide i momenti bui insieme a Enrico, conosciuto tramite Sandro, afflitto da infinite paure.
La storia è di per sé semplice, è il percorso di vita di persone che affrontano timori e incertezze nella speranza di avere l'opportunità di essere felici, travagliate dalle mille difficoltà quotidiane, avvicinate dal comune desiderio di condividere. Altrettanto non si può dire del suo racconto: l'ironia tipica di Angelica Romanin caratterizza ogni singolo personaggio, sia principale che secondario, tratteggiandone le peculiarità, le più improbabili e divertenti, dando vita a pagine che fluiscono rapide, trascinando il lettore in un susseguirsi di scene esilaranti che rallegrano il cuore.
Ho amato tutti i personaggi, un po' di più la nonna, forse, la sua prepotenza e pragmatismo.
Non c’era modo di sfuggire alla nonna. Appena sentiva una voce estranea varcare la soglia di casa, qualsiasi cosa stesse facendo la abbandonava. Tanta era la smania di nutrire i suoi ospiti, che udivi il suo ciabattare a chilometri di distanza, e, un secondo dopo, te la vedevi arrivare in cucina ansimando. Si placava solo al termine di numerosi e forzati assaggi, dopodiché scrutava con apprensione i malcapitati, in attesa di sentirsi dire che splendida cuoca lei fosse.
Ci tramortiva a forza di tiramisù alle fragole, dolcetti alle mandorle, crostate di frutta, bignè alla crema e muffin al cioccolato. Quando infine riuscivamo ad alzarci da tavola, ci trascinavamo sul divano – sperando che reggesse il peso – e crollavamo immediatamente in un sonno comatoso post pranzo.
Ma anche la madre, con i suoi modi assurdi.
Passando in modo tanto repentino dal catastrofismo a un ottimismo esasperato, sprofondava chi la stava ascoltando nella confusione totale, e rimaneva il dubbio su quale fosse la realtà dei fatti: cupa disgrazia o splendida opportunità?
E la sorella, Sara, afflitta dall'incertezza del rapporto decennale che vive - e non - con il fidanzato Simone e dall'incontro dagli imprevedibili risvolti con Roberto.
«Sai cosa penso? I neuroni degli uomini sono tutti localizzati all’inguine, e quando si dice che hanno una testa da cazzo, non è una metafora, è la pura e semplice realtà dei fatti. E se per caso si trova qualche neurone nella scatola cranica, puoi giurarci che ha sbagliato strada. Puoi tagliargli la testa e sopravvivono ancora qualche giorno, come gli scarafaggi, ma se gli tagli l’uccello puoi star sicura che muoiono all’istante.»
E che dire della "RICETTA PER UNA TORTA DI MELE Corretta e riveduta da Ginevra"?
O la descrizione della casa che Marti decide di affittare?
In meno di tre metri quadrati, infatti, erano stipati wc, bidè, lavandino, lavatrice e doccia. Praticamente, mentre ero sul water potevo lavarmi i denti e contemporaneamente caricare la lavatrice.
Angelica Romanin, con l'acuta analisi dei personaggi da lei creati, introduce i lettori a far parte della loro vita, appassiona con l'umorismo che la distingue, dimostrando ancora una volta la sua capacità di indurre il sorriso e anche la risata aperta.
Un libro gradevolissimo, divertente e rilassante, nel quale non mancano gli spunti di riflessione in un finale dolorosamente realistico, che suppongo l'autrice abbia vissuto in prima persona.
Consigliato a chi ama sorridere.
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