martedì 7 novembre 2017

"SILIX" di Emanuela Riva



Buongiorno follower, buon martedì! 
Emanuela Riva ci presenta "Silix" creature della pioggia che hanno il compito di togliere l'infelicità da noi poveri tristi umani... 😉






Titolo: Silix
Autore: Emanuela Riva 

Genere: Paranormal/Romance

Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 7,29

Pagina autore: Emanuela Riva Autrice 







TRAMA:

Siamo in un mondo nel quale l'infelicità si propaga di cuore in cuore come un parassita. La specie umana sopravvive solo per merito dei Silix, creature della pioggia che vivono in un mondo parallelo al nostro, con il compito di incorporare l'infelicità degli uomini.

Il Re dei Silix, per salvare la donna che ama, ordina a Mily, la più giovane tra i Silix e legittima erede al trono come sua regina, di andare sulla Terra per incorporare la tristezza di Eric, che si trascina dietro un passato fatto di abusi e violenze.  







DICE L'AUTRICE:


Il romanzo parla di queste creature della pioggia chiamati Silix. Scendono sulla Terra per incorporare l'infelicità dell'essere umano. Solo così riescono a sopravvivere. La nostra protagonista Mily, avrà il compito di donare la speranza a Eric, che si trascina dietro un passato fatto di abusi e violenze. 







BREVI ESTRATTI:

Mily: Prima regola, mai e poi mai scendere sulla terra quando non pioveva, altrimenti avremmo rischiato di perdere la memoria e i nostri poteri di guarigione.
Seconda regola, non dovevamo innamorarci degli essere umani o rischiavamo che il nostro potere li facesse impazzire, portandoli al suicidio.
Terza regola, non dovevo assolutamente rivelare il mio nome di Silix a nessun terrestre che consolavo.


Eric: Presi la Colt infilandola nella fondina a tracolla, raccolsi la giacca dal letto e aprii la porta, trovandomi davanti la faccia di Stephen che mi sorrideva con la sua solita espressione da malato di mente.
«Carl ti vuole parlare» sogghignò stralunato con il piede tra l'uscio e l'entrata. L'alito che puzzava di uova marce come sempre mi fece storcere il naso. Lo guardai in cagnesco.
«Ora non posso, levati» risposi digrignando i denti; lo spinsi via con una spallata che lo fece indietreggiare e aggrappare alla parete scrostata e piena muffa. 









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