Buongiorno follower!
Ben ritrovati al nostro consueto appuntamento con la "giornata... a tema". Ospite di oggi, Maria Stella Donà, autrice, giornalista e tanto altro ancora. Leggete il tema che ha scritto per il nostro blog e poi seguiteci nel gruppo delle harmonyne, dove avrete la possibilità di conoscere meglio Maria Stella e i suoi lavori.
IL TEMA DI MARIA STELLA DONA'
Giornalisti e scrittori sono secondo me due mondi completamente diversi anche se, messi di fronte, sono i due volti di un unico modo di vedere le cose: ossia attraverso la cronaca, i fatti, le notizie.
Il giornalista scopre, annota, ha il senso di ciò che fa notizia, e la dà in pasto al pubblico cercando l’imparzialità, il distacco; lo scrittore parte dalla stessa notizia, ma la scrive riscattandola dall’imparziale e freddo resoconto dei fatti chiesto dalla deontologia e la veste di emozione o almeno ci prova.
Ecco, io dopo un po’ di lustri, durante i quali ho fatto e faccio la giornalista, ho sentito l’esigenza di dare libero sfogo anche alle emozioni. Sono partita da molti libri, ma indubbiamente “Il nome della rosa” di Umberto Eco mi ha aperto un mondo. Eco, semiologo, filosofo, esperto di mass media, narratore oltretutto è stato giornalista-pubblicista, fondatore del corso di laurea in Scienze della comunicazione nel 1992, ha scritto un libro dove c’era tutto: la cronaca di un’indagine , la ricostruzione storica di un medioevo inedito con luoghi illuminati nonostante il credo comune, il mistero, la passione , la politica.
Un giornalista secondo me è privilegiato rispetto a uno scrittore, perché ogni giorno si imbatte in storie e mondi che non cerca a priori, ma è costretto ad affrontare per lavoro ed è tutto humus per chi vuole raccontare un romanzo. L’ispirazione nasce proprio lì, davanti al cadavere coperto di una donna, uccisa dal marito che non sopportava di averla persa, o davanti all’arresto di un funzionario corrotto o all’arroganza del potere, o ancora davanti a un’affascinante attrice che nasconde anche un bel cervello , ecco è lì che scatta la molla che fa venire voglia di imbastire una storia, ma non per raccontare la storia, quella è un pretesto, ma per dare vita alle emozioni, ai sentimenti, alle sensazioni, alla libertà di sentire e di fermarsi a cogliere sfumature che emergono nei rapporti con gli altri, aspetti che nella fretta di vivere altrimenti si finisce per ignorare. A proposito di sfumature, la critica ha fatto a pezzetti “50 sfumature di grigio”, giustamente per le aspettative del mondo letterario. Il racconto è ripetitivo e i personaggi, soprattutto lei, sono macchiette, di loro non vengono raccontate le paure , i traumi scavando come un buon scrittore avrebbe certamente fatto, ma il racconto mi ha colpito perché ha centrato un tema, molto ricorrente in questo anni in cui il femminicidio è diventato un fenomeno esplosivo: Il rapporto mai risolto secondo me tra chi prevarica e come in una coppia anche solo per gioco. Il tema l’ho colto come giornalista, mi è capitato di intervistare donne perseguitate dai loro ex compagni, vittime di stalking , dopo aver vissuto con il loro carnefice momenti splendidi all’inizio. Ecco, ad affascinarmi è quello stadio intermedio tra il feeling iniziale e la caduta di tutte le inibizioni, anche di quelle che garantiscono il rispetto della persona. Uno stadio che qualche coppia purtroppo supera, qualche altra non raggiunge mai e le più fortunate invece dopo esserci arrivate imparano a gestirlo e a mantenerlo con ironia, glamour, capacità di vivere la vita con leggerezza senza mai sottovalutarne le mille e profonde sfaccettature. La parola giusta secondo me è proprio questa: sfaccettature, non sfumature. Ed è il tema che ho affrontato nel mio primo libro e che sto affrontando nel secondo e l’ho costruito pensando di essere una scrittrice e non una giornalista , perché avrei perso qualcosa durante il racconto e mi sono anche data un nome diverso, perché in quel momento mi concedevo di essere un’altra me stessa.
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