Buongiorno follower!
Vi segnalo "Vite rubate", il romanzo dell'autrice Monica Lombardi.
Questo è un giallo ed è la storia della nascita di un amore, ma è anche, forse ancora di più, la storia di una famiglia e di un rapporto che sembra essere danneggiato, perduto per sempre ma che, in realtà, sta solo attraversando un momento difficile, è solo sopito.
Titolo: Vite rubate
Autore: Monica Lombardi
Serie: "Mondo Mike Summers", spin-off della serie
originaria
Genere: Romantic suspenseCasa editrice: Spinnaker
Cover: progettazione e grafica di Federica de Selby,
fotoritratto di Virginia Parisi
Disponibile in ebook a € 3,99
a breve anche in cartaceo
Pagina autore: Monica Lombardi
TRAMA:
Paula Wellman è una donna sola e un’agente FBI. Sa bene che
si tratta delle due facce della stessa medaglia, come sa che il fatto di non
avere famiglia le fa guadagnare un viaggio in Alaska alla caccia di un tenue
collegamento tra l’esplosione di un’auto in cui è morta un’adolescente e un
cold case. Sa anche che molti dei suoi colleghi maschi non mandano giù il fatto
di dover lavorare con una donna, forse anche Dan Fusco, l’agente che viene
esiliato al freddo insieme a lei.
Dopo che la moglie Adele è morta in circostanze mai del
tutto chiarite, la vita di Zachary Walsh e della figlia Alice è stata sconvolta
e Zach sta cercando di riscriverla. Per farlo ha messo quanti più chilometri
possibile tra loro, un trauma doloroso e un passato per certi versi scomodo, e
ha scelto di trasferirsi a Willow, dove abita la sorella della moglie e dove si
muove Sam Pitka, il protagonista della sua fortunata serie di gialli.
Zach non è felice di vedere l’FBI presentarsi alla sua porta
e di essere di nuovo sotto la lente investigativa.
Paula si trova spiazzata di fronte a un uomo che sembra non
fare nulla per allontanare da sé i sospetti.
Attorno a loro un gruppo di adolescenti ribelli, annoiati,
che raccolgono e rilanciano sfide e delusioni, e l’inverno dell’Alaska alle
porte, pronto a coprire tutto con il gelo della sua neve.
Tornando al mondo di Mike Summers, il poliziotto di Atlanta
protagonista della sua prima serie, Monica Lombardi tratteggia un giallo
raffinato che si intreccia a una storia familiare di rapporti fragili,
danneggiati, forse vicini al dissolvimento. Il tutto in un’Alaska fatta di
boschi sconfinati, stellate che tolgono il fiato e abitazioni isolate,
un’ambientazione unica che sentirete sulla e sotto la vostra pelle.
BIOGRAFIA:
Monica Lombardi è nata a Novara da padre toscano e mamma
istriana. Oltre a scrivere romanzi lavora come interprete e traduttrice
freelance. Sposata, madre di due figli adolescenti, vive da molti anni in
provincia di Milano. Ama il cinema, trovare piatti facili e veloci per mettere
a tavola la famiglia senza perdere troppo tempo e scovare brani musicali capaci
di farle partire film mentali sulle scene del libro a cui sta lavorando.
Ha scritto tanto ma ha ancora un sacco di storie da
raccontare.
DICE L’AUTRICE:
Dalla Nota dell’autrice in fondo al libro
Questo romanzo ha avuto una genesi particolare.
Quando lasciai Mike Summers e i suoi amici e compagni di
avventura, alla fine di Scacco matto, diversi lettori mi chiesero se avessi
intenzione di continuare la serie. Fin da allora e poi negli anni successivi,
la mia risposta è stata sempre la stessa: mi piacerebbe dare un lieto fine
anche a Paula Wellman. Quello che nella mia testa era “il libro di Paula” è
rimasto nella mia mente per tanto tempo. Sapevo che sarebbe stato ambientato in
Alaska e che lei avrebbe indagato su uno scrittore vedovo e padre. Sapevo che
prima o poi avrei scritto questa storia, ma sembrava esserci sempre un progetto
che aveva la precedenza.
La scorsa estate, la serie di Mike Summers ha vissuto una
sorta di nuova giovinezza, attirando l’attenzione di tanti nuovi lettori. E di
nuovo mi sono trovata a leggere commenti di persone che si chiedevano se la
serie sarebbe continuata.
Era arrivato il momento giusto per questo libro.
E sapete qual è stata la meravigliosa scoperta? Quando ho
cominciato a lavorarci ho scoperto un mondo inaspettato, diverso da come l’avessi
immaginato. Perché questo è un giallo ed è la storia della nascita di un amore
ma è anche, forse ancora di più, la storia di una famiglia e di un rapporto che
sembra essere danneggiato, perduto per sempre ma che, in realtà, sta solo
attraversando un momento difficile, è solo sopito.
Ho adorato questi personaggi. Zachary Walsh in particolare è
stato un compagno di viaggio straordinario. Credo di non aver mai avuto tanto
in comune con nessun altro mio protagonista prima.
BREVE ESTRATTO/PROLOGO:
Willow, Alaska
Doveva andarsene.
Il falò crepitava al centro della radura, il suo calore
talmente vicino che sentiva le guance bruciare. O era l’effetto della vergogna
e della delusione cocente?
L’umidità del bosco premeva alle sue spalle e le alte fiamme
guizzanti creavano ombre sinistre tra gli alberi.
Si guardò intorno. Non incrociò lo sguardo di nessuno ma le
sembrò che tutti stessero già ridendo di lei.
Maschere distorte da quella luce in movimento, mostri nella
notte. Perché solo dei mostri potevano prendersi gioco così delle persone.
Fece un passo indietro e andò a sbattere contro qualcuno.
Si voltò dall’altra parte, terrorizzata all’idea di vedere
chi fosse.
Doveva andarsene, sì, quindi se ne sarebbe andata, usando lo
stesso mezzo con cui era arrivata fin lì, anche se non era suo. Non gliene
fregava niente e quel branco di depravati se lo meritava.
Si allontanò dal fuoco, usando la sua luce sempre più fioca
per raggiungere il gruppo di auto parcheggiate. Rischiò di inciampare su una
radice ma continuò senza rallentare, rifiutandosi di guardare nelle pieghe buie
che circondavano la radura.
Le chiavi!
Come avrebbe fatto se non le avesse trovate in macchina?
Ma le chiavi c’erano, ancora inserite nel cruscotto.
Entrò e si tirò dietro lo sportello, chiudendo il resto del
mondo fuori. L’abitacolo l’accolse come un bozzolo. Niente più freddo del bosco
o caldo del fuoco, niente più voci se non un mormorio sommesso, coperto quasi
del tutto dalla musica che usciva da uno stereo che qualcuno aveva portato.
Quella musica le avrebbe fatto comodo, avrebbe coperto il rumore del motore.
Quando ebbe messo in moto, però, si rese conto che non
voleva che la sua uscita di scena passasse inosservata. Voleva che la
vedessero, che la guardassero.
Voleva che si chiedessero che cosa l’aveva spinta ad andare
via così, senza avvisare nessuno, con un’auto non sua.
Voleva che lo capissero.
L’avrebbero guardata allontanarsi lungo la strada sterrata,
sempre più veloce e… sì, avrebbe lanciato la vettura contro un albero.
Questo li avrebbe costretti a capire, no? Lui, in
particolare.
Si sarebbe pentito, le avrebbe chiesto scusa, avrebbe
cercato il suo perdono.
Si sarebbe accorto di lei, questa volta per davvero.
Tutti si sarebbero accorti di lei e del male che le avevano
fatto.
I fari dell’auto le indicarono l’imboccatura della strada
sterrata che portava giù dalla collina, verso il paese. Bastò una lieve
pressione sull’acceleratore, il dislivello fece il resto. Vide l’albero, lo
scelse. Era perfetto: lei sarebbe andata dritta mentre la strada curvava
leggermente a sinistra.
Il grosso pino si stava avvicinando in fretta, troppo in
fretta, e sembrava enorme e duro. Definitivo.
E se avessero riso di lei anche per questo gesto, per questa
bravata?
All’improvviso il suo piano le parve un’inutile pazzia e
staccò il piede dall’acceleratore, spostandolo verso il freno.
Non ebbe il tempo di premerlo.