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Nuova veste grafica e nuovi contenuti per "Il kamikaze di cellophane" dell'autore Ferdinando Salamino, edito Golem Edizioni
Titolo: Il kamikaze di cellophane
Autore: Ferdinando Salamino
Genere: Noir psicologico
Casa editrice: Golem Edizioni
Disponibile in ebook a € 5,99
TRAMA:
Un uomo legato a un letto, imbavagliato e ferito, un altro
armato di un vecchio rasoio da barbiere, pronto a compiere una vendetta
efferata.
Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in
uno spietato assassino?
Per scoprirlo, dobbiamo addentrarci nelle spire di una
Milano “aliena e ostile” e incontrarvi il protagonista, Michele Sabella.
Cresciuto accanto a una madre fragile e a un padre violento, Michele racconta
in prima persona l’insorgere della psicosi e il conseguente ricovero
nell’istituto psichiatrico che egli chiama Escape Room. Tra quelle mura si
innamora di Elena, ventunenne anoressica, “la mia dea di ossa.”
Quando, pochi giorni dopo la dimissione dall’istituto, la
ragazza tenta il suicidio, Michele capisce che qualcun altro, qualcuno di
insospettabile, la sta spingendo verso la morte, e decide di indagare. Guidato
dai propri “demoni di cellophane”, voci che gli affollano la mente
suggerendogli intuizioni illogiche eppure quasi sempre esatte, Michele elude la
coltre di silenzi e bugie che circonda la ragazza e giunge alla più disturbante
delle verità.
BIOGRAFIA:
Ferdinando Salamino è nato nel 1971.
Laureato in Psicologia Clinica a Torino, la sua vita si
divide tra Milano, dove è nato, e il Regno Unito, dove esercita come
psicoterapeuta e insegna Psicologia all'Università di Northampton.
Nell’aprile del 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo “Il
Kamikaze di Cellophane”, un noir psicologico autoconclusivo, attualmente edito
da Golem Edizioni.
A Ottobre 2019 il suo racconto breve “Sangue Bianco” è stato
inserito nell’antologia noir “Il Tallone di Achille”, a cura del maestro del
noir italiano Massimo Tallone.
Il suo secondo romanzo, “Il Margine della Notte”, vedrà la
luce a Gennaio 2020, per Golem Edizioni.
DICE L’AUTORE:
Nato come storia autoconclusiva, il romanzo vede la genesi
di Michele Sabella, investigatore "per caso", in grado di trovare i
colpevoli attraverso intuizioni e scoperte al limite del delirio.
Lo ritroveremo, in una storia collocata sei anni dopo gli
avvenimenti del "Kamikaze", nel secondo capitolo della sua storia,
"Il Margine della Notte", in uscita a Gennaio 2020 per Golem
Edizioni.
Il romanzo è comunque autoconclusivo.
BREVE ESTRATTO:
Una strada sterrata incuneata nel nulla la condusse a
destinazione.
La reception era un gabbiotto con vetri oscurati e un
cassetto basculante che permetteva di registrarsi senza dover scendere
dall’auto. La voce le parlò da un piccolo microfono a lato del gabbiotto,
augurandole un buon soggiorno.
Elena ringraziò, prese la tessera magnetica dal cassetto e
si avviò verso la stanza che le era stata assegnata. Aveva scelto una suite con
vasca idromassaggio e parcheggio riservato.
C’era un meccanismo elettrico che permetteva di calare una
tenda per nascondere l’auto alla vista, ed Elena lo attivò senza sapere perché.
Entrò nella camera. Era spaziosa e colorata, con pareti sui
toni del blu e del viola e specchi ovunque, sulle pareti e sul soffitto.
La vasca era incassata nel pavimento e, come garantito dalla
pubblicità, era abbastanza ampia per contenere due persone.
Immaginò come sarebbe stato venirci a fare le cose che fanno
gli amanti e tornare a casa trattenendo sulle labbra un sorriso e un segreto.
Fece scorrere l’acqua e azionò l’idromassaggio. Saggiò la
temperatura con le dita e si spogliò, piegando con cura gli abiti sul bordo del
letto.
Gli specchi la schiaffeggiarono da ogni lato con le immagini
del suo corpo concavo, della ragnatela di vene che le correva sul petto e lungo
gli arti, del viso cadaverico. I fari obliqui della stanza la scrutavano dal
soffitto, penetrando al di sotto del mascara, del fondotinta, del rossetto,
svelando la spettrale realtà delle ossa e dei fasci muscolari.
La bottiglia di vodka era ancora ghiacciata. La aprì e si
umettò le labbra con il denso liquido rosa pallido.
Era buona.
Diede un sorso più deciso, poi un altro. La testa si fece
leggera.
Era venuta da me per dirmi addio, la mattina precedente, ma
si era intenerita, come le accadeva sempre di fronte al mio amore ottuso e
scostumato. Aveva lasciato che la fame di vita che aveva dentro prendesse il
sopravvento e si era abbuffata di carezze, di baci, di orgasmi.
Era stata debole.
Le restava quell’unica opzione e in fondo non si trattava di
un pensiero sconosciuto. Aveva sempre danzato al confine tra i vivi e i morti,
si trattava di scegliere un lato della pista da ballo una volta per tutte.
It’s too late to apologize
It’s too late
Bevve un altro sorso, estrasse dalla borsetta la confezione
di Halcion e si infilò nella vasca.
L’acqua era calda al punto giusto e l’avvolse in un tenue
abbraccio.
Le bollicine dell’idromassaggio le accarezzarono la pelle,
tranquillizzandola.
Inghiottì una compressa, accompagnandola con un sorso di
vodka.
(...)
Poteva vedersi nello specchio, dalla posizione in cui era, e
per un attimo la figura che rideva esibendo le guance scheletriche le parve
estranea, come se quello fosse l’atto finale di un’opera teatrale di cui lei
era semplice spettatrice.
Solo una vocina distante, mezza annegata nell’alcol e nelle
benzodiazepine, le mormorava una fioca protesta, ripetendo che era un peccato.
Che non era giusto.
«Sta’ zitta» disse, e ingoiò un’altra compressa.
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