Buon pomeriggio, amici lettori!
Approfittando del giorno di riposo, ieri ho letto "Vorrei chiamarti papà" di Stefano Bisani. Ho già avuto modo di apprezzare l'autore nella raccolta "Senza tema" e con questa pubblicazione confermo la mia opinione sul suo operato. Il libro nasce sotto l'egida degli Autori Solidali e il ricavato delle vendite andrà ad aiutare una donna vittima di violenze e il suo giovanissimo figlio.
Cover realizzata dall'artista muggesano Marco Chermaz.
Autore: Stefano Bisani
Genere: Thriller con suspense
Disponibile in ebook a € 3,99
E in formato cartaceo a € 15,00
Contatti autore: Facebook
TRAMA:
VORREI CHIAMARTI PAPÀ è un romanzo di formazione e allo stesso tempo un thriller psicologico scritto da Stefano Bisani col supporto del gruppo FB "Autori solidali" il cui motto è: scrivere fa bene; leggere fa bene; fare del bene fa bene.
Infatti, il ricavato delle vendite andrà ad aiutare una donna vittima di violenze e il suo giovanissimo figlio.
Il romanzo è ambientato in una Trieste dei giorni nostri che fa da sfondo, in una calda estate, al viaggio esistenziale di Giulia, una normale e tranquilla sedicenne che vive le sue giornate dividendosi tra gli amici, il fidanzato e la sua famiglia all'apparenza perfetta, ma che in realtà cela più ombre che luci: una madre remissiva e iperprotettiva e un patrigno onnipresente. L'inaspettata notizia del suicidio del padre in carcere per Giulia rappresenta l'inizio della caduta libera nel baratro del suo io.
Una rete di dubbi e interrogativi avvilupperà la ragazza come in una tela di ragno, trascinandola in un vortice che non risparmierà nessuno, né il premuroso fidanzatino, né i suoi genitori. Come in un gioco di specchi deformanti gli innocenti non saranno più tali e Giulia non solo dovrà fare i conti con un pesante passato che è tornato prepotentemente a bussare ma anche con un presente che mostrerà il suo lato più oscuro.
Tradita dal mondo degli adulti diverrà preda di un delirio fatto di visioni e desideri di vendetta che la condurranno a compiere un gesto fatale da cui non otterrà né pace né redenzione.
La storia si divide tra presente e passato.
Protagonista è Giulia Balzini, diciotto anni, in carcere per essersi macchiata di un crimine orribile.
Un viaggio a ritroso nel tempo per spiegare il motivo che l’ha condotta lì, per capire cosa sia successo davvero quando era solo una bambina. Un tarlo che la perseguita da quando, all’età di sedici anni, in seguito alla morte del padre, riceve in eredità da quest’ultimo delle lettere destinate a lei - ma mai ricevute - oltre a tutta la documentazione degli atti processuali che lo hanno visto coinvolto, accusato, forse ingiustamente, di averla abusata. Grazie all’ausilio di questo materiale, tutte le sue certezze verranno stravolte. I ricordi confusi, come brevi flashback, riaffioreranno, portando alla luce nuove verità.
Davvero suo padre era un mostro? Un mostro o un brav'uomo?
Non posso farlo. Non riesco a dimenticare. Non so più cosa pensare: chi ha ragione? Chi è colpevole? Perché ci sono tante bugie? Perché ci sono mille verità? Perché ci sono miliardi di versioni? Miliardi di possibilità? Perché? Non so più chi è mia madre, chi è Fabio, chi è stato mio padre.
In un'altalena tra dubbi e certezze, si mescolano pensieri sconnessi, negativi, visioni. Realtà o il principio della follia?
Lungo e costellato di difficoltà il percorso che dovrà affrontare la protagonista.
Diverse le figure di contorno: la madre, Cinzia Coltri, e Fabio, il suo compagno; Francesca, la psicologa; il dottor Manfredi, l’avvocato che ha difeso il padre; Marco, il fidanzato della protagonista, sensibile e comprensivo; Serena, la migliora amica.
L’ottima caratterizzazione dei personaggi permette di entrare nella mente di una adolescente con le sue paturnie, i suoi sbalzi di umore, con quell’oscillare dall'amore all'odio e poi di nuovo all'amore in un battito di ciglia, i sentimenti elevati ai massimi livelli; aiuta a comprendere la rassegnazione di una donna vittima di violenze domestiche; fa toccare con mano le motivazioni di un uomo che arriva ad abusare di un bambino.
L’autore, Stefano Bisani, è stato bravo a portare alla luce un argomento così delicato, limitandosi alla descrizione dello stesso, senza tuttavia risultare di parte. Mette nero su bianco una storia, una delle tante, purtroppo, esponendo le inevitabili conseguenze. Nelle vesti di lettrice, quale spettatrice inerme di un triste spaccato di vita di cui alle volte si preferirebbe ignorare l’esistenza, mi sono lasciata accompagnare verso l’epilogo di cui già intuivo i contenuti.
A parte per qualche piccola svista, il testo risulta curato e scorrevole. L’argomento, come già detto, è di interesse e offre spunti di riflessione su quanto, a volte, possa essere malleabile la mente umana.
Lettura consigliata.