lunedì 4 dicembre 2017

"VIVERE CONTROLUCE" di Giorgia Golfetto



Buongiorno amici lettori, buon lunedì!
In uscita oggi "Vivere controluce", il nuovo libro di Giorgia Golfetto 😊









Titolo: Vivere controluce
Autore: Giorgia Golfetto
Genere: Narrativa

Disponibile in ebook a € 1,49
a breve anche in formato cartaceo

Pagina autore: La pagina di Giorgia 









TRAMA:


Anna è una donna felice e realizzata: dipinge, è moglie, è madre.
Davanti a una tazza di caffè, un giorno, ripercorre passo dopo passo gli anni trascorsi dalla prima adolescenza. Con occhio velato, guarda dentro al suo cuore: che ora è libero dalle catene dell’odio e del rimpianto, ma non è sempre stato così.

A 14 anni, l’esistenza di Anna è stata travolta da un evento inaspettato. Da allora, si è resa conto che la vita non va confusa con la mera sopravvivenza: per vivere davvero, ci vuole coraggio, soprattutto ci vuole l’Amore.
Il suo è stato un lungo percorso di scoperta e crescita, di sofferenza e gioia: alla fine, ha ritrovato se stessa, quella bambina-donna che aveva smarrito nel dolore e nell’autolesionismo.
Anna ha imparato ad amare e a farsi amare. Ha trovato la strada giusta per il futuro che ora le appartiene.





BIOGRAFIA:

Giorgia ha 39 anni ed è una mamma e una moglie che ha dovuto interrompere tutto per i figli.
Il tutto non è importante, era tanto tempo fa.
È nata e vive in Veneto, vicino a Venezia. La città sul mare che ha ispirato e ospitato grandi artisti. Un luogo di eterna cultura e splendore.
Ha iniziato a leggere come tutti: a scuola. In tenera età prediligeva il gioco, crescendo ha scoperto la lettura e, con essa, è cresciuta.
Ha iniziato a scrivere molto presto: poesie e pensieri. Aveva 13 anni quando “Les Fleurs du mal” di Baudelaire giunsero nelle sue mani, fu un caso e un amore a prima vista. Dopo la lettura del “poeta meledetto” iniziò a comporre brevi pensieri, talvolta in rima.
Nessun componimento superò il muro di cinta della sua casa, almeno fino all'avvento dei social media.
Polvere sui ricordi è il titolo della sua prima pubblicazione avvenuta nel Marzo 2017.
Odia la domanda “perché scrivi”. Scrive perché le piace e perché ha qualcosa da dire. Ama le storie che contengono un significato (foss'anche quello di divertire) e che sappiano scatenare emozioni forti. Con la scrittura e nella scrittura Giorgia si ricarica e trova il bandolo della matassa dei suoi vorticosi pensieri.
Non ama parlare di sé, preferisce lasciare frammenti del suo essere tra le pagine dei suoi racconti.
Se cercate titoli onorifici o lauree ad honorem, avete sbagliato persona: non ha una laurea né ha conseguito alcun premio letterario; per vincere bisogna partecipare. Lei non ha partecipato.
Nel tempo libero da scrittura e famiglia, Giorgia legge molto e spazia senza sosta da un genere all'altro, senza mai farsi mancare un classico.
Collabora in veste di recensore per il blog letterario Insaziabili Letture.
Ha scritto e auto pubblicato tre libri:
- Polvere sui ricordi (self Publishing) – Narrativa rosa contemporanea
Amore e guerra. La relazione profonda tra essere e vivere.
- Guida astronomica per genitori alienati (self publishing a quattro mani con l'autore Massimo Della Penna). - Comico - famiglia
Un ironico viaggio attraverso le piacevoli disavventure genitoriali.
- Non camminerai mai più da solo (self publishing con l'autore Stefano Iacuessa). - Narrativa contemporanea
Una novella sul rapporto tra due fratelli immersi in un contesto sociale alquanto comune.
Il genere che più le si addice è la narrativa rosa o contemporanea, tuttavia, è un'autrice che ama sperimentare e azzardare. Il suo motto è studio, impegno e applicazione.







DICE L'AUTRICE:

Il libro tratta di un problema molto diffuso: i disordini alimentari. Le esperienze della protagonista sono attinte dalla realtà (cause escluse). La realtà è la mia. Ne ho sofferto per anni e non posso dire di esserne completamente uscita.
Come per tutte le dipendenze non se ne esce mai del tutto, ma si impara a gestirle e a controllarle.







BREVE ESTRATTO:

Mi chiamo Anna, ho 45 anni e sono seduta in veranda a respirare l’aria che profuma di vita. Mi sono svegliata poco fa e il cielo era così bello che non ho resistito. Quando la natura chiama, bisogna fermarsi e seguire quella eco, farsi coccolare dalla sua materna carezza e assaporarne l’essenza.
C’è una leggerissima bruma, a quest’ora del giorno, che rende il paesaggio magico. Sembra quasi di vivere all’interno di un romanzo epico, nell’attesa che l’eroe appaia all’orizzonte pronto a giurarci amore eterno.
Lo so che la mia fantasia corre troppo veloce, ma è inevitabile per la mia mente costruire un’avventura semplicemente dall’incanto che sprigiona una, insolitamente fresca, mattina di giugno.
Tuttavia la mia testa ha già una storia, meno epica e più infausta.
È bastata una tazza di caffè.
Sarà stato il raggio del timido sole che ha illuminato il tavolo o forse il bacio di mio marito mentre mi porgeva la bevanda fumante, sta di fatto che i pensieri hanno iniziato a viaggiare nella direzione meno scontata.
Il collegamento, però, è semplice.
Quel caffè nero, amaro, bollente e servito in una tazza da tè mi ha riportato alla mente Mario Zago.
Mio padre.
Mio padre aveva i miei stessi gusti in fatto di caffè ma, fortunatamente, non sembro avere altri tratti in comune con lui.
Con la consapevolezza raggiunta, mi rendo conto di non aver mai davvero conosciuto quell’uomo, sangue del mio sangue. Non ne ebbi l’opportunità, anche se ci provai.
Per il famoso notaio Mario Zago io ero un bellissimo soprammobile da esibire durante cene e occasioni particolari e come tale, non dovevo parlare, non dovevo chiedere. Solo sorridere.
Ero una figlia modello davanti alla sua corte e il nulla tra le mura domestiche.
Non sarei dovuta esistere. Fu un imperdonabile errore di mia madre, almeno secondo mio padre: lei lo ingannò. Quando rimase incinta, lottò per tenermi, mettendosi contro l’uomo che amava e che non desiderava avere figli, e quando Mario Zago voleva una cosa trovava sempre il modo di ottenerla. Tranne allora.
Sembrerebbe l’amore profondo di una mamma verso la sua creatura, e forse lo fu. Solo che rimase anche l’unico atto d’affetto sincero che io annoveri tra gli strani comportamenti di Cristina, mia madre.
Ora come ora, ricordo il mio passato con dolce malinconia. Ho imparato ad accettarlo come parte fondamentale del mio essere, ma non come unica ragione.
Ci sono stati periodi in cui quella vita ha rischiato di trascinarmi nel baratro di una morte apparente. Ho rinunciato al presente per troppi anni, alimentando il dolore con la paura, indossando abiti inadeguati alla mia anima, cercando una perfezione che non aveva ragione di esistere.
Ho dovuto incontrare ogni demone e guardarlo negli occhi per impedirgli di divorarmi, ho sconfitto il timore e la vergogna accettandoli, ma sopra ogni cosa ho dovuto imparare ad amare e a lasciarmi amare.
Nonostante la mia infanzia e parte della mia giovinezza siano state davvero critiche, non ripudio nulla, nemmeno una lacrima. Se lo facessi, dovrei rinnegare le gioie che ogni ferita non rimarginata ha lasciato filtrare nel mio cuore, e sono state molte, molte più dei dispiaceri.
“Lascia fare alla vita e lei ti insegnerà come amarla”, diceva sempre mia zia Caterina, la sorella di mia madre.
La stella polare nel mio personale viaggio, l’astro più brillante a illuminare il mio cammino, anche se non l’unico.

Il caffè l’ho bevuto, papà, e ho brindato a noi! Forse ora riuscirai a capire che, nonostante tutto il male infertomi, io ti voglio bene. 






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