lunedì 25 febbraio 2019

"LA FIGLIA DI FREYJA" di Giovanna Barbieri



Buongiorno follower, buon lunedì!
Iniziamo la settimana con la segnalazione al nuovo libro dell'autrice Giovanna Barbieri: "La figlia di freyja"








Autore: Giovanna Barbieri
Genere: storico, avventuroso, sentimentale

Disponibile in ebook a € 0,99





TRAMA:

La piccola Gundeberga, albina e figlia illegittima di Cunimondo, re dei Gépidi, è cacciata dal villaggio con la madre, a causa del suo aspetto diverso, e costretta a rifugiarsi nella foresta. A lungo rimane da sola nella selva finché non incontra il Longobardo Gundulf, ferito da un orso. Tra i due si accende quasi subito una passione travolgente e combattuta. Nel frattempo, la principessa Gépide Rosmunda è rapita dai Longobardi per ordine di re Alboino che desidera sposarla per garantirsi la legittimità al trono.



BIOGRAFIA:

Giovanna Barbieri nasce a Verona il 15/01/1974.
Appassionata da anni di Medioevo, alto e basso, nel 2013 apre un blog a tema medievale, dove posta numerosi articoli riguardanti la vita del periodo; racconti; recensioni di libri e film e altro ancora.  http://ilmondodigiovanna.wordpress.com/
Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo storico time travel (la stratega, anno domini 1164) e nel 2016 i seguiti: il sole di Gerusalemme A.D. 1165-1170 e il Ritorno A.D. 1170-1180. La stratega trilogia è anche disponibile in Kindle Unlimited.
Nel 2015 pubblica con la CE Arpeggio libero editori Cangrande paladino dei ghibellini (XIV secolo), disponibile in cartaceo.
Nel 2017 pubblica il romanzo storico sentimentale dell’amore e della spada: Beatrice e Giuliano A.D 1513 e Silfrida la schiava di Roma (V secolo), disponibile in tutti gli store on line solo in formato digitale con la CE Delos Digital.
Nel 2018 pubblica il primo di una serie di gialli tardo medievali: L’accusa del sangue, con protagonisti Goffredo Fortespada, Fiamma ed Edmundo de la Turre.



DICE L’AUTRICE:

Un pomeriggio estivo stavo camminando per Verona e mi sono imbattuta in un banchetto di libri usati. Non ho potuto fare a meno di curiosare tra i titoli e ho trovato Rosmunda, la regina barbara di Lia Pierotti Cei. La vita della principessa Gépide Rosmunda, figlia di Cunimondo, il cui popolo è stato quasi sterminato dai Longobardi capeggiati da Alboino che desiderava sposare Rosmunda per garantirsi la legittimità al trono.
Man a mano che leggevo il saggio, la mia fantasia ha iniziato a volare. In principio, l’idea era di scrivere un racconto ma, come sempre, non ho il dono della sintesi e il racconto breve si è trasformato in una novella (o romanzo breve).  Ho dovuto anche leggere alcuni articoli per rendermi conto di cosa mangiassero all'epoca, di come vestissero, di come si comportassero gli uomini Longobardi con le loro donne ecc.

Per quanto riguarda la principessa Gèpide Rosmunda e il re Longobardo Alboino, non ho dovuto inventare nulla. La loro storia è ben descritta nel saggio di Lia Pierotti Cei. La loro caratterizzazione psicologica non è stata complicata.

Ho creato anche due personaggi di fantasia: l’albina Gundeberga e il guerriero Longobardo Gundulf. Ho voluto creare una storia d’amore contrastata tra due persone di etnia diversa: i Gépidi e i Longobardi, in lotta tra loro. Ma dovevo anche fare in modo che si potessero incontrare da soli per vivere la loro passione e non potevano farlo né nel villaggio Longobardo (non avevano prigionieri Gépidi, salvo forse qualche serva di Rosmunda, ma non nell'anno da me descritto) né in quello Gépide, dove al massimo i prigionieri di rango (non credo i guerrieri semplici) erano rilasciati solo dopo il pagamento di un riscatto in monete o in beni alimentari. Così ho pensato a un’albina, cacciata da bambina dal suo villaggio e costretta a vivere nella foresta. Nel periodo medievale, le persone comuni avevano paura degli albini, più fragili di pelle e ci vedevano poco durante il giorno (troppo simili a spiriti) e credo che fossero uccisi o sacrificati agli dèi, anche se la Storia non ne parla in modo aperto.






BREVE ESTRATTO:

«Devo confessarti che mi manca la birra che bevevo a fiumi durante i banchetti di re Alboino, ma anche la carne di suino, con la quale il mio popolo produce le riserve di cibo per la brutta stagione, e i formaggi di capra e pecora» iniziò il guerriero.
«Io non ne sento la necessità, il bosco mi offre di che vivere. Lo sai che abito qui da quando avevo cinque estati» s’intromise lei, ma fu subito interrotta da Gundulf.
«Mai però quanto mi mancano le risate infantili dei miei figli e quanto sentirò la tua assenza, una volta che sarò ritornato al villaggio» le confidò infine accarezzandole piano i lunghi capelli.
«Anche la tua lontananza mi stritolerà il cuore in una morsa, ma lo sai che non posso venire con te. Tutti hanno paura di me e i Longobardi mi ucciderebbero» commentò mesta e infelice.

Non voleva che Gundulf la vedesse piangere, ne andava del suo orgoglio, così tuffò il viso nel suo collo per reprimere i singhiozzi.


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