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La segnalazione di oggi è per "Ubi tu", il libro dell'autrice Deborah P. Cumberbatch
La segnalazione di oggi è per "Ubi tu", il libro dell'autrice Deborah P. Cumberbatch
Titolo: Ubi tu
Autore: Deborah P. Cumberbatch
Serie: Lie detectors Vol.1
Genere: Contemporary Romance
Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 14,50
Pagina autore: Deborah P. Cumberbatch
TRAMA:
Avevo quindici anni quando Stephen Holland, il più grande
esperto al mondo di linguaggio del corpo e di mimica facciale, mi ha salvato la
vita.
Con i suoi libri e i suoi studi mi ha permesso di non essere
risucchiata dalla spirale di solitudine e inesistenza che era diventata la mia
quotidianità e le emozioni si sono così trasformate nel mio rifugio, la mia
casa, la mia certezza.
Rappresentano la mia arma: io sono una lie detector.
Scovo la verità scritta sul volto di ogni persona, nei
gesti, nei silenzi, nelle contraddizioni.
Sono una macchina della verità: osservo, codifico,
interpreto e oggi faccio parte della Holland Investigation Agency per lavorare
con lui e aiutarlo a risolvere casi considerati impossibili.
Potete capire la mia delusione quando scopro che il mio eroe
è così bello da sembrare una statua greca, ma è come un robot che ha rinunciato
a provare qualunque tipo di emozione e non esita un attimo a dirmi che, per via
della mia sensibilità, questo lavoro potrebbe schiacciarmi.
Ritiene che la mia umanità possa rendermi debole.
Tuttavia i suoi occhi sembrano parlarmi con un linguaggio
che supera le parole, un sussurro di emozioni al di là del tempo, un mistero
che esige di essere svelato.
E io mi fido, perché gli occhi non mentono mai: sono
frammenti di anima di uno specchio che deve essere ricostruito e che tingono le
espressioni facciali di sfumature uniche.
Dovrei stargli lontana, perché uno sguardo non dovrebbe
avere tanto potere, ma non voglio.
So che questo è il mio posto. Sono nata per essere qui e ho
intenzione di dimostrarlo.
Perché Stephen Holland è anche la prima persona ad avermi
vista davvero.
È il mio maledetto evento sincrono.
BIOGRAFIA:
Sono Deborah P. Cumberbatch, lettrice compulsiva,
ossessionata dalle parole e dalla magia che possono creare con il loro semplice
intrecciarsi.
Studio psicologia, facoltà che ho scelto perché mi hanno
sempre affascinato i meccanismi della mente umana, quei dinamismi che ci
portano a prendere determinate decisioni piuttosto che altre e il mondo
interiore di ognuno di noi che ci rende unici, ma il mio sogno è quello di
diventare una scrittrice da quando avevo otto anni.
Ho un amore incondizionato per qualunque buon libro,
soprattutto i romance e i paranormal romance: credo che non possa esistere una
scrittrice che non sia prima di tutto una lettrice e sin da bambina i libri
sono sempre stati un porto sicuro in mezzo al caos della vita. La lettura e la
scrittura hanno sempre avuto il sapore di casa, sono la mia terapia: poter
vivere mille mondi, essere chiunque io volessi, evadere dalla realtà, ma
ritornare con mille nuovi sogni e parole che sanno di favola… Credo che non
esista cura migliore.
La frase che mi rappresenta meglio? Sicuramente quella
dell’uomo che è riuscito dal nulla a creare un mondo meraviglioso: Walt Disney.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo. Ricorda sempre che questa intera avventura è
partita da un topolino”.
DICE L’AUTRICE:
La storia sarà ambientata a Londra e mi rendo conto che
non avrei mai potuto scegliere altra città per la storia di Stephen e Megara.
Mi sono innamorata di Londra sin dalla prima volta che l’ho
visitata, un amore profondo e immenso che spero possa trasparire da queste
pagine. Megara è una ragazza napoletana che, per motivi che scoprirete nel
corso della lettura, si trasferirà a Londra e ne resterà incantata: tutte le
sensazioni e le emozioni che prova nel camminare tra quelle strade, l’amore per
la sua organizzazione, il suo dinamismo, il calore che percepisce in ogni
luogo... Sono tutte esperienze che hanno colpito me e che volevo davvero
condividere con voi. Ma ho anche sottolineato gli aspetti negativi: avete mai
provato l’astinenza da caffè? È terribile, ve lo assicuro.
In quei giorni ero un metro e una patata di cioccolata
calda, l’unico “sostituto” valido che ho trovato del caffè.
Insomma, adesso, sostituto… diciamo piuttosto che era
l’unico modo per non impazzire. Ne bevevo fiumi e fiumi, sognando in segreto il
mio caffè schiumato.
E poi, da ragazza napoletana, sentivo la mancanza del cibo
della mia terra: mozzarella, provola, sfogliatelle, la parmigiana della nonna…
Avevo le allucinazioni: la gente iniziava ad assomigliare a delle fette di
pizza!
Nel libro si parlerà di cinesica, la scienza che studia
il linguaggio del corpo e la mimica facciale, e in particolare farò riferimenti
agli studi di Paul Ekman, di cui sono una grande ammiratrice e ho avuto il
piacere di leggere la bibliografia, non solo per via del mio percorso di studi,
ma anche perché credo che la sua scienza, spesso così sottovalutata, sia in
realtà la base di ogni rapporto umano. Noi siamo le nostre emozioni e il nostro
corpo ne è lo specchio.
Le emozioni sono la nostra ragione di vita, ci permettono di
vivere nel nostro mondo ma, dato che il sistema di comunicazione umana risulta
dall’interdipendenza di diversi sistemi comunicativi, quello non verbale,
paralinguistico e cinesico non viene molto considerato, perché prelude
l’intenzionalità umana.
Eppure, paradossalmente, sono proprio le nostre emozioni che
parlano davvero.
Che cosa c’entrerà tutto questo con la storia di Megara e
Stephen?
Che cosa intendo quando li definisco lie-detectors?
Per quanto riguarda il titolo, è un’antica formula
matrimoniale latina che ho diviso tra i due volumi della dilogia: “ubi tu, ibi
ego” che sta per “dovunque tu sia, io là sarò”, perché in fondo il destino a
suo modo ci mette sempre lo zampino. Esso risiede in noi e ci porta esattamente
dove dovremmo essere. Credo nelle anime gemelle, nei fili rossi che le
collegano in modo da permettere loro di ritrovarsi in qualunque parte del mondo
esse siano, proprio come racconta l’antica leggenda giapponese: due anime
legate insieme da questo infinito filo rosso invisibile, disposte a viaggiare
fino ai confini dei sogni e degli incubi per ricongiungersi, che bruciano in
modo dirompente sin dal primo sguardo.
Sin dal primo istante. Sempre.
A volte persino all'interno di un'agenzia investigativa.
BREVI ESTRATTI:
«Tu sei una maledetta emozione, Megara.» Pare non avermi
nemmeno sentita.
«Un’emozione?» domando, perplessa. Sembra quasi un’offesa.
«Sì, l’unica che non riesco a controllare. Rabbia, paura,
gioia, tristezza, sorpresa, colpa, vergogna… erano semplici, prevedibili,
sistematiche. Ma tu…» scuote la testa, «sei diventata un’emozione, la mia
emozione, e non so se riesco a controllarti. Né se lo voglio.»
Sollevo gli occhi lentamente, ma so benissimo chi mi troverò
davanti: Stephen Holland, che mi osserva con il suo sguardo inespressivo, che
però manda comunque in totale blackout ogni mio pensiero razionale. «Dottor
Holland» mormoro.
«Signorina De Medici.» Mi aiuta a raddrizzarmi e fissa i
miei piedi per qualche secondo, ma resta comunque a pochi centimetri da me,
continuando a inebriarmi con il suo profumo. «Perché insiste a indossarli se
non sa camminarci?»
«Cosa?
«I tacchi» spiega, indicandoli con un cenno del capo.
«Ehm…» Sono indecisa se morire di vergogna o dargli dello stronzo.
«Non lo sa neanche lei.»
«La mia coinquilina» mi ritrovo a dire, anche se non so bene
perché. A quanto pare la sua vicinanza mette anche fine a qualunque mio freno
inibitorio. «Lei crede che conferiscano un senso di sicurezza.» Mi mordo il
labbro inferiore, a disagio.
«Si sente più sicura?» domanda con tono piatto.
«No, affatto» sospiro, allontanandomi da lui ancora di
qualche passo per recuperare la lucidità mentale. «Ma spero che prima o poi
facciano effetto.»
Indica la mano con cui mi sono appena sistemata i capelli
dietro l’orecchio. «Non ci crede.»
Arrossisco: ah ah, beccata. «No, infatti.»
«Allora dovrebbe smettere di indossarli, la rendono goffa.»
Sollevo un sopracciglio. «Grazie.
«Non era un complimento.»
«Nemmeno il mio era un vero ringraziamento» dico, sollevando
il mento con orgoglio.
«È offesa» sospira, studiandomi.
Okay, deve smettere di guardarmi in generale. «No, affatto.»
«Sta mentendo.»
«E lei come lo sa?»
Stavolta è lui a sollevare un sopracciglio, come per dire:
“Fai sul serio?”. «Lo so.»
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