venerdì 5 febbraio 2021

RECENSIONE "L'AZZURRO FA BENE AGLI OCCHI" di S.I.

 

Dario Zizzo ha letto per noi "L'azzurro fa bene agli occhi" di S.I.






Autore: S.I

Genere: Narrativa

Disponibile in ebook a € 3,99

E in formato cartaceo a € 13,30



TRAMA:

L’azzurro è quello degli occhi magnetici di Sergej, tassista ucraino a Roma, in cui si perde Caterina, sensuale, giovane romana senza inibizioni, che gira per la città vestita come una puttana, così le grida Sergej, ma lei è puttana solo per lui. Una storia complicata, molto. Un gomitolo che si srotola tra la nostra capitale e l’Ucraina, all’ombra della guerra di pochi anni fa, dove si intrecciano uccisioni, tradimenti, adulteri, fughe, ritrovamenti, dolore, verità svelate. E sesso, perché in questo struggente romanzo, opera prima di una giovane umbra, vero talento letterario, c’è la passione pura e cruda e, si avvisano le lettrici e i lettori, scene di sesso passionale, perfettamente aderenti e funzionali ai personaggi, mai gratuite. Li seguirete nel loro viaggio all’interno della guerra, patirete per i dolori subiti, gioirete per l’amore sofferente, per i drammi che la guerra si porta dietro, per la vita che ricomincia, per la speranza che non deve mai venire meno! La giovane autrice S. I. (che significa Senza Identità) mostra di avere una saggezza inconsueta per i suoi ventisei anni e certi passaggi lo testimoniano, come questo: “Lei di filosofia non capiva nulla, ma le era noto che un filosofo aveva già scritto che le persone perfette non litigano, non combattono, non amano e non esistono”.Chissà, forse esiste una scrittrice prossima alla perfezione. Scopritela e amatela come a noi è accaduto. Adatto a un pubblico adulto.



Il romanzo, autoconclusivo, per me rientra nella narrativa generale, nonostante abbia un non indifferente carattere erotico. È incentrato sulla storia della relazione tormentata tra Caterina, disinibita ragazza romana, e Sergej (suoi gli occhi azzurri del titolo), inquieto tassista ucraino, durante la recente guerra in questo Paese, scenario dell’Opera assieme alla capitale italiana. S.I. sa scriverne bene, ammesso che “bene” sia un avverbio che si coniughi alla perfezione col sostantivo “guerra”, S.I. sa farci assaporare tutta l’amarezza che si accompagna a un simile evento.
Ho trovato di particolare interesse la descrizione dei personaggi - pedine mosse dalla scrittrice come una campionessa di scacchi, disegnando una trama che irretisce il lettore -, uno fra tutti lo zio della protagonista, con la sua vita trascinata, vissuta sonnacchiosamente per buona parte sul sofà:

Lo vedeva o in posizione eretta con la sigaretta in bocca o sdraiato ad arco sul divano. Dormiva sul sofà del salotto, vi mangiava disteso, ed essendosi rifiutato di tirar le cuoia all’ospedale, sempre tra quei cuscini era passato a miglior vita. Solamente che il giorno fatale, anziché col viso alla sala, era rivolto alla parete. Ecco come aveva vissuto: come una parentesi aperta, pensava Caterina ridipingendolo nella memoria, arcuato e volto ora alla sala ora al muro, e morto come una parentesi chiusa.

Non meno felici sono le parole usate dall’autrice per farci entrare nella protagonista, un’anima fragile:

La spiegazione suonava spontanea come il rumore del vento in riva al mare, lei invece si sentì attraversare tutta da un fastidio niente affatto naturale. Ma lo tenne per sé, non volle far capire che una gelosia che non aveva nessuna ragione di essere, ma alquanto familiare, le stesse sbocciando dentro. Un sentimento subdolo che molte volte l’aveva spinta al gioco di conquistare quello che non era suo con tanta determinazione da arrivare a mentire per il raggiungimento dei suoi obiettivi. A indebitarsi per essi, a sottomettersi fino a trascurare l’affetto per se stessa, nonostante la cristallina lontananza dal concetto d’amore. Per farla breve, qualcosa per cui lottare che le desse la convinzione di farla stare bene. In questo modo aveva iniziato spesso a giocare con gli altri per finire a trasformarsi nel loro giocattolo.

Apprezzabile risulta anche la rappresentazione degli ambienti interni ed esterni, capaci di riflettere la tristezza che, nonostante gli slanci erotici, è il denominatore comune, potremmo dire, dei personaggi, ecco quindi: 

Ma quell’autunno annunciò la difficile stagione che portava già con i suoi colori. Foglie di un giallo malato e di un rosso sangue rappreso, secco e smorto.
 
Trovo della poesia in questo, come nell’amore tra due personaggi minori: Stanko e Aleksej in terra ucraina, che fa dire al primo: 

«I baci tolgono il respiro. Aderiscono e risucchiano a fondo molto, molto meglio di una scopata. Non ce la si fa più certe volte, devi staccarti e respirare.» 

Il linguaggio è talvolta ricercato, talaltra meno, a seconda delle situazioni; S.I. sa utilizzare molto bene le figure retoriche, similitudini e analogie in primis.
Meno convincenti - e ridondanti - talvolta le scene di sesso (esplicito, in una parte sadico), materia scivolosa, perché è facile cadere nel grottesco, anche per gli scrittori scafati. Nonostante questa riserva, penso che il sesso estremo sia una credibile emanazione dei personaggi, di un uomo andato via da un Paese difficile, pieno di rabbia e ora con un matrimonio in crisi, e una giovane che così cerca di stordirsi, tanto per portare due esempi. Il sesso perciò è drammatico, come quello consumato dalla moglie Elisa e un collega in una Ucraina lacerata, quasi in un disperato, malriuscito tentativo di sottrarsi a quello spettacolo di morte, di affermare il primato della vita; in fondo, tutti quelli che si muovono nelle pagine di questo romanzo, anche i cattivi della peggior risma, ci appaiono come vittime della guerra, o forse della vita, dei propri demoni, e talvolta anche nel gesto più crudele troviamo una sua poesia, una traccia di pietà.
Troppi gli errori, che danno l’idea di una certa sciatteria, ne cito uno su tutti: “Jakunoviĉ” al posto del corretto Janukoviĉ, ex presidente del Paese dell’Europa orientale. Dal finale mi sarei aspettato qualcosa di più.
Tirando le somme, c’è del talento in questa scrittrice, acerbo, ma c’è, c’è una sua voce, tersa, potente, per cui credo che valga la pena leggere il romanzo, nonostante le predette incertezze. 


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