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Vi segnalo "Bello come un dio greco" dell'autrice Samanta Sitta,
edito Edizioni Del Loggione.
Titolo: Bello come un dio greco
Autrice: Samanta Sitta
Genere: chick-lit con contaminazioni contemporary romance
Casa editrice: Edizioni Del Loggione, Modena
Collana: “R come Romance”
Disponibile in ebook a € 3,49
TRAMA:
«Camilla è un'assistente alla vigilanza dei Musei Capitolini di Roma e ha una passione immensa per l'arte. Ambiva a un altro lavoro, ma è comunque felice perché ora può ammirare lui ogni giorno. Lui è perfetto, bello, virile, regale, una creatura superiore e inavvicinabile. Eppure Camilla non riesce a ignorare il richiamo della sua bellezza, perché Marforio è bello, bello come un dio greco... e ha il piccolo, trascurabile difetto di essere proprio la statua di un dio greco! Per conservare il posto di lavoro, Camilla deve iniziare una terapia psicologica per ritrovare appetiti meno pericolosi per i tesori dei Musei: l'aiuto degli affetti di sempre e di Alessandro Cognetti, psicologo e psicoterapeuta dagli occhi neri e incantatori, sarà fondamentale per riscoprire la gioia di un amore corrisposto, sano e umano.»
DICE L’AUTRICE:
“Bello come un dio greco” è nato in modo buffo. Quando scoprii la narrativa rosa, un paio di anni fa, mi venne l'idea di mettermi alla prova con un rosa tutto mio. Iniziai a scrivere, emozionatissima, con tanti dubbi e insicurezze.
Accennai al mio fidanzato di allora cosa stavo combinando e mi sconsigliò di proseguire. Era una trama già vista, non avevo idee più originali? Rimasi delusa da quell'osservazione perché a me sembrava un'idea molto carina.
Iniziammo una serie di battute sui luoghi comuni del rosa, ridendo tanto. In fondo basta avere un protagonista maschile bellissimo, con addominali scolpiti, labbra sensuali, privo di veri difetti, e bello come un dio, no?
Ecco. Il mio lato demenziale si mise in attività con queste parole, bello come un dio. Ci sono tanti dei, in fondo: Efesto, Priapo... e poi l'immagine che coprì tutte le altre: una donna in adorazione di una statua di divinità, dallo sguardo pieno di amore e reverenza.
Un attimo ero dopo davanti al pc a ripassare quanto sapevo della sindrome di Stendhal e scoprii la “agalmatofilia”, una parafilia che porta a provare attrazione verso oggetti antropomorfi come le statue, uno dei disturbi noti con il nome più popolare e romantico di “sindrome di Stendhal”.
Mollai la storia e ne iniziai una nuova come se fossi in trance. Sapevo che quella era l'idea giusta. All'inizio doveva essere una parodia, volevo scrivere qualcosa di divertente e disimpegnato sui luoghi comuni del rosa, con un finale buffo e un po' surreale. La storia ha trovato il modo di guidarmi verso lidi diversi, più complessi ma affascinanti, in cui si sono inseriti temi anche piuttosto delicati. Il romanzo che è nato è comunque anomalo, ma mi ha donato giorni di grande divertimento e tante emozioni con la sua scrittura.
Le storie sanno sempre cosa è meglio per loro!
Quando iniziai a scrivere, pensavo di sfruttare l'ambiguità di Marforio per tutto il testo, in modo da far capire soltanto all'ultimo momento che non era una persona vera, ma la storia mi ha portata in un'altra direzione che non avevo previsto.
Camilla Fabrizi, con la sua agalmatofilia, è l'ultimo esempio di un gruppo di persone rimaste un tantino troppo folgorate dall'amore per l'arte. La “Sindrome di Stendhal” è una particolarità reale, che riguarda parecchie persone.
Di solito assume la forma spaventosa provata da Stendhal durante la sua visita a Firenze, in cui rimase intossicato dalla troppa bellezza e patì stati di panico e ansia davvero spiacevoli; l'attrazione fisica rientra invece nel campo della parafilia.
I testi dell'antichità classica riportano molti esempi di questa incontrollabile attrazione: sappiamo dell'ammirazione suscitata dall'Afrodite scolpita da Prassitele (e degli approcci che subì), c'è il racconto che riguarda Pigmalione... c'è un articolo molto esauriente e curioso dedicato da Giulia Ferrari all'argomento, che si può leggere su Internet.
Camilla rinnova la tradizione: di solito sono gli uomini a cadere irretiti dal fascino delle statue, in particolare di quelle raffiguranti Venere. La dea della bellezza e dell'amore riesce a turbare anche con le sue effigi, tanto è straordinaria.
Ma Camilla? Camilla è una donna. Una donna delusa dalla vita, in ogni aspetto. Non è felice del suo lavoro, della sua situazione sentimentale, delle tensioni che la allontanano dalla famiglia, del pessimismo in cui sta sprofondando... c'è qualcosa in lei che è inquieto e insoddisfatto e vuole un cambiamento, ma combatte con la paura e le delusioni che la inibiscono da anni.
Camilla non spera più nell'amore e nella bellezza. Per lei Venere e Afrodite sono indifferenti e inutili. Per lei sono soltanto fonti di paura e disagio.
Tutto questo sfocia nell'attrazione per Marforio, innocuo in quanto statua, ma anche simbolo importante. La nostra statua rappresenta una divinità marina, Oceano in persona, e l'acqua è uno dei simboli più noti di trasformazione. L'acqua ripulisce, purifica, risana.
Per quanto anomalo, il suo ruolo nella vita di Camilla è fondamentale per innescare il cambiamento che da sola non osava perseguire.
Camilla cerca nelle statue di uomini bellissimi le caratteristiche che sente mancare a lei stessa. Marforio e l'acqua sono la capacità di cambiare e adattarsi, Marte raffigurato come Pirro la determinazione e la forza di volontà, Augusto Pontifex la ricerca di una dimensione più profonda della vita... se il pontefice a Roma era l'uomo capace di accordare il favore degli dei in modo da costruire infrastrutture utili agli uomini, Camilla ha bisogno di accordare gli elementi della sua vita in modo da poter vivere la sua creatività e serenità in modo sereno e produttivo.
Ci sono tanti piccoli simboli sparsi nel romanzo, a volte importanti per il testo, a volte semplici riferimenti giocosi. Mi piacciono le storie con tanti livelli di lettura.
Quello che “Bello come un dio greco” deve comunicare è che, per quanto la vita ci abbia feriti e delusi, è sempre pronta a lasciarci accedere al posto speciale che ha riservato soltanto a noi. Dobbiamo saper riconoscere il posto che ci spetta, seguire il nostro cuore e non lasciarci sviare da pressioni, aspettative e calcoli vantaggiosi. Se non lo cerchiamo di nostra iniziativa, troverà il modo di far precipitare le cose fino a portarci esattamente dove dobbiamo essere.
BREVI ESTRATTI:
«Sono fortunata a poter vedere ogni giorno una meraviglia del genere. Quando i miei occhi si posano su di lui, il sangue inizia a ribollirmi nelle vene... mi manca il respiro, perché una bellezza così intensa esiste solo per schiacciare noi comuni mortali. Devo stare attenta, i capogiri a volte sono violenti e potrei cadere a terra. Sarebbe molto imbarazzante, ma la bellezza così perfetta richiede al cuore di prostrarsi davanti a lei. E il sudore freddo che inizia a gocciolarmi lungo la schiena? Distillato di vergogna e inadeguatezza. Se lui dovesse voltarsi e vedermi, non soltanto far scivolare gli occhi su di me, vedermi per davvero, guardarmi con intenzione e consapevolezza, so cosa vedrebbe. Un'assistente alla vigilanza bruttina, nella media, pura carta da parati in confronto a lui e alla sua magnificenza.
Sono innamorata? I sintomi ci sono tutti. Non riesco a smettere di pensarlo. Lo paragono ai miei ex e agli uomini che incontro. Fantastico su di lui. Vederlo mi causa sensazioni fisiche indescrivibili. Un'altra donna parlerebbe di farfalle nello stomaco, ma qui non basta, neppure lontanamente. Una bellezza così travolgente è più come un tir lanciato ai 180 km/h.
Sospiro. La sala è gremita di visitatori e turisti, che io in teoria dovrei controllare e riprendere nel caso si avvicinino troppo ai capolavori esposti, ma io riesco a guardare soltanto lui.»
La televisione accesa trasmette un senso di umanità vicina e aliena allo stesso tempo. Mi riconosco davvero nelle donne perfette che sbavano e commentano in modo salace i ballerini delle trasmissioni? Mi riconosco nell'aria di superiorità dei presentatori? Negli ammiccamenti rivolti dal pubblico maschile alle soubrette di turno o nelle risate sguaiate, o negli insulti dei talk show?
Sento una certa affinità giusto con le piastrelle del pavimento. Loro ci sono, sono lì, sotto gli occhi di tutti, eppure nessuno le vede davvero. Com'è il pavimento di Striscia la notizia? Quello di Amici di Maria de Filippi? E quello del telegiornale?
Esatto. Non lo so, quella è l'unica risposta possibile. C'è, ma nessuno lo vede. A nessuno interessa. Un po' come me e la mia cena solitaria: siamo a un passo dall'attenzione di qualcuno, da una parvenza di socialità, eppure non riusciamo a compiere il passo definitivo e rimaniamo qui, nel nostro limbo, visibili eppure invisibili.
Invisibile soprattutto per lui.
Samanta Sitta è nata nel 1988 in provincia di Ferrara. La sua precoce passione letteraria si è manifestata già in tenera età con mirabolanti e contorte avventure di cui rendeva protagoniste le sue bambole. Quando ha scoperto dell'esistenza di adulti che vivono scrivendo storie, come quelle che lei inventava per divertirsi, ha iniziato anche a pretendere di poter vivere soltanto con quell'attività. È laureata in Lettere Classiche e Arti Visive. Per dimostrare a tutti quanto è seria nel perseguire i suoi sogni, continua a giocare con le bambole. Aiutano l'ispirazione.
Si è classificata terza al Concorso di scrittura creativa "Città di Finale Emilia" del 2019; è risultata tra i dieci migliori lettori del "Torneo IoScrittore 2019" e nella successiva edizione del 2020; è stata selezionata tra i finalisti del XXIX concorso letterario "Città di Pomezia" per un racconto inedito e spera di veder crescere a dismisura questo elenco.
Quando non scrive, è impegnata a sfamare e vezzeggiare i gatti randagi dei dintorni e ad ammirare i pomeriggi di nebbia che la provincia offre; cura anche un blog di racconti e recensioni.
Oltre ad amare i libri, la scrittura, i gatti e la nebbia, aggiungo di essere (ma questo si intuiva) un'appassionata di arte. Mi incuriosisce molto la psicologia, tra tanti altri argomenti, e adoro gli aneddoti curiosi e stravaganti. Tra i miei sogni nel cassetto, c'è quello di poter vivere a Roma. Non credo si realizzerà mai, ma sognare non costa nulla.
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