mercoledì 17 novembre 2021

RECENSIONE "IL PROFANATORE" di Stefano Cirri

 

Recensione: "Il profanatore" dell'autore Stefano Cirri, edito Mauro Pagliai Editore. A cura di Silvia Iside.



Titolo: Il profanatore 

Autore: Stefano Cirri

Genere: Giallo

Casa editrice: Mauro Pagliai Editore

Disponibile in formato cartaceo a € 15,20

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

Il piccolo Mattia, morto a soli otto anni per una crisi respiratoria fatale, riposa al cimitero della Montagnola, rione immaginario (ma non troppo) sulle colline intorno a Firenze. La sua lapide, decorata da venti palloncini colorati, inizia improvvisamente ad essere profanata da mano sconosciuta, che li buca uno ad uno facendoli scoppiare. Per scoprire il colpevole, un gruppo di giovani capeggiati dal sagace Lorenzo si immerge in un’indagine che coinvolgerà tutta la zona e avrà – come spesso accade – risvolti minacciosi e inaspettati. Una vedova solitaria e un po’ inquietante, uno pseudo-giornalista senza scrupoli, un ristoratore in pensione sono alcune delle pedine nella grande scacchiera di un romanzo capace di abbagliare con lampi di mostruosa genialità. 



A inizio lettura ho ritrovato subito il clima del precedente libro di Cirri ed è la bizzarria peculiare alle atmosfere delle sue ambientazioni: la scelta di luoghi incolori (come una stanza anonima in cui si riuniva la squadra degli studiosi del comportamento e il cimitero in questo caso), la cui immobilità cromatica viene poi rotta da qualche elemento sgargiante. Palloncini. Questo catalizza subito l’attenzione sulla ricerca di un indizio nascosto nel colore anche se non è mai quello il posto in cui il lettore lo rintraccerà. Numerose citazioni di brani musicali hanno la stessa funzione dei colori in questo testo, s’infiltrano tra le righe smuovendole e animandole e lasciando la sensazione di un messaggio indecifrabile inserito dall’autore. Vale lo stesso per la storia d’amore che fa capolino e sboccia in un anello di corteccia d’albero che è insieme simbolo di gioco e complicità. Il legno appare spesso in questo libro, è un altro personaggio “sottinteso”. La storia riguarda quattro amici, una ragazza, una vedova colpita in ogni modo dalla malasorte e un bambino deceduto per una crisi respiratoria. Siccome però le cose della vita sono sempre relative, cambiano a seconda della prospettiva dalla quale le si osserva, proprio come le figure generate dai nodi del legno d’una trave di rovere che il protagonista Lorenzo fissa intensamente alla ricerca di un volto. La ragazza che s’infiltra nel quartetto e diventa sua compagna assiste una giovane disabile, verso la quale Lorenzo sembra provare una tenera e inconsapevole gelosia. Questo punto mi ricorda il rapporto del protagonista dell’ostentatore con la moglie e alcune delle sue stravaganti fantasie su di lei. In mezzo ad avvelenatori di rane, disseminatori di dadi, profanatori di tombe per mezzo dello scoppio dei palloncini posti dalla povera vedova a decorazione della lapide del figlioletto, c’è una riflessione triste come la vicenda sul doppio volto delle pedine in carne e ossa che si mostra solo quando diventano utenti on line. È facile diventare mostri da dietro le tastiere e seppure con l’ironia che permea il libro intero, l’accento è messo sulle cattiverie che si possono sparare digitando anche mentre si discute delle offese alla memoria di un bambino. Cito un'altra apparizione del legno che mi è piaciuta molto, amando io le metafore: 

All’improvviso, quell’alberello snello ed esile inizia una metamorfosi trasformandosi nell’immagine di una sagoma umana, molto stilizzata, ma con una caratteristica distintiva netta: una chioma color arancione brillante. 

Così come il... 

ricciolino malefico a forma di spirale in cima alla gambetta della lettera elle

Un indizio questo come tutti gli altri che non starò a spiegare perché in un giallo queste cose vanno scoperte leggendole. Non ci sono però puzzle da costruire mentre si sfogliano le pagine, i gialli di Cirri sono anch’essi “relativi” e fanno tutto da soli, chiudendosi con finali sorprendenti e simili all’inizio nel loro grigiore screziato di allegria. Prima di chiudere vorrei fare i complimenti all’autore perché mi pare che abbia fatto diversi passi avanti nel rendere più scorrevole la sua prosa rispetto al primo libro che era molto bello ma dal ritmo più lento.


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