Recensione: "Come un'onda a riva" dell'autrice
Angelica Nobili Costa, edito da Edizioni Del Loggione.
A cura di Daniela Colaiacomo.
Titolo: Come un'onda a riva
Autore: Angelica Nobili Costa
Genere: Romance contemporaneo
Casa editrice: Edizioni del Loggione
Collana: R come Romance
Disponibile in ebook a € 3,49
TRAMA:
“Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia”.
Mettere in pratica l’amata citazione è ciò che Silvia ha in mente quando decide di accettare il nuovo lavoro: l’occasione perfetta per andare lontano da tutto ciò che è stata la sua vita fino a quel momento e lasciarsi alle spalle camere in affitto, lavori insoddisfacenti e una relazione fallita.
Una città sconosciuta, un appartamento piccolo come un nido e il lavoro sognato da sempre sono il suo nuovo punto di partenza.
Alla soglia dei trent’anni, il desiderio di concentrarsi su sé stessa e vivere la propria quotidianità con consapevolezza non lascia spazio per altro nella sua nuova vita, men che meno per l’amore.
Sarebbe tutto perfetto, se solo Francesco, Andrea e Gianluca fossero d’accordo!
Una relazione che non vuole finire, un’altra mai uscita dal virtuale e una terza che si presenta complicata fin dai primi passi affolleranno il presente di Silvia, suo malgrado.
Riuscirà a mantenere l’equilibrio o l’amore la travolgerà come un’onda a riva?
Il libro, molto particolare, è una sorta di diario intimista nel quale la protagonista ripercorre momenti importanti dei suoi ultimi tre anni; un po' lento nel suo svolgersi - soprattutto nella fase iniziale, quando Silvia racconta il suo trasferimento in un'altra città, l'adattamento alla nuova situazione -, la quasi totale mancanza di dialoghi lo rende impegnativo, ma non per questo meno apprezzabile, dal mio punto di vista, perché Angelica Nobili Costa scrive bene e sa entrare nel cuore di chi legge.
Silvia, dopo aver scoperto il tradimento di Francesco, contrariamente al volere del compagno che ritiene l'accaduto una semplice scappatella, decide di cambiare vita.
In una città diversa farà il lavoro che più la gratifica: la maestra a L'Asilo dei Grandi.
Non dico che non provi anche un certo senso di smarrimento, non è nuova solo la casa, è nuova la città, la regione, la sede di lavoro. È tanto e tutto insieme, ma è quello che volevo. Chiudere con le cose di prima e ricominciare da capo. Come la vecchia macchina da scrivere di nonno, il gesto con cui andava a capo usando quella leva posta sulla destra, il rumore del carrello che scorreva sul rullo e il colpo con cui si bloccava arrivato in fondo, tutto a sinistra. Aveva un che di definitivo, come un "si va avanti!" senza appello. Avrei passato ore a guardarlo scrivere, ma tutta l'attesa era per quell'accapo rumoroso.
Il trasferimento innesca una serie di eventi inaspettati.
Il mio evento sui social sta avendo successo. "Silvia si è trasferita a..." Attivo il display e scorro le notifiche. Sorrido per i complimenti e gli auguri dei conoscenti, ma gli occhi si appannano per i "manchi già!" degli amici veri. Luisa, Elena, Giovanni, Mariarita, Andrea... Andrea? Mi siedo.
Questa non è una notifica, è una macchina del tempo che mi catapulta all'indietro di tre anni. Tre anni di silente e inutile presenza tra i miei contatti, tanto che non avevo contemplato questa possibilità.
Andrea Marini. Se ha senso parlare di amore virtuale allora lui l'ho amato con tutte le mie facoltà spirituali, solo quelle, visto che non ci siamo mai incontrati, neppure una volta, neppure per un caffè. Eravamo troppo distanti.
Mentre Silvia ricorda i motivi e il doloroso distacco da Andrea, l'interruzione della loro "relazione virtuale", Francesco, "ex-partner traditore e infedele", cerca di riavvicinarsi ma...
In oltre trent'anni di vita ho conosciuto una sola persona che fosse in grado di leggermi pensieri e desideri senza che io parlassi.
Una soltanto e malgrado ciò la comunicazione tra noi è talmente compromessa che non ho ancora deciso di leggere il primo messaggio che mi ha inviato dopo tre anni di silenzio. Ma non voglio certo pensare ad Andrea Marini in questo frangente.
Quando Silvia, vivendo nella stessa città, decide, finalmente, di incontrare Andrea, scoprirà ciò che è rimasto del loro legame.
È come una pellicola fotografica il cui incontro con la luce ne cambia per sempre la natura.
Per questo, possiamo anche dimenticare, ma i nostri neuroni, o quel che sono, hanno preso la natura di ciò che li ha impressionati e non la perderanno mai più, accada quel che accada. Alcuni eventi, poi, alcune persone hanno un impatto talmente forte sui nostri meccanismi mentali che cambiano per sempre ciò che siamo. Andrea, per i miei neuroni, è stato un vero colpo di sole, di testa, di cuore, di vita.
Nel frattempo, a scuola, incontra Gianluca, l'affascinante papà di Ludovico - uno dei suoi bambini, il suo preferito in assoluto -, che, vivendo una profonda crisi coniugale, vuole frequentarla.
Silvia non smette di analizzare i due anni del rapporto con Francesco...
Le cose che conosciamo ci danno l'illusione della sicurezza, della certezza e pur di non perderle siamo disposti a sopportare molti mali. Le cose nuove, invece, per quanto possano essere foriere di bene, ci spaventano.
... arrivando a razionalizzare il tradimento, mentre con il pensiero torna al momento in cui la "relazione virtuale" con Andrea si è interrotta.
Era una coccola continua e un'emozione potente quando cominciò a raccontarmi come mi avrebbe coccolato dal vivo se fossimo stati insieme.
Finché, da perfetto cinico, mi ha detto che se la frequenza era destinata a diventare quotidianità era un discorso, altrimenti era un altro e andava incrementata la realtà. Io o diventavo reale o sarei stata ridotta. E così è stato. Sono ridotta. Quando ha spezzato l'incanto non ho perso solo lui, ho perso una parte di vita. Si può essere meno vivi quando si perde il proprio alter ego, colui che accende quella parte di noi che funziona solo con lui. Il sole splende un po' di meno, l'aria profuma un po' di meno, i sorrisi sorridono un po' di meno e i sogni sognano un po' di meno. Se questo non è amore allora io non so cosa sia l'amore. Eppure è finito. Ci ho impiegato un anno per riprendermi, solo dopo ho potuto accorgermi di Francesco, che era già lì e aspettava da mesi che io lo vedessi.
La mente elabora quello che il cuore suggerisce.
Non amo i giri nel passato: è come agitare una bottiglia di vino col fondo. Si rimescola tutto con l'unico risultato che il passato non si risolve, il presente diventa imbevibile e ci vorrà tempo prima di ristabilire l'equilibrio. Devo riconoscere, però, che almeno una risposta parziale l'ho trovata: gli ho dato il mio numero di telefono perché malgrado tutto io di Andrea mi fido ancora, come di nessun altro. Mi resta da capire perché non ho avuto il coraggio di seguirlo. Se era amore, perché non l'ho seguito?
Forse sono stati i quindici anni di differenza tra loro a togliere coraggio all'allora ventottenne Silvia, Andrea di anni ne aveva quarantadue, con un figlio di diciotto e un matrimonio fallito alle spalle.
Tre uomini, diversi e comunque pressanti che agitano i pensieri di Silvia; determinata a mantenere le distanze da Francesco, è tubata da Gianluca - la coinvolge nell'interpretare gli effetti negativi sul piccolo Ludovico della separazione in atto tra i due genitori -, ma frequentare Andrea fa riemergere il forte legame.
È affascinante pensare che siamo così simili, è una sensazione che dà dipendenza. Non avrei mai voluto smettere di specchiarmi in lui e scoprire tutte quelle cose che mi piacciono e ancora non so. Ecco cos'era lui per me, il custode di tutte quelle parti di me che neppure conosco, possibilità infinite di nuova vita.
Forse è di questo che ho avuto paura quando non ho voluto trasportare nella realtà la nostra conoscenza virtuale: ho avuto paura di vivere le parti di me che non conosco.
Angelica Nobili Costa scrive in prima persona dando voce alla moltitudine di riflessioni e sentimenti che agitano la sua protagonista, pochi sono i dialoghi, mentre la ricchezza di particolari con cui si esprime crea immagini chiare, precise così che il lettore entra nel cuore e nella mente di Silvia.
Il libro, scritto bene, è impegnativo; sin dalle prime battute genera empatia mentre suscita emozioni soprattutto nella parte finale, quando i suoi protagonisti interagiscono e i dialoghi coinvolgono maggiormente il lettore. In conclusione, nel complesso, lo consiglio.
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