Recensione: "Leggende di Phaedra" dell'autore Fabio Guerrini,
edito Brè Edizioni. A cura di Silvia Iside.
Autore: Fabio Guerrini
Genere: Fantasy
Casa editrice: Brè Edizioni
Disponibile in ebook a € 3,99
E in formato cartaceo a € 14,25
TRAMA:
Phaedra, terra di miti e leggende, è gravata da un’oscura minaccia. Quando il patriarca Teodosio coglie i primi presagi di quanto sta per accadere, egli riunisce il Gran Consiglio e si prepara ad affrontare l’inevitabile scontro. La serenità che regna da decenni sulle fertili terre nekarith sta per essere infranta, la guerra non sarà altro che l’inizio, il primo atto di una tragedia nella quale nessuno avrà il privilegio di svolgere il ruolo di semplice comparsa. Che sia fato, destino o disegno divino, alcuni hanno la fortuna di nascere in luoghi e tempi di pace, mentre ad altri spettano esistenze difficili, fatte di violenza e privazioni. Dalle sconfinate distese delle Pianure del Vento, alle mille torri della splendida Donekarth, sino alle sabbie del Deserto di Shiarra, Leggende di Phaedra tratteggia le vicende di interi popoli costretti a lottare per conquistarsi un futuro. Non importa che tu sia un pescatore del lago Nelath, un giovane accolito dell’Ordine di Nekar, il figlio del campione del clan Onahang oppure un prigioniero condannato ai lavori forzati sugli aridi colli di Zenibor. Vivere significa essere perturbati dagli eventi e sforzarsi per osservare, comprendere e reagire. Leggende di Phaedra è una finestra spalancata su un mondo meraviglioso e crudele, palpitante di emozioni sincere e potenti. Un viaggio nel tempo e nello spazio, tra piccoli e grandi accadimenti. Rabbia, passione, gioia, violenza, tristezza e amore si mescolano per raccontarci le vite di protagonisti e antagonisti. Chi troverà la forza di opporsi alla tremenda minaccia rivelata da Teodosio? Possibile che le sorti dell’intero mondo siano veramente legate ai destini di pochi eletti?
Avevo già familiarità con Phaedra poiché ho letto il secondo volume in precedenza. È stato un percorso a ritroso caldo, nel senso che mi ha permesso di addentrarmi nella vita di personaggi che avevo già amato. Potrei paragonare questo salto temporale a ritroso a una conoscenza approfondita di vecchi amici.
Per quanto possa parere inusuale, i miei personaggi preferiti sono Raùl e Mangu.
Il demone dal volto di scheletro e l’atmosfera satanica che gli aleggia attorno, i suoi ricordi, intrisi di mestizia e rimorso, sono in grado di trasmettere al lettore le peggiori emozioni esistenti. È una cosa positiva per gli amanti dell’horror, categoria di cui faccio parte.
Mangu, il campione, l’uomo di cinque donne, che vive in una tribù dominata dalla superstizione e governata da atavici retaggi, è sempre in guerra. Prima di tutto è avvilita da una guerra preistorica, che si svolge nel suo ventre molle: quella tra l’uomo e la donna.
È una società in cui la componente femminile vale quanto il bestiame. Con tali premesse non si può che aspettarsi un racconto orrifico. E in effetti è ciò che viene servito al lettore ma condito da un ingrediente inatteso, il quale permea tutto il libro seppure in salse differenti: l’amore.
L’amore di Mangu per il figlio Ogodai e tutti i sacrifici che in nome di tale sentimento fa è un ottimo contorno per la loro esecuzione artificiale. Impiego questa espressione non troppo chiara di proposito, se elencassi i fatti sarebbe uno spoiler.
L’amore paterno e filiale apre la storia: due lune si affiancano e una maledizione avanza ma un giovane sta dicendo: M’interessa ciò che dice mio nonno. Ancora una volta vi consiglio di leggere la scena per comprendere a cosa mi riferisco. Ne vale la pena.
Valerius, Eleonor, le lezioni tenute nel tempio sono funzionali al chiarimento delle basi su cui è stata costruita Phaedra, ma anche dei rapporti tra giovani e anziani.
Le descrizioni sono dettagliate sia per quanto riguarda gli ambienti che i combattimenti. La spada non deve mancare nel fantasy epico, ma neppure le bettole, le locande, i buoni banchetti…
Voglio spendere una parola di apprezzamento per le palline di pane caldo che gonfiandosi divengono dorate, rammentate da un condannato ai lavori forzati. Il buon cibo lenisce la sofferenza, è vero. È una delle morali migliori di un romanzo scritto da un autore che dà un’idea di sé abbastanza precisa: ama sognare, mangiare e soprattutto ama i suoi figli.
Le chiese e le eresie, l’inquisizione e gli scorpioni terribili sono degni concorrenti del demone Raul. Ma non lo battono. È per me il personaggio più vivo di un romanzo che consiglio con tutto il cuore.
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