venerdì 31 maggio 2024

RECENSIONE "LA STAR" di Francesca Bertuzzi

 

Buongiorno follower, buon venerdì!
Recensione: "La star" dell'autrice Francesca Bertuzzi, edito 
Giunti Editore. A cura di Andrea Macciò.



Titolo: La star
Autore: Francesca Bertuzzi 

Genere: Suspense Thriller

Casa editrice: Giunti Editore

Disponibile in ebook a € 10,99
E in formato cartaceo a € 17,10

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

Nel cuore della notte, un automobilista scorge una figura spettrale fra gli alberi sul ciglio della strada: è una ragazza, vestita solo di una camicia bianca, e barcolla con lo sguardo perso nel vuoto. La riconosce immediatamente: negli ultimi mesi, suo malgrado, è diventata la donna più famosa del mondo. Sono passati novantasei giorni da quando Benedetta Canè, starlette televisiva che anni addietro ha concorso a Miss Italia, è stata brutalmente rapita, e da allora il mondo intero ne ha seguito la sorte con il fiato sospeso. Durante la prigionia, infatti, il suo sequestratore l'ha costantemente ripresa, pubblicando i filmati in rete: video che sono diventati virali, con centinaia di milioni di views. Adesso, per un caso fortuito e inspiegabile, Benedetta è riuscita a liberarsi, e ancora in stato di shock racconta di avere ucciso il suo aguzzino nella grotta dov'era segregata. Quando la polizia si reca sul luogo del delitto, però, trova solo tracce di sangue: il maniaco è sopravvissuto. E adesso sta cercando la sua preda. In un'Isola d'Elba deserta, gelida e selvaggia, inizia una serrata caccia all'uomo, fra depistaggi, inquietanti coincidenze e il morboso interesse delle telecamere. Alle indagini prende parte anche la cugina di Benedetta, Arianna Canè, che da anni si è lasciata alle spalle l'isola per diventare giornalista d'assalto a Milano. Ha un passato oscuro, un intuito prodigioso e la determinazione di chi è disposto a mettere in gioco tutto. Ma è in cerca della verità o dello scoop che la renderà celebre? Un thriller agghiacciante e adrenalinico, che con grande tensione narrativa rappresenta i meccanismi perversi dei mass media in un vortice ricco di ombre, ambiguità e sorprendenti colpi di scena.

Isola d’Elba, pieno inverno. 
Una notte un automobilista si vede apparire davanti una ragazza seminuda, dall’aspetto sofferente e lo sguardo perso nel vuoto. Quando le si avvicina scopre che si tratta di Benedetta Canè.
Benedetta è una “starlette” del mondo mediatico di oggi: ha trentacinque anni, è stata finalista a Miss Italia, ha lavorato in molti ruoli televisivi non di primissimo piano, è una “influencer” di medio seguito su Instagram. Una donna bellissima dal quoziente intellettivo superiore alla media, che ha scelto di fare della propria immagine un lavoro, senza raggiungere il successo che sperava anche se è inserita in un certo mondo.
Da quasi tre mesi Benedetta è stata rapita e imprigionata da un misterioso maniaco, che l’ha segregata in una grotta, ne ha abusato sessualmente in maniera violenta e ripetuta, e soprattutto ha ripreso la sua sofferenza e ha pubblicato in rete numerosi filmati divenuti “virali”.
Oltre a questo, il suo aguzzino l’ha costretta a leggere in tre parti un “manifesto” nel quale manifestava il suo disprezzo per la società dello spettacolo e dell’apparenza, nella quale, a suo dire, si vive come se si fosse anestetizzati in modo permanente. 
La ragazza è riuscita a liberarsi ed è convinta di avere ucciso il suo aguzzino. Ma durante il sopralluogo nella grotta, la polizia non ritrova il suo corpo, e quindi Benedetta è ancora in pericolo.
La ricomparsa della ragazza, divenuta suo malgrado da “una delle tante” a star assoluta del “circo” mediatico, riesce a riempire l’Isola d’Elba in inverno come in pieno agosto. Arrivano giornalisti, televisioni, rinforzi della polizia, “turisti dell’orrore” riempiendo alberghi, ristoranti, case vacanza. 
Tra i giornalisti c’è anche Arianna Canè, cugina di Benedetta, alla quale era legata da un rapporto controverso, che ha lasciato l’isola vent’anni fa dopo la scomparsa del fratello Alessandro, ufficialmente ritenuto suicida, ma il cui corpo non è mai stato ritrovato, e Danilo, anche lui giornalista e amore giovanile di Arianna. 
Inizia una serrata caccia all’uomo, mentre Benedetta, ancora traumatizzata dall’incubo che ha vissuto, mostra una grande voglia di riprendere a vivere e soffre nel restare confinata fino al ritrovamento del suo rapitore. 
Ad indagare l’ispettore Finiti, molto diffidente verso i giornalisti, e la sua collega Cinzia Rimi.
Quando viene individuato un sospetto che sembra essere incastrato da prove schiaccianti, sono solo Arianna e la profiler Flavia Ambrosia ad avere molti dubbi: l’uomo, un operaio poco scolarizzato e dalla scarsa vita sociale, non sembra compatibile con il raffinato manifesto “politico” che sembra essere il vero scopo di tutta l’operazione del rapimento della ragazza.
Quello che appare è davvero la realtà, si tratta solo di un maniaco narcisista, o c’è qualcosa di più complesso? 
C’è un legame tra il rapimento di Benedetta, la scomparsa di Alessandro e un altro mistero risalente a venti anni prima?
La Star è un thriller caratterizzato da una fortissima tensione narrativa e da una serie ripetuta di colpi di scena che incollano il lettore alle pagine fino all’ultimo secondo. L’autrice, sceneggiatrice e collaboratrice di case di produzione cinematografiche, racconta in maniera impietosa la società dell’apparenza e dello spettacolo, dove si è persa ogni percezione della differenza tra la realtà e la sua rappresentazione, nella quale i video di una ragazza con un’immagine “pubblica” come Benedetta Canè sono visionati e commentati sui social come se si trattasse di una finzione e non della sofferenza reale di una persona privata della sua libertà e sottoposta a violenze sessuali e psicologiche fortissime. 
In un mondo nel quale sono state create modelle e influencer virtuali, riusciamo ancora a vedere nelle ragazze che hanno trasformato in un lavoro la cura e l’esposizione pubblica della propria immagine e della propria bellezza delle persone o i “follower” le percepiscono in realtà come oggetti virtuali di cui servirsi, esattamente come l’aguzzino del romanzo? 
E tuttavia c’è un altro lato della medaglia: il rapimento e la sofferenza in diretta video hanno portato Benedetta a raggiungere il successo e la fama che ha inseguito fino dalla sua adolescenza.
Il romanzo racconta tutto questo con grandissima efficacia narrativa. Il turismo dell’orrore è realtà da anni: l’omicidio di una ragazza di quindici anni nel 2010 ha reso un anonimo paesone del Salento interno come Avetrana una meta dei turisti del macabro. E oggi la pratica del “turismo dell’orrore” è ancora più diffusa. 
Il romanzo offre anche un interessante ritratto del giornalismo di cronaca nera, del lavoro di poliziotti locali di un luogo tranquillo improvvisamente al centro dell’attenzione, e tutti i personaggi sono curati psicologicamente nei minimi dettagli. In fondo, sono tutte “vittime” dell’infernale circo dei media e della società dello spettacolo. Forse attraverso quel manifesto parla anche l’autrice?
La Star, caratterizzato anche da una magnifica cover, è un libro che avvince dalla prima all’ultima pagina, dal doppio livello di lettura, come “giallo” e come trattato sulla società dell’apparenza e dello spettacolo, e sulle persone che ne sono “attori”.


venerdì 24 maggio 2024

RECENSIONE "PARADISE VALLEY" di Patrizia Ines Roggero

 

Buongiorno follower, buon venerdì!
Recensione: "Paradise Valley" dell'autrice Patrizia Ines Roggero, 
primo volume autoconclusivo della serie "Shelley Saga". 
A cura di AnnaLety.




Autore: Patrizia Ines Roggero
Serie: Shelley Saga Vol. 1

Genere: Romance

Disponibile in ebook a € 2,99 
E in formato cartaceo a € 16,99

Contatti autore: Facebook - Instagram



TRAMA:

Quando Jonathan Shelley torna nel Montana ha un solo desiderio, dimenticare il passato e avviare un allevamento di cavalli nelle terre ereditate dal padre. Cowboy mezzosangue, sa che nulla sarà facile per lui, neppure i sentimenti che fin da subito lo legano alla bella Abigail Foster.
Una storia d'amore, una passione bruciante intrisa di gelosia e orgoglio, tra antichi rancori e nuovi conflitti, nella cornice selvaggia del West di fine Ottocento. 



Cowboy, nativi americani, Montana, Yellowstone, selvaggio West, fine ‘800: l’insieme è molto allettante. Tuttavia il rischio di delusione è dietro l’angolo - non per il romanzo in sé, quanto per i gusti del lettore/della lettrice. Banale, verrebbe da dire, ogni romanzo è suscettibile ai gusti di chi legge. Faccio questa premessa perché, anche se “non fa per me”, vedo comunque del potenziale per altre lettrici. Mi spiego meglio.
Se leggete romance perché amate le storie d’amore combattute, gli spasimamenti, i contrasti, le gelosie, e se conoscere intimamente i pensieri dei personaggi vi manda in sollucchero, allora questa storia fa per voi.
Abbiamo una giovane ereditiera di un prosperoso ranch, corteggiata da tutti i giovanotti del paese, ma che non ha ancora trovato chi le fa palpitare il cuore.
Abbiamo poi un giovane mezzosangue, figlio di un uomo bianco e una nativa Lakota, costretto a lasciare in giovane età quel ranch dove era cresciuto per rifugiarsi in una riserva, e che anni dopo torna proprio in quel luogo dove era stato felice. Qui spera di trovare fortuna, ma - è chiaro - troverà anche l’amore che credeva non avrebbe più provato.
Abigail e Jonathan sembrano essere perfetti l’una per l’altro, eppure orgoglio, paura, insicurezza si metteranno di mezzo complicando la loro storia.
I personaggi che con loro dividono la scena avranno nel tempo ruoli importanti, anche se restano comunque sullo sfondo di una passione tormentata e sviscerata fino al più piccolo pensiero. 
Se invece preferite un po’ di “ciccia” intorno alla storia d’amore, nonostante le quasi 650 pagine stampate di questa edizione resterete a bocca asciutta. Le promesse sono tante, forse anche troppe: il razzismo, la questione dei Nativi, le guerre, la vita in un ranch, le carestie, la giustizia (o non-giustizia) amministrata nel West, tutto condito da oscure vicende familiari. Ci si potrebbe scrivere un Via col Vento. Eppure tutto ciò appena sfiora i protagonisti, come se fossero talmente presi dal loro amore da registrare a malapena ciò che succede loro intorno. Un episodio tra tutti mi è rimasto impresso: il massacro di Wounded Knee. Jonathan arriva sul luogo della tragedia solo quando è tutto concluso, anche se l’orrore di quanto è successo è facilmente immaginabile: centinaia di nativi, inermi, trucidati dall’esercito. Solo leggere il nome di quel triste luogo mi ha provocato un brivido, e con trepidazione ho proseguito la lettura, aspettandomi la tragedia. Che non c’è. Sì, morti e feriti, sì desolazione, ma restano appena sopra la pelle, senza provocare un coinvolgimento vero e proprio. 
Ho avuto la continua sensazione di accenni, come rapide toccate e fughe che si limitano a dare un’idea generale, ma senza scendere nel dettaglio: è come se l’autrice “sfruttasse” l’idea che ognuno, per forza di cose, ha in testa, e lasciasse che quest’idea prenda forma sullo sfondo, restando però sfuocata. Per esempio, io dico “c’è una mucca che pascola l’erba in un prato”; chi sta leggendo, si sarà fatto un’immagine nella propria mente di una mucca che pascola. Va bene, funziona, perché io volevo richiamare l’idea di una mucca generica, che pascola. Da un romanzo mi aspetterei però qualcosa di più, soprattutto se questa mucca ha una certa importanza nel racconto. Mi aspetterei che fosse l’autore a dirmi com’è questa mucca (è marrone, con una striscia bianca sulla pancia, ha un campanaccio al collo), cosa sta facendo (rumina l'erba con gusto); com’è il prato dove sta pascolando (rigoglioso, con un leggero pendio che digrada; ci sono fiori colorati, e insetti).
Jonathan è un nativo, ma lo sappiamo perché lo dice l’autrice, perché ha i capelli lunghi, lisci e neri, e gli occhi a mandorla. Di tutto il resto che si potrebbe dire di un nativo, non c’è nulla. Lo stesso vale per il ranch, o per il villaggio, o per tutto ciò che non è un pensiero/sentimento di uno dei due protagonisti. 
Non posso dire che questo sia un difetto, anzi, potrebbe esserci chi apprezza questa scelta. Come anche non trovo che gli “spasimamenti” siano un difetto a prescindere - altrimenti non leggerei romance. Per quanto mi riguarda, avrei preferito meno pensieri e più contesto. D’altra parte è proprio il contesto che mi attira, nei romanzi storici: conoscere luoghi e tempi lontani da noi, costumi e usanze, stili di vita.
Nel complesso il romanzo mi è piaciuto “abbastanza”: abbastanza da finirlo e abbastanza da voler sapere come si sarebbe sviluppata la storia, ma ahimè “non abbastanza” da non sentirmi affaticata e “non abbastanza” da voler proseguire con la serie.
Una nota a margine: se non mi inganno con le edizioni, dovrei aver scaricato la più recente - che meriterebbe però una bella revisione delle virgole, spesso usate in modo scorretto (per esempio, tra soggetto e verbo, in numerose occasioni).


martedì 21 maggio 2024

RECENSIONE "OMICIDIO ALLA SAKSESS PRESS" di Giovanni Bonelli

 

Buongiorno follower! 
Recensione: "Omicidio alla Saksess Press" dell'autore 
Giovanni Bonelli. A cura di Dario Zizzo.


Autore: Giovanni Bonelli
Genere: Giallo
Disponibile in ebook a costo zero
Contatti autore: Facebook - Instagram

Trama: Una bella ragazza  cade dalla finestra della casa editrice a pagamento Saksess Press.
Un uomo maturo, un  semplice impiegato del centro smistamento reati,  sente il desiderio di indagare sul caso. Perché? È ossessionato dalla vittima, la vede perfino  nei suoi sogni. Sente di doverle qualcosa, ma cosa? 
Non conosce l'origine di questa sua fissazione ma la sua vita, grazie alla ricerca della verità, sarà destinata a svolte radicali. 


Una pistola e una penna
Mi chiamo Pedro e sono un investigatore privato. 
A differenza di molti miei colleghi, non sono un ex poliziotto che cerca di arrotondare la magra pensione spiando mogli e mariti infedeli. E, a differenza alcuni di loro, non faccio questo mestiere solo per soldi. E non mi occupo di corna, ma di omicidi, al posto di uno stato che sembra aver dimenticato il valore della vita. 
Nel mio piccolo, come un atomo disobbediente ad ogni legge della fisica voglio, più di ogni altra cosa, riportare un minimo di giustizia in una società smarrita e asservita all'interesse di pochi. 
Morti senza verità, violenze ovunque. 
Solo le proprietà dei ricchi, protette nei loro quartieri fortezza, sembrano ancora rispettate alle soglie del ventiduesimo secolo. 
Anch’io, prima di scoprire la mia missione, servivo solo i potenti ed ero un uomo perduto, proprio come il mio mondo. Dietro la mia vita apparentemente ordinata, monotona e ripetitiva nascondevo la più grande delle confusioni. Un computer, una tastiera, incarichi ben definiti. A fine mese uno stipendio, magro ma sufficiente per tirare avanti. Tirare avanti sì, ma verso dove? 
Adesso, davanti ai miei occhi, ho una pistola e una penna. 
La pistola è appoggiata sulla scrivania, mi servirà più avanti, forse. La penna, invece, la stringo nella mia mano sinistra per raccontare come sono arrivato fino a questo punto. 
Quella che segue è la mia storia. 



Omicidio alla Saksess Press di Giovanni Bonelli è un giallo con protagonista un aspirante scrittore che per campare fa il detective, un lavoro per lui frustrante. 

Un carcere per innocenti, con la tastiera al posto delle manette, un non-luogo dove ogni giorno mi veniva rubato gran parte del mio tempo in cambio di un salario che avrei poi consumato per acquistare cose di cui, in gran parte, non avevo bisogno.

L'opera è ambientata in una società dove hanno inventato una pillola magica, utile per dimenticare le disgrazie della vita - Domani sarà veramente un altro giorno… -, non la tragica morte della segretaria della casa editrice a pagamento a cui il personaggio principale aveva spedito il suo manoscritto e di cui Bonelli ci regala un quadro ben curato: 

No, non mi sarei fatto ingannare da quel bel viso e dai quei lunghi capelli neri. Cercavo guerra e giustizia, non amore e poesia. Il suo sorriso, del resto, più che calmarmi, mi irritava. Aveva la falsa sicurezza dei giovani, quella di chi crede di sapere tutto della vita perché in realtà non sa assolutamente niente.

E proprio a questo caso si appassiona, è la scintilla che lo fa scuotere dal suo torpore, facendolo sentire vivo, finalmente; per questo riesce a farsi assumere al posto della segretaria, dove avrà modo di conoscere anche una collega ben descritta dallo scrittore: 

Attorno agli occhi, verdi, aveva tutta la stanchezza e la disillusione di quelle donne che, un tempo attraenti, avevano fondato la loro vita sulla bellezza e sul potere che questa conferiva sugli uomini, che consideravano, spesso a ragione, deboli sudditi dei loro ormoni. Abituata ad ottenere tutto e subito, anche ora che il suo viso era solcato da mille rughe e che i suoi capelli avevano perso la lucentezza di un tempo, continuava a pretendere lo stesso trattamento.

Suadente è la voce del detective, attraverso cui viene raccontata la vicenda, con uno stile senza fronzoli. Una piccola nota negativa la presenza di qualche refuso.


lunedì 20 maggio 2024

RECENSIONE "KILLER GAME" di Andrea Mantelli

 

Buongiorno follower, buon inizio settimana!
Recensione: "Killer Game" dell'autore Andrea Mantelli, 
edito Puntoacapo Editrice. A cura di Andrea Macciò.



Titolo: Killer Game
Autore: Andrea Mantelli

Genere: Raccolta

Casa editrice: Puntoacapo Editrice
Collana: Le Impronte

Disponibile in formato cartaceo a € 15,00

Contatti autore: Facebook 



TRAMA:

Quando l’immaginazione umana si sarà esaurita, chi racconterà le storie che regalano brividi di emozioni, adrenalina che fa accelerare il cuore, ansia morbosa di arrivare alla fine? Nessuno lo sa. Nemmeno Francis, chiuso nel suo mondo di parole, ai margini della foresta, a produrre storie d’avventura, eroi e dannati, l’eterna lotta tra il bene e il male, finché il suo dorato isolamento diventa una prigione da cui evadere, se vuole salvarsi, passando brutalmente dal ruolo di creatore di personaggi a quello di protagonista: ma questa volta la storia è vera. La realtà, come la finzione, si fanno leggere d’un fiato fino all’ultima riga di un romanzo con le bollicine, inconsueto e sorprendente, drammatico e spassoso, straripante di fantasia.

Scrivo. Esisto per scrivere” questo è l’incipit di “Killer Game” di Andrea Mantelli, uno dei più importanti disegnatori di fumetti italiani, che ha lavorato per case editrici come Bonelli, Disney e Universo, creatore di personaggi seriali raccolti in volumi come “Old America” e “Smith e Wesson”.
Francis fa parte di una rete di scrittori professionisti isolati in casali di montagna e assunti per produrre storie di genere e seriali. Due stagioni dell’anno sono deputate a inventare le storie e due a scriverle. Francis, il protagonista, è incaricato di scrivere dei thriller-killer, ovvero dei racconti gialli e mistery con protagonisti serial killer o professionisti dell’omicidio.
Il primo racconto “Cielo di Sangue” ha una sfumatura quasi romance raccontando l’incontro tra il rappresentante di intimo femminile Lino Santucci, sogno erotico di quasi tutte le titolari dei negozi, seguito nella sua progressiva decadenza professionale con l’avvento dell’e-commerce e dell’intimo seriale made in China, e Juanita, ex guerrigliera del gruppo peruviano Cielo de Sangre, che ha cambiato vita diventando albergatrice in Italia. Insieme dovranno affrontare i fantasmi del passato e del presente, incarnati dagli spietati mafiosi Impisu e “Piccolo Chimico”.
Il secondo racconto, “L’assassino che è in noi”, racconta la storia di un uomo qualunque, il cinquantenne Marco Sassi, che dopo il ritrovamento di una pistola sogna di usare i colpi in carica per tirare fuori l’assassino che è in lui. Milanista acceso, sogna di iniziare uccidendo un interista a caso… ma ci sarà un finale imprevisto.
Nel terzo racconto “Killer Game” si accentua il tono apertamente parodistico. Siamo in una sorta di reality universitario, nel quale il sadico professore di “Crimine applicato” Flaccido Bimbo e la sua assistente “schiavizzata” Gambozzi organizzano un campionato al quale partecipano cinque killer: Enanito, Tanga, Li Mortacci, Sushi ed Esperimento E. Anche questo racconto, parodia feroce del reality show, ha un finale imprevisto. 
I racconti sono inframmezzati dalle riflessioni di Francis e dei colleghi scrittori: sono persone o la minaccia che incombe sulla creatività, l’intelligenza artificiale, ha permesso di sostituire gli autori veri con dei robot?
Dopo aver raggiunto l’apice dell’assurdo con Killer Game, Francis realizza che non si sente più obbligato a occuparsi di Killer e cambia totalmente registro, con il racconto per bambini “Le giostre”.
Il libro è classificato come romanzo, perché, nonostante sia diviso per racconti, è caratterizzato da un filo conduttore unico.
Killer Game è un’opera con molti livelli di lettura, sostanzialmente un’allegoria della serialità e dell’obbligo chiesto dal “mercato” editoriale di restare chiusi entro generi predefiniti, che rischia di uccidere la creatività e la libertà degli autori, minacciati dall’incombenza delle Intelligenze Artificiali Generative.
La progressione dei racconti di Francis passa infatti dall’articolato Cielo di Sangue alla scatenata parodia di Killer Game, dove l’esagerazione degli stereotipi è spia della stanchezza creativa e della fine di ogni idea nuova. E infatti con Le giostre si cambia registro, e Francis passa da produttore seriale a protagonista.
Quello del rapporto tra serialità e creatività è un tema centrale per ogni persona che scrive, non solo thriller-killer ma anche romance, fantasy, erotici, polizieschi. Fino a che punto si può deviare da quanto chiede il pubblico e il mercato editoriale? E non farlo rischia di rendere indistinguibile l’opera dell’essere umano da quella della macchina?
L’autore, con il suo continuo cambio di registro narrativo da Cielo di Sangue a Killer Game a Le Giostre, sembra voler dimostrare che l’imprevedibilità e la variabilità della creatività umana non sono riducibili a quella della macchina. 
Killer Game è un libro che può essere apprezzato dal lettore comune, concentrandosi sui singoli racconti caratterizzati da una scrittura ironica ed effervescente, ma soprattutto da chi scrive o lavora nell’ambito editoriale, che sarà capace di cogliere il “secondo livello di lettura” di questo testo.


giovedì 16 maggio 2024

RECENSIONE "CHI È SENZA PECCATO?" di Paola Totis

 

Buongiorno follower!
Recensione: "Chi è senza peccato?" dell'autrice Paola Totis, 
edito Edizioni Giorgione. A cura di Silvia Cossio.


Autore: Paola Totis

Genere: Narrativa

Casa editrice: Edizioni Giorgione 

Disponibile in ebook a € 1,03

Contatti autore: Facebook - Instagram



TRAMA:

Cosa sta portando tre amiche d’infanzia che non si vedono da quasi vent’anni a incontrare, in un ospizio per anziani sacerdoti, il parroco del loro paese d’origine? Quali oscuri fantasmi del passato incombono nelle loro vite presenti?
Perché è stato possibile rintracciare l’anziano parroco solo grazie alle ricerche di Don Marco, un ex compagno di scuola della protagonista, Francesca?
Chi voleva impedire che la verità venisse a galla?
Nella cornice del Nordest odierno, in un viaggio nella psicologia femminile, attraverso rivelazioni sconvolgenti, ricordi rimossi e l’ipocrisia della Chiesa, scoprirete in questo romanzo la storia che potrebbe essere quella di qualsiasi donna accanto a voi. 



Tre amiche, Francesca, Elisabetta e Anna, si ritrovano a distanza di anni.

Le tempeste della vita ci hanno allontanate, ma ora siamo ancora qui, pronte ad aiutarci ed è questo che conta.

Dopo tante battaglie combattute da sole, siamo ancora qui riunite! Abbiamo ritrovato la nostra amicizia, che sembrava essersi perduta! Siamo tre donne fortunate, perché continuiamo il viaggio insieme.

Sembra che tutte e tre abbiano qualche difficoltà nel gestire una relazione stabile. Il segreto che confessa loro Elisabetta fa nascere dei dubbi sulle motivazioni che potrebbero esserne causa.
Un viaggio verso la verità, che pian piano emerge dal subconscio che l’aveva celata.
Questa su grandi linee la trama.
Premesso che mi trovo d’accordo con l’autrice sul tema scuola (avendo insegnato per anni) e anche sull’ipocrisia che regna nella chiesa, ma il tutto risulta troppo dispersivo.
Ho avuto l’impressione che l’autrice ci tenesse ad affrontare certi argomenti, si percepisce il suo coinvolgimento, il voler porre l’accento su certe questioni - non la conosco, ma sono pronta a scommettere che lavora come insegnante 😅 -, senza però rendersi conto di essersi dilungata troppo, in alcuni casi andando addirittura fuori contesto (ho riletto ben due volte la trama per essere certa di non aver interpretato male).
Non si è capito quale intendesse sviluppare: il problema scuola-genitori? Quello legato all’ipocrisia della chiesa? O forse quello della pedofilia nella chiesa? Tutti temi molto interessanti se approfonditi a dovere. Quello principale, ovvero quello di cui si fa cenno nella trama, viene quasi messo in secondo piano, quantomeno, come sottolineato sopra, non riceve il dovuto spazio: sembra di leggere un riassunto.
Manca il percorso di presa di coscienza delle tre donne, o meglio, di due. Quella della protagonista si riduce a un déjà-vu: mi sembra di ricordare qualcosa, ma, boh, forse... Aggiungiamoci un sogno e toh! Quella di Anna, invece, è addirittura inesistente. Più che una vera e propria consapevolezza, sembra quasi che entrambe si siano lasciate convincere che la causa delle loro disavventure amorose debba per forza essere quella. Non so, per come viene tratteggiata la storia fino a qui, non ho potuto fare a meno di nutrire molte perplessità. Forse, sarebbe stato d’aiuto avere il pov delle due amiche così da rendere più efficace la loro vicenda.
Non nego di aver avuto parecchie difficoltà nel procedere con la lettura: un tira e molla, divisa tra passare ad altro o continuare sperando in un miglioramento. Ci sono stati dei passaggi che mi hanno appassionato e la parte finale risulta coinvolgente ed esaustiva, ma, non potendo escludere il resto, il mio giudizio complessivo non è del tutto positivo.
Riconosco all’autrice un ottimo stile e una scrittura pressoché perfetta - ho riscontrato solo qualche piccola imperfezione, ma cosa di poco conto. 
Il consiglio che mi sento di darle, se vorrà accettarlo, è di essere più incisiva, di sviluppare un argomento senza mettere troppa carne sul fuoco a distogliere l’attenzione, rischiando quindi di risultare prolissa. Peccato, perché il tema meritava.


mercoledì 15 maggio 2024

RECENSIONE "VIOLATE - LA NOSTRA VOCE PER LE DONNE" di Autori Vari

 

Buon pomeriggio, amici lettori.
Recensione: "Violate - La nostra voce per le donne" di Autori Vari. 
A cura di Andrea Macciò.


Autori: Vari

Genere: Raccolta

Editore: Palestra di Scrittura 
Creativa e Stile Gratuita

Disponibile in ebook a € 9,28 
E in formato cartaceo a € 19,31 




“Violate. La nostra voce per le donne” è un’antologia di racconti raccolta dal gruppo Facebook “Palestra di scrittura creativa e stile gratuita” e curata dalla sociologia e giornalista Giuseppina Tesauro.
Una narrazione corale che si propone di portare un contributo significativo alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, un fenomeno che può manifestarsi in diversi aspetti, più evidenti, come la violenza fisica e la violenza sessuale, o più subdoli, come la violenza verbale e psicologica, la volontà di dominio, prevaricazione, annullamento della personalità dell’altra. Un fenomeno che è sempre più diffuso anche nelle relazioni giovanili e che si manifesta talora anche attraverso i social media e il mondo virtuale.
Violate, come “racconto collettivo” raccoglie le storie di autori e autrici che espongono i molti volti della violenza di genere. Alcuni racconti, come “Vedo le stelle” di Emanuela Franceschin, “Volevo solo giocare” di Katia Garzotto, “Consenso informato” di Sabrina Mills sono tra i più intensi sotto l’aspetto emotivo, raccontando il punto di vista delle vittime di violenza sessuale e lo sconvolgimento fisico e psichico che le ha devastate. La brevità dei racconti ha l’effetto di aumentare l’intensità dell’impatto emozionale. “Ogni giorno una rosa” di Melissa Miele è un racconto di grande finezza psicologica, che racconta la storia di Azzurra, di una ragazza che si è uccisa e di una relazione fatta di incomprensione e violenza verbale. “Beatrice era solo una donna” ci descrive l’orrore della violenza di genere “legalizzata” attraverso la libera ricostruzione della storia vera di Beatrice Cenci. 
Molti racconti affrontano poi il tema della violenza domestica e della difficoltà che incontrano le donne che ne sono vittime a ricostruirsi una vita. “Carmela” di Giuseppina Tesauro affronta il tema attraverso il pov di un’operatrice per il contrasto alla violenza. Altri racconti adottano uno stile più ardito e sperimentale affrontando il tema in maniera meno diretta, e sono presenti anche alcuni contributi poetici. 
“Quella irrefrenabile voglia” di Claudio Allavena racconta di un uomo che vive la fine di una relazione riuscendo ad elaborare i suoi impulsi possessivi e violenti. “Dominae Herbarum” di Assunta Totaro tratta il tema attraverso il genere del racconto fantasy, in una suggestiva ambientazione notturna nel centro di Perugia.
Quello della violenza di genere è un tema che viene affrontato di solito da un punto di vista psicologico o sociologico, è più raro trovarlo trasfigurato dalla narrazione e dalla scrittura creativa. 
Questa antologia ha il merito di averlo fatto, con una polifonia di voci che riesce a rappresentare tutte le diverse sfaccettature che la violenza contro le donne può assumere, anche le meno evidenti o prevedibili. Violate è un libro nato da un progetto collettivo, e al suo interno contiene racconti interessanti, ma dal tono forse eccessivamente didascalico, altri molto intensi e appassionanti che portano chi legge a vivere quasi “fisicamente” le sofferenze delle protagoniste, altri che si caratterizzano per il grande approfondimento psicologico dell’argomento e dei sentimenti delle persone coinvolte, alcuni che usano lo sperimentalismo metaletterario.
Nel complesso, un progetto letterario di grande interesse e valore, che riesce nel suo obbiettivo di sensibilizzare sul tema della violenza di genere (in particolare quella che si manifesta con aspetti meno evidenti) con una qualità letteraria mediamente alta e una grande varietà di stili, sensibilità e punti di vista rappresentati nell’antologia.


martedì 14 maggio 2024

RECENSIONE "IL CASO VICTORIA FORD" di Charlie Donlea

 

Buongiorno follower!
Recensione: "Il caso Victoria Ford" dell'autore Charlie Donlea, 
edito Newton Compton Editori. A cura di AnnaLety. 


Autore: Charlie Donlea

Genere: Thriller

Casa editrice: Newton Compton Editori 

Disponibile in ebook a € 0,99
E in formato cartaceo a € 9,40

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

Avery Mason, conduttrice di un noto programma televisivo, sa bene quali sono le notizie che tengono il pubblico con il fiato sospeso. La storia che le è capitata tra le mani è una di quelle che potrebbero dare una svolta alla sua carriera: grazie alle nuove tecnologie di analisi del DNA è stato possibile identificare alcune vittime dell’11 settembre. Una di loro, Victoria Ford, era accusata del macabro omicidio del suo amante, un noto scrittore. In un’ultima sconvolgente telefonata alla sorella, però, dalla cima di una delle torri in fiamme, la implorava di dimostrare la sua innocenza. Avery sa che risolvere un caso risalente a due decenni prima è un’impresa quasi impossibile, ma è determinata a non lasciarsi scoraggiare. Nemmeno quando si accorge che qualcuno è disposto a tutto pur di continuare a tenere sepolti i segreti di Victoria Ford...
Accusata di un brutale omicidio, Victoria Ford fece un’ultima agghiacciante chiamata da una delle Torri Gemelle la mattina dell’11 settembre.
Vent’anni fa nessuno la ascoltò. Oggi lo farete tutti. 


La trama del romanzo è più complicata e decisamente più interessante di quanto riportato “ufficialmente” nella presentazione. Perché non si tratta solo di un “cold case” da risolvere. 
Avery Mason si è trovata all’improvviso a dirigere un programma di informazione di successo, che è riuscita, contro ogni pronostico, a portare ancor di più alla ribalta. Alla vigilia del rinnovo del suo contratto, si trova tra le mani un caso drammatico: a distanza di vent’anni dall’11 Settembre, grazie a innovative tecniche di estrazione del DNA, è stato possibile associare uno dei numerosi reperti a un nome. Victoria Ford sembra essere una donna come tante, perita in uno dei giorni più drammatici della storia degli Stati Uniti. L’idea della conduttrice è quella di raccontare la vita della donna e tornare a quel giorno tragico. La sorella di Victoria, però, riporta a galla un risvolto della storia che era rimasto sepolto con lei fino a quel momento: poco prima del disastro delle Torri, Victoria stava per essere accusata dell’omicidio del suo amante, ma non solo. In un disperato ultimo messaggio alla sorella, Victoria si proclamava innocente e le chiedeva di fare il possibile per riabilitare il suo nome. 
Avery decide quindi di investigare e si rivolge al detective che all’epoca aveva seguito le indagini.
Walt Jenkins si sta godendo la sua pensione anticipata quando il suo vecchio capo lo contatta per coinvolgerlo in un’indagine particolare: con la scusa di aiutare Avery Mason a ripercorrere le indagini che lui stesso aveva condotto vent’anni prima, deve cercare di scoprire dove si trovi il padre della giornalista. Questi era un truffatore che aveva ingannato e derubato numerosissime persone, anni prima, ma era riuscito a nascondersi dalla giustizia. Avery sembra essere l’unica a poter sapere dove si trova e far sì che finalmente l’FBI riesca a catturarlo.
Il fulcro del romanzo è il tradimento, prima di tutto quello amoroso, ed è forse l’aspetto più banale. 
C’è poi il tradimento della fiducia, delle persone care, ingannate, e di persone che si fidavano del traditore. 
Il tradimento delle istituzioni, dove la Giustizia dovrebbe garantire l’onestà, l’ambizione porta a fare di tutto per raggiungere i propri obiettivi, a discapito di persone innocenti.
Sono rimasta incollata al romanzo fino all’ultima, sconvolgente rivelazione. Mi ha affascinata il ripercorrere fatti vecchi di vent’anni, la ricostruzione di un crimine efferato, il collegare mano a mano quei piccoli puntini che alla fine hanno rivelato un disegno ben diverso da quello che ci si poteva aspettare.
Alcune “scoperte” possono essere facilmente intuite, soprattutto se il lettore è avvezzo al genere, tuttavia questo non diminuisce l’interesse e il desiderio di scoprire se l’intuizione corrisponde al vero.
L’unico punto debole, a mio avviso, è la passione che scoppia tra Avery e Walt: è facilmente intuibile fin dall’inizio, ma resta tiepida, poco credibile. 
Alcuni episodi poi vengono tratteggiati velocemente, quando mi sarei aspettata un po’ di più viste le premesse, ma capisco che avrebbero appesantito un finale già carico.
Il giudizio è decisamente positivo, tanto che mi piacerebbe leggere altri suoi romanzi - purtroppo questo è l’unico tradotto finora in italiano.


venerdì 10 maggio 2024

RECENSIONE "L'OBLIO NEI TUOI OCCHI" di Paola Sbarbada Ferrari

 

Buongiorno follower, buon venerdì!
Recensione "L'oblio nei tuoi occhi" dell'autrice Paola Sbarbada Ferrari, 
edito Gilgamesh Edizioni. A cura di Silvia Cossio.


Autore: Paola Sbarbada Ferrari

Genere: Narrativa

Casa editrice: Gilgamesh Edizioni

Disponibile in ebook a € 1,99
E in formato cartaceo a € 14,25 € 22,90

Contatti autore: Facebook



TRAMA:

In una calda notte di settembre il destino della studentessa ventiduenne Christine Usvaldi incrocerà quello di Giulio Ferrero, affermato neurochirurgo, che soccorrerà la giovane donna giunta in ospedale in seguito a un gravissimo incidente. Il forte trauma le causerà una grave forma di amnesia dissociativa che le farà scordare persino il suo nome.

Giulio dovrà fare i conti con l’ormai sopito sentimento paterno, che lo porterà a oltrepassare il ruolo di medico, conducendolo, giorno dopo giorno, a scoprire i misteri che avvolgono la vita di Christine. 

Settembre 2001. Christine Usvaldi, ventidue anni, è l’unica sopravvissuta al crollo della sua abitazione, situata in un paesino delle Alpi piemontesi. Purtroppo, però, ha perso la memoria.

Sono inghiottita dall’oblio che mi stritola da ore. Temo di aver smarrito per sempre me stessa. 

Amnesia sistematizzata, dal momento che riguarda solo la sfera affettiva. 
Giulio Ferrero, è il neurochirurgo che cerca di comprendere le ragioni dell’amnesia della donna. Prende a cuore il suo caso, forse troppo. Da un lato viene da dirsi “magari ce ne fossero di più di persone così”, dall’altro il pensiero che nessuno faccia niente per niente mi ha sfiorato, non lo nego. E infatti, sebbene non ci siano finalità scabrose nell’affetto che nutre per la giovane e le sue azioni siano davvero lodevoli, si percepisce, anche se in minima parte, un secondo fine, lascio al lettore scoprire quale.
Nel libro si alternano tre fasce temporali: 
- quella del passato della protagonista, di quando era bambina e poi ragazza. Si ripercorre la sua storia con Andrea Ridolfi. Un sentimento “assolutista ed esclusivista”, per usare le parole dell’autrice; 
- quella post incidente, in cui Christine deve costruirsi una nuova vita, dal momento che quella passata non esiste più; 
- e quella futura, anticipata nel prologo. Una introduzione un po’ troppo rivelatrice, grazie alla quale, in pratica, si arriva al finale senza sorpresa alcuna. Certo, la coincidenza che vede riunirsi madre e figlio - non sto facendo spoiler, dal momento che nelle prime pagine la cosa si intuisce chiaramente - ha un che di speciale. Oltre il tempo e lo spazio. Un’immagine che scalda il cuore.
Complessivamente, la storia in sé non è male, anzi, ma andava valorizzata e non penalizzata. Mi spiego meglio: soprassediamo sulla scrittura acerba, a tratti troppo “impostata”, passatemi l’espressione, ma è qualcosa che si migliora con la pratica - sono certa che nel tempo l’autrice troverà il suo stile -; sorvoliamo sul fatto che in certi casi alcune parole, se non addirittura frasi intere, appaiano più adatte a un romanzo storico che a un contemporaneo; chiudiamo un occhio anche sulla caratterizzazione dei personaggi sulla quale ci sarebbe da lavorare, e abbassiamo l’altro su un dettaglio logistico su cui, in pratica, si appoggia buona parte della storia, ovvero si ignora il numero di vittime dell’esplosione (alquanto inverosimile, perché, incenerite o meno, qualcosa resta sempre). Se a tutto ciò, però, ci aggiungiamo anche un editing alquanto superficiale... Potrei capire se si trattasse di un libro auto-pubblicato, ma dietro questo romanzo c’è una casa editrice che, in teoria, dovrebbe garantire una certa qualità, e invece... 
Mi dispiace, ma per i motivi sopra elencati non sono riuscita ad apprezzarlo. 

PS: Ricordo che i pareri sono soggettivi e invito i lettori a farsi un’idea propria. 


giovedì 9 maggio 2024

RECENSIONE "DELIRIO" di Marialuisa Moro

 

Buongiorno follower!
Recensione "Delirio" dell'autrice Marialuisa Moro. 
A cura di Silvia Cossio. 



Titolo: Delirio 

Autore: Marialuisa Moro

Genere: Thriller psicologico

Disponibile in ebook a € 2,99

E in formato cartaceo a € 8,06

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

L’avvocato Holly Peterson è una donna allo sbando. Poche settimane prima aveva una famiglia e una professione. Una non esiste più, l’altra è gravemente compromessa dalle sue condizioni psichiche.
Una sera accade qualcosa che la scuote dall’abulia in cui trascorre le sue giornate: un uomo che vive poco distante da casa sua viene trovato morto. La polizia liquida subito il caso come suicidio, ma c’è qualcosa che stride.
La prospettiva di una sua indagine personale e segreta le fornisce uno stimolo a uscire dal suo stato, ma non immagina cosa l’aspetta.
Prigioniera di una folle tela di ragno in cui realtà e sogno, innocenti e colpevoli si fonderanno in un unico delirante calderone, non ci sarà più nulla e nessuno di cui fidarsi. 

Dopo la perdita del marito e del figlio, Holly si è lasciata andare, disinteressata a tutto e tutti.
 
Holly Peterson. Un tempo avvocato. Un tempo madre. Un tempo moglie.

La morte del vicino di casa, Matt Sims, riaccende la sua curiosità e il suo interesse, distraendola dai suoi demoni personali. Si parla di suicidio, ma alcune prove venute alla luce aprono la strada a dei dubbi. Inoltre, la moglie dell’uomo, Millicent, rifiuta l’idea che il marito possa avere compiuto un gesto così estremo. Lei vede gli spiriti e il marito le è apparso in sogno. Difficile da credere per una razionale come Holly.

Il ritrovamento delle buste nascoste contenenti i pezzi di corda, i dubbi di Millicent sul fatto che si trattasse di suicidio... C’era qualcosa da scoprire, qualcosa su cui indagare. Uno stimolo. Per allontanare i fantasmi personali che non le avevano dato tregua per mesi.

Nonostante i dubbi sulla saggezza della sua decisione, Holly decide di indagare. 

La prospettiva di risolvere un caso, e non uno qualsiasi, l’aveva risvegliata dal torpore doloroso in cui era caduta dopo la disgrazia che aveva sterminato la sua famiglia.

Ma l’avventura cominciata come un gioco inizia a prendere una brutta piega.
Altre morti sospette - o forse no - si aggiungono alla lista.
La paranoia di Holly si intensifica al punto da farle commettere gesti senza senso.

Un gioco tragico che la stava trascinando gradualmente sempre più in basso in una discesa senza fine.

Da qui in poi, la storia assume sfumature irreali. Cosa c’è di vero in quello che sta succedendo e cosa, invece, è frutto di un delirio? Realtà e fantasia si mescolano.
Molto brava l’autrice nell’instillare dubbi nel lettore, che si ritrova a fare ipotesi sugli accadimenti senza tuttavia venirne a capo. 
C’è un passaggio, però, che fa acqua, quantomeno manca un adeguato chiarimento, ovvero quello legato a Matt e Millicent. All’inizio, a questa coppia vengono dedicati ben tre capitoli. Da protagonisti, la loro parte sfuma fino a diventare inesistente e alla fine non si ritiene utile fornire alcuna spiegazione. Ho come l’impressione che l’autrice abbia cambiato registro strada facendo. Forse era partita con un’idea, ma poi, come succede quando si scrive, si è lasciata condurre dai personaggi. 
Ovviamente, è riuscita a riparare creando una storia con un senso, anche se parlare di logica può sembrare blasfemo 😅, visto il susseguirsi di eventi fuori controllo di cui l’autrice dà prova di fantasia. 
Il finale resta aperto a interpretazione. Rimane il dubbio che si tratti dell’ennesima fantasia e personalmente ritengo sia così. Chi può dare seriamente credito a una confessione estorta sotto la minaccia di un’arma? Non serve essere avvocati per capirlo. Non posso aggiungere altro per ovvi motivi. Indipendentemente da come siano andate le cose, l’autrice è riuscita nell’intento: creare il caos nella mente del lettore. 
Concludendo, ci troviamo di fronte a una storia originale che non dà tregua. Marialuisa Moro mescola passato e presente, realtà e fantasia, dosando gli ingredienti con sapienza. La narrazione risulta incalzante dalle prime battute e trascina, se possibile, anche oltre il finale. La mente, infatti, continua a lavorare alla ricerca di una spiegazione razionale, ma che, come scritto sopra, per quanto ci si sforzi, non troverà.
Buono lo stile, tuttavia il testo necessita di una rilettura, diverse le imperfezioni riscontrate. 
Lettura consigliata.