lunedì 26 novembre 2018

"J. SKULL" di Irene Catocci



Buongiorno follower, buon lunedì!
Iniziamo la settimana con un'altra imperdibile uscita: "J. Skull" il nuovo romanzo di Irene Catocci, la cui lettura è consigliata a un pubblico adulto... 😈😉







Titolo: J. Skull
Autore: Irene Catocci
Genere: Erotico MM

Disponibile in ebook a € 1,99
e in formato cartaceo a € 12,00







TRAMA:

Che peso hanno le bugie?
Per me, sono come macigni sul cuore: soffocano l’alito di respiro ancora rimasto, schiacciano perfino l’anima.
Non sono più niente, adesso. 
Ho perso l’amore.
Ho perso la voglia di vivere.
Wyatt era l’unica cosa vera in questo mondo di falsi sorrisi e glitter sfavillanti e, dal momento in cui mi ha lasciato, ho scoperto il vero significato della parola “dolore”.
Mi chiamo J. Skull, e sono un pornoattore. 

Romanzo erotico MM.
Sesso esplicito con uno e più uomini.
Lettura consigliata a un pubblico adulto e consapevole.




BIOGRAFIA:

Irene Catocci è nata a Grosseto nel 1985, dove vive con il marito, le figlie e un cane. Ama leggere e la tranquillità: datele un tè caldo e un buon libro, e potrete non sentirla per ore. Ha sempre amato la scrittura, e J. SKULL è il suo quarto libro. 






BREVE ESTRATTO:

«Vieni.» Mi prese per mano, accompagnandomi in bagno. Lo seguii come un cagnolino, incespicando sui miei stessi passi.
«Come va la testa?» mi chiese, mentre si sfilava i boxer.
«Insomma, mi rimbomba perfino la voce.» Bum bum bum.
Si avvicinò, nudo e bellissimo, e mi massaggiò le tempie con maestria. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare e coccolare. Era una sensazione meravigliosa.
Quando si staccò, vacillai un attimo prima di riaprire gli occhi e ritrovarmi ad ammirare il suo culo perfetto, con le fossette di Venere più sexy che avessi mai visto. Stava regolando la temperatura dell’acqua e lo fotografai, non solo con gli occhi, ma anche con le mani. Mi avvicinai e poggiai le dita sui suoi fianchi, leggere come una carezza. Gli baciai il centro della schiena e mi sentii completo, felice. Davvero felice, forse per la prima volta da molto tempo. Non esisteva sesso che potesse paragonarsi ai nostri momenti di intimità. Non stavamo facendo niente di eclatante, in fondo, stavamo semplicemente vivendo, respirandoci reciprocamente. I nostri gesti nascondevano un sottofondo di quotidianità che avrei voluto vivere sulla mia pelle ogni giorno. 
Mi tolsi i boxer e lo seguii nella doccia. Il getto dell’acqua tiepida mi colpì sulle spalle e ridacchiai.
«Perché ridi?» chiese Wyatt, avvicinandosi a me di un passo. 
«Sono felice, non si vede?» Guardai in basso il mio c*** in erezione e Wyatt, in risposta, azzerò le nostre distanze.
«Toccami, Jay.» 
Lo disse sottovoce, ma io lo sentii distintamente. Dentro. Come una dinamite. Un proiettile dritto al cuore. Ebbi un brivido, partì dalla nuca e arrivò in mezzo alle gambe. Avevo bisogno di contatto, di vicinanza. 
Mi ritrovai ad annaspare in cerca d’aria. Il mio cuore galoppava come dopo una corsa a perdifiato e non riuscii a muovere neppure un muscolo. 
Era assurdo, irreale come un sogno a occhi aperti.
Lo volevo così tanto da sentire le palle contrarsi al solo pensiero di sfiorarlo con un dito, eppure non ne avevo il coraggio. Ripensai alla serata appena trascorsa e un brivido mi percorse lo stomaco. Anche se ero ubriaco e mezzo incosciente, ricordavo tutto: le sue mani, i miei pensieri… il voler viverlo pienamente, senza quella dannata paura di esserne annientato. 
Volevo azzerare le nostre distanze… Dio, quanto lo volevo! 
Come avrei fatto, dopo, a ritornare me stesso? A continuare la mia vita?
Fu Wyatt a darmi le risposte, tutto quello di cui avevo bisogno. Baciò ogni singola parte del mio corpo, si soffermò sulle clavicole, le succhiò e le leccò, per poi scendere a mordermi i capezzoli resi sensibili dall’eccitazione. Baciò i teschi e mi strinse alla vita, facendomi scivolare a terra con lui. Mi sedei a cavalcioni su di lui e iniziai a muovere il bacino per trovare un minimo di sollievo. Era così bello, c***. Così giusto da fare male. Wyatt, in risposta, mi strinse forte e seppellì il viso nell’incavo del mio collo. La posizione in cui eravamo non era delle più comode, ma non cambierei niente di quel giorno perché fu tutto perfetto: l’acqua che batteva furiosa sopra le nostre teste, i nostri bacini allineati e i sessi bramosi di carezze e attenzioni. Venimmo così, membro contro membro, fusi in un abbraccio, senza neppure bisogno di toccarci. 
Fu un’esperienza nuova per me. Quel giorno, scoprii cosa vuol dire veramente godere, dare senza prendere… senza aspettative, calcoli… Guardare negli occhi l’amore, oppure chiuderli per assaporare gli altri sensi: tatto, olfatto, udito… Avevo fatto sesso nelle docce, su letti inamidati, per terra come gli animali, ma niente, niente era stato anche minimamente paragonabile a quello che avevo vissuto insieme a Wyatt.







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