lunedì 9 settembre 2019

RECENSIONE "STUPEFACENTE BANALITÀ" di Pitti Duchamp



Franca Poli ha letto "Stupefacente banalità" dell'autrice Pitti Duchamp, edito Dri Editore 😊





Autore: Pitti Duchamp
Genere: Romance Contemporaneo

Casa editrice: Dri Editore

Disponibile in ebook al prezzo lancio di  € 0,99, successivamente a € 2,99
e in formato cartaceo a € 14,99





TRAMA:


«Vuole essere trattata come una donna o come un cliente?»
«Come cliente, ci mancherebbe!» rispose Mimì senza guardarlo negli occhi.
«Peccato, mi sarebbe piaciuto di più che avesse scelto la prima opzione.»
Lui è il manager di punta di un’azienda produttrice di macchinari agricoli, malato di lavoro. Lei una ex modella con figlio problematico a carico, che tenta di riciclarsi nel mondo dell’agricoltura senza la minima preparazione. Lui fa della calma e del sangue freddo le sue migliori virtù, lei dell’ansia il suo peggior difetto. Tra ricordi dolorosi che affiorano inesorabili dal passato, crisi post adolescenziali di un figlio cresciuto senza padre e problemi economici di ogni sorta, una storia solo apparentemente banale si fa strada tra le piante di ulivo della nostra splendida toscana, diventando piano piano … stupefacente!
La nostra brava Pitti, dopo l’incredibile successo del suo regency Frittelle al Miele e altre dolcezze, accetta la sfida che le abbiamo proposto e ci regala questo magnifico romance contemporaneo, che siamo sicuri vi rapirà fin dalle prime battute. Grazie! 




Finalmente un libro dove i protagonisti sono persone comuni, con un lavoro normale, non dei multimilionari arroganti con un ego sconfinato, oppure delle modelle da esibire come trofeo. Raimondo Granieri infatti è un rappresentante di macchinari e attrezzature agricole, mentre Artemisia De Santiis, detta Mimì, è sì una ex modella, ma ora gestisce una concessionaria, ereditata alla morte del padre, che vende materiale agricolo. Inoltre c'è Niccolò figlio diciottenne di lei, un ragazzo cresciuto senza padre e che alla morte del nonno ha perso il suo punto di riferimento. Inizia a frequentare cattive compagnie, fuma, spaccia, beve alcolici fino ad ubriacarsi. Una sera uscendo dal ristorante, Raimondo soccorre un ragazzo riverso a terra ubriaco fradicio e lo accompagna al pronto soccorso dove viene raggiunto dalla madre. È così che conosce questo giovane e, sorpresa, scopre che sua madre è Artemisia, la proprietaria della concessionaria con cui aveva parlato al mattino, facendo tra l'altro una pessima figura. Da quel momento la vita dei tre si intreccia, iniziano a frequentarsi. Raimondo prende a cuore Niccolò, vuole aiutarlo a uscire dalla pericolosa spirale in cui è entrato. Sa come si sente il ragazzo perché c'è già passato anche lui. Vuole però conoscere meglio anche Artemisia. È rimasto folgorato dalla sua bellezza, in particolare dai suoi occhi che sembrano dei lapislazzuli. Così decide di fare loro una proposta: Lui toglie Niccolò dai guai offrendogli un lavoro nella sua tenuta agricola che si trova a Vinci, vicino a Firenze. In cambio lei gli concede l'esclusiva per gli acquisti delle attrezzature agricole.
Mimì accetterà questa proposta? Ma, soprattutto, il ragazzo sarà disposto a trasferirsi in un luogo isolato per lavorare la dura terra, iniziando all'alba e terminando al tramonto?
Sono entrata in empatia quasi subito con Raimondo e Artemisia, anche se lui a un certo punto avrei voluto strozzarlo per il comportamento che tiene nei confronti di madre e figlio. Lei invece a volte l'ho trovata un po' troppo protettiva e assillante nei confronti di Niccolò. Per fortuna, arriva il momento in cui capisce di doverlo lasciare ragionare con la propria testa. Così facendo, tra loro le cose migliorano parecchio, passando da un rapporto conflittuale a uno basato sull'affetto e sulla complicità. Il ragazzo invece all'inizio non mi è piaciuto per niente. Troppo arrogante, sbruffone, maleducato e irrispettoso delle persone, in particolare della madre. Grazie però alla saggezza di Primo, l'anziano dipendente di Raimondo, e alla giovane Sara, il suo modo di fare subisce una trasformazione. Così come la mia opinione nei suoi confronti.
Mi è piaciuta anche la figura di Primo. Un uomo anziano che per compagno ha solo un vecchio cane, che ha lavorato i campi per tutta la vita ed ora si ritrova a dover insegnare il mestiere che ha tanto amato a un diciottenne che, nonostante studi agraria, non conosce nulla del lavoro nei campi. La sua saggezza non aiuta solo Niccolò a trovare la sua strada, ma in qualche modo fa capire a Raimondo che, con le sue scelte, sta perdendo qualcosa, e qualcuno, di molto speciale.
Mi è piaciuto il modo di scrivere di questa autrice. Risulta accurato, fluido con dei dialoghi veloci e frizzanti tra i tre protagonisti. Divertente la gaffe che fa Raimondo quando scopre che Mimì non è un uomo, come lui pensava, bensì una donna... e che donna! La lettura scorre veloce grazie a una trama ben strutturata che coinvolge dalla prima all'ultima pagina. Ho trovato molto accurata la descrizione dei luoghi dove è ambientato il libro, in particolare il paesino di Vinci, nella campagna Toscana, con gli uliveti, la vecchia torre... Così come sono ben delineate le caratteristiche, sia quelle fisiche, che quelle psicologiche, dei vari personaggi.
Ora non mi resta che complimentarmi con Pitti Duchamp e consigliarvi questo romanzo dove, al suo interno, potete assistere alla nascita non di una, bensì di due belle storie d'amore.


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