domenica 10 novembre 2019

"HURRICANE" di Monica Lombardi



Buongiorno follower, buona domenica!
Vi segnalo "Hurricane", il romanzo dell'autrice Monica Lombardi, edito Emma Books




Titolo: Hurricane
Autrice: Monica Lombardi
Serie: GD Security
Genere: Narrativa contemporanea

Casa editrice: Emma Books
Collana: Romantic Suspense

Disponibile in ebook a € 3,99

Pagina autoreMonica Lombardi  




TRAMA:


Questa è la storia di un uomo rimasto solo che non sa più qual è il suo posto nel mondo. È la storia di una donna votata alla vendetta. Ed è la storia di due criminali che conoscono solo la distruzione. Ma più di tutto, questa è la storia di un Team che diventa famiglia.

Valentin Verenich non ha più nulla. Non si considera più un Verenich e non ha più neanche Hurricane, l’alter ego con cui saliva sul ring della boxe clandestina di San Pietroburgo. Ma ora conosce sua madre, e conosce la verità. E, senza neanche rendersene conto, da lì comincia a ricostruire se stesso.
Eva Storm non distingue più il sogno dalla realtà. Le hanno insegnato a non contare sull’arrivo della cavalleria, eppure c’è un uomo che lei continua ad aspettare. Un uomo che una parte di lei sente di voler salvare, ma per farlo lui dovrà prima salvare lei.
Il Team è andato vicino a perdere il suo grande capo e non è disposto a dimenticarlo. Quando uno dei suoi nemici colpisce di nuovo, i suoi membri si stringono gli uni agli altri ed elaborano una missione diversa da tutte le altre.

Dalla Russia delle corse automobilistiche alla Grecia più incontaminata, da una cattedrale nel sud della Francia alla nuova sede di Versailles fino a lussuosi hotel dove gli abiti sfavillanti non frenano la violenza più efferata, seguite il Team nella sua missione più emozionante e adrenalinica. Perché questa volta la posta in gioco è la sopravvivenza.



BIOGRAFIA:

Monica Lombardi è nata a Novara da padre toscano e mamma istriana. Lavora come interprete e traduttrice freelance. Sposata, madre di due figli, vive da più di trent’anni a Cornaredo, in provincia di Milano, dove si divide tra la scrittura, le traduzioni e il suo ruolo di mamma.
Monica ha esordito nel 2008 con una serie rosa crime di cui è protagonista il tenente della Homicide Unit di Atlanta Mike Summers. Oltre alla serie GD Team, con Emma Books ha pubblicato la commedia romantica Three doors – La vita secondo Sam Boltone la trilogia distopica Stardust (Free, Memory war e New Earth, preceduti dal racconto gratuito Stardust – L’inizio). Con Amazon Publishing ha pubblicato due romantic thriller di ambientazione italiana, Schegge di verità e Schegge di ricordi.
La serie GD Team è composta da quattro romanzi (Vertigo, Free fall, Spiral e Hard landing) e da tre novelle (Nicky, Alex, Miriam), più una Guida, che comprende, tra le altre cose, un racconto di Natale. Altri due racconti di Natale sono disponibili sul sito di Emma Books.
Storm è il nuovo capitolo nel mondo del GD Team, aperto dalla novella To help and protect (nuovaserie GD Security).






BREVI ESTRATTI:

«Come ha fatto a scoprirti?»
Fu solo un sussurro, ed Eva Storm rispose nello stesso tono.
«I messaggi che ti ho inviato, la telefonata. Controllava il mio cellulare.»
Il viso di Valentin era a pochi centimetri dal suo, gli occhi sembravano volerle scavare dentro.
«Lo rifaresti?»
Una domanda diretta che poteva avere una sola risposta. Perché, nei suoi incubi peggiori, i suoi avvertimenti non lo raggiungevano in tempo.
«Senza esitare.»
Questo le guadagnò un abbraccio che la riempì di calore. Ora il suo peso l’avrebbe schiacciata contro il materasso com’era successo quando erano stati insieme.
Eva attese.
Cercò di attirarlo a sé, ma le braccia mancarono la presa.
«Valentin?» mormorò, senza riuscire a nascondere il picco di panico che l’aggredì all’improvviso.
Dov’era andato?
Spalancò gli occhi, ma nella stanza la penombra confondeva tutto in mille tonalità di grigio.
«Valentin» ripeté, e fu poco più di un soffio.
Torna qui.



San Pietroburgo, 15 settembre 2014
Il muro di cinta di Villa Verenich appariva intatto, come se tutto fosse ancora com’era sempre stato. Come se il boato che aveva sconquassato il quartiere due settimane prima fosse stato un tuono nel cielo, o un effetto speciale che faceva un gran rumore ma era privo di effetti distruttivi.
Fermo dall’altra parte della strada, Valentin Verenich fissava l’alto muro con una strana sensazione di straniamento addosso. Poteva quasi vedere se stesso arrivare su una delle auto scure che usava per muoversi, osservare dal comodo sedile posteriore l’autista che azionava il cancello, ostentando un distacco che forse non aveva mai provato. Perché, una volta all’interno della proprietà, l’impenetrabile cinta muraria si sarebbe chiusa su di lui come spesse dita che si stringevano attorno al collo, rendendo difficile respirare.
Per quello aveva cominciato a fermarsi a dormire in città ogni volta che aveva una scusa per farlo. Anche per quello aveva iniziato a salire sul ring.
Quando dopo l’esplosione aveva voltato le spalle a quel luogo e alla sua vita così come l’aveva sempre conosciuta, Valentin Verenich aveva giurato a se stesso che non vi avrebbe più messo piede.
E invece eccomi qui.
Con il passare dei giorni, il bisogno di sapere si era fatto sempre più pressante. C’erano troppi punti interrogativi attorno a lui, talmente tanti che lo tenevano sveglio la notte. Talmente tanti che minacciavano di sopraffarlo. Non era tornato sul ring perché lei sapeva di Hurricane e Valentin non voleva correre il rischio di un nuovo incontro. Mancandogli lo sfogo dei pugni e del combattimento, aveva cercato un effetto simile nella vodka. Ma lo spettro di Sergei e della sua passione smodata per l’alcol lo aveva presto indotto a ribellarsi a quel facile strumento di oblio: affrontare la realtà era meno doloroso di pensare di stare trasformandosi in un duplicato di suo padre.
Per riuscire ad andare avanti, per non soccombere, non gli restava che cercare risposte.
E la prima era tra quelle rovine.
Si staccò dal tronco d’albero a cui si era appoggiato e attraversò la strada buia, silenziosa.
Il cancello era il primo segnale che qualcosa non andava: invece che essere chiuso elettronicamente, com’era stato in tutti gli anni che Valentin aveva risieduto lì, era bloccato con una catena e un lucchetto attorno a cui era avvolto il nastro della polizia che delimitava una scena del crimine.
Crimini, corresse dentro di sé. Tanti. Avreste dovuto arrivare anni fa con il vostro cazzo di nastro.
Avrebbe potuto lavorare al lucchetto, forzarlo, non sarebbe stato difficile. Ma Valentin continuò a camminare, seguendo il muro che circondava la proprietà fino ad arrivare a un punto sul retro in cui il cemento era coperto da piante rampicanti. Estrasse una chiave dalla tasca quindi scostò l’intreccio dei rami, scoprendo una stretta porta di spesso metallo. Pochi secondi dopo la richiudeva alle sue spalle e si trovava nel giardino sul retro della villa, lo stesso che aveva rappresentato il panorama dalle sue stanze.
Che non esistevano più.
Al loro posto, un cumulo di macerie.
All’improvviso gli sembrò di risentirlo, il boato, e con quello la forza invisibile che l’aveva scagliato in avanti, facendolo atterrare in modo brutale sul prato.
Si accorse che si era bloccato. Riprese a camminare, il fruscio dei suoi passi nell’erba l’unico rumore che lo accompagnava, ma al posto dell’informe massa scura che iniziava a delinearsi davanti a lui vedeva le fiamme che si erano levate alte, quella notte. E sentiva la voce della donna che lo aveva chiamato.
Sua madre.
Che ora aveva un volto, dannazione. Un volto di una bellezza quasi angelica, che faceva a pugni con il poco che sapeva di lei.
Aveva sempre pensato che sapere che faccia avesse sua madre avrebbe colmato un vuoto, reso le cose più facili.
Si sbagliava.    





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