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In uscita "Luna di primavera", il nuovo romanzo storico
dell'autrice Mariangela Camocardi 😊
Titolo: Luna di primavera
Autore: Mariangela Camocardi
Genere: Romance storico
Disponibile in ebook al prezzo lancio di € 0,99
Pagina autore: Mariangela Camocardi
TRAMA:
Quando Riziero Manfredi scopre l'infedeltà della giovane moglie, la delusione è tale da indurirgli il cuore. Era certo di aver incontrato la donna perfetta e invece la bellissima Nives non ha esitato a tradirlo con un tipo squattrinato, incurante dello scandalo. Con molta amarezza e per evitare altro disonore sul buon nome della propria famiglia, si adatta a quel matrimonio di facciata per salvare almeno le apparenze. Riziero è ormai un uomo disincantato che ha smesso di credere all'amore, ma si rende conto di essersi sbagliato il giorno in cui Isabella, la cugina di Nives destinata al convento, entra prepotentemente nella sua vita....
BIOGRAFIA:
Mariangela Camocardi ha firmato circa 70 titoli tra romanzi e racconti. Con una predilezione per lo storico, ha scritto horror, women fiction, romance, fiabe, commedie romantiche. Tra i romanzi più apprezzati, Sogni di vetro (Mondadori, Fanucci, Harper Collins) Tempesta d’amore (Mondadori, Emma Books) Il talismano della dea (Harlequin Mondadori, Harper Collins) La vita che ho sognato (Mondolibri) I Pirati del lago (Mondadori, Amazon Publishing) Ciribalà (Alberti Editore). Mariangela Camocardi è tra gli autori di Nessuna più (Elliot) antologia curata da Marilù Oliva contro il femminicidio, e il cui ricavato è stato devoluto al Telefono Rosa per aiutare le donne vittime di violenza. Si è anche cimentata in due testi teatrali, “Correva l’anno...” omaggio all’ultracentenaria Emma Morano, e Il mio primo ballo, dedicato al Ballo Debuttanti di Stresa. L’autrice è stata direttore della rivista Romance Magazine, collabora da anni con riviste a diffusione nazionale ed è stata una socia fondatrice di EWWA (European Writing Women Association). Matrimonio per procura e Chiamami con un altro nome sono i titoli più recenti pubblicati con DriEditore. Luna di primavera esce invece in self pubblishing.
DICE L’AUTRICE:
In questo romanzo racconto della rivolta del pane a Milano. Il re aumentò il prezzo del grano e scoppiarono de disordini in tutta la città. Il generale Bava Beccaris fece puntare i cannoni sui cittadini che manifestavano pacificamente, disarmati, e fu un massacro.
BREVE ESTRATTO:
Lui la squadrò di nuovo da capo a piedi, stavolta con la dovuta attenzione: quel che vide gli fece incurvare le labbra in una smorfia derisoria. La ragazza era l’antitesi perfetta di Nives: avvolta in un’anonima mantella di una scialba tonalità di grigio, pareva sprovvista di qualsiasi morbidezza femminile, sotto quel brutto capo di vestiario. Lo stupì che qualcuno imparentato con sua moglie portasse indumenti tanto modesti, ma poteva darsi che si trattasse di un tipo dai gusti eccentrici, e che non ci tenesse ad agghindarsi con lo sfarzo della sua classe sociale. Oppure apparteneva a un ramo povero della famiglia e non poteva permettersi vestiti costosi. Quest’ipotesi era confermata dal viso pallido e teso, così scavato da dare l’impressione che non si nutrisse abbastanza. O forse dipendeva dai capelli, della stessa sfumatura corvina di quelli di Nives, ma pettinati in una foggia che concedeva ben poco alla civetteria, stretti com'erano in una crocchia da irreprensibile istitutrice che faceva apparire affilati i lineamenti. Gli venne spontaneo chiedersi se ci fosse qualcuno o qualcosa capace di addolcirli, ma ne dubitava.
Solo negli occhi, che si allungavano verso le tempie nel taglio a mandorla, e che erano di uno strano colore ambrato, pareva ardere un fuoco che nulla e nessuno sembrava in grado di estinguere.
Una zitella inacidita, pensò sprezzante Riziero, che si permetteva per giunta di definirlo una canaglia.
— E sulla base di quale giudizio mi reputate tale, Isabella? — la sondò con voce ingannevolmente calma. — Posso chiamarvi per nome, vero? Considerato che siamo parenti acquisiti, suppongo che tra noi si possa abolire ogni forma di convenzione...
— Non mi sogno neppure lontanamente di familiarizzare con voi — lo raggelò con sussiego lei, dissuadendolo dal prendersi eventuali confidenze con uno gelido sguardo. — Ma per rispondere alla vostra domanda...
— No, non ditelo — la prevenne lui, torcendo la bocca in un sogghigno. — Immagino sia Nives, la mia cara mogliettina, la causa del vostro livore nei miei riguardi: si sarà drammaticamente accasciata sulla vostra disponibile spalla, sciogliendosi in lacrime da coccodrillo, versando nelle vostre orecchie una sequela di frementi accuse a proposito del bruto che una sciagurata sorte le ha inflitto quale marito.
Isabella sbuffò con irriverente disprezzo. — Oh, vi sbagliate di grosso. Nives non aveva bisogno di fare niente del genere, mi duole contraddirvi — replicò, mettendo prudentemente la cugina al riparo dagli eventuali rimbrotti di quel mostro insensibile. — Basta una superficiale occhiata a vostra moglie, comunque, per farsi un’esauriente idea della sua abissale infelicità. D'altronde, quella povera creatura è stata accantonata con l’identica, agghiacciante indifferenza con cui avreste scartato un abito usato, e non c’è da meravigliarsi se passa le giornate a struggersi, avendo appurato da me in quale maniera vi disinteressiate di lei. Diamine, sono ospite in casa vostra da quasi una settimana, e se non fossi venuta a cercarvi personalmente, non credo che avrei avuto il dubbio piacere di scorgere la vostra faccia.
— Il dubbio piacere, ma senti! — Riziero girò intorno alla scrivania e le si accostò con due furibonde falcate, torreggiando su di lei con occhi torvi. — Che diavolo vi ha raccontato di me quella “povera creatura”, si può sapere?
— Non osate nominare il demonio in mia presenza! — sibilò Isabella indignata. — Non quando mi tocca fronteggiarne uno in carne e ossa. Quindi, fatemi la gentilezza di risparmiarmi altri spiacevoli accenni ai rappresentanti dell’inferno, specialmente se si ha la sfortuna di imbattersi in quelli che imperversano negli immediati dintorni!
— Ah, dannazione! — smaniò lui digrignando i denti. Gli mancava solo, in aggiunta al resto, di ritrovarsi tra i piedi una caustica bigotta come quella. Ma sebbene lei lo stesse irritando non poco, si impose di non perdere le staffe con qualcuno che, evidentemente, era del tutto all'oscuro di quali fossero le reali motivazioni che avevano creato una frattura insanabile tra lui e Nives. — Prima che i vostri insulti si spingano oltre il consentito — riprese in tono misurato — credo che dovreste pregare vostra cugina di dirvi la verità, poiché, da quanto intuisco, deve avervi raccontato un bel cumulo di menzogne su di me.
— La verità? — Isabella si protese verso di lui, scoccandogli un tale sguardo di riprovazione da fargli contrarre le mascelle per l’ira. — Nives, che io sappia, non è mai stata capace di dire bugie alla leggera, signore, soprattutto ai suoi familiari.
— Ah, ma davvero? — ritorse lui infuriato, l’autocontrollo che andava in frantumi. — Be’, avrei qualcosa da obiettare circa la sua incapacità di mentire, stabilito che con me lo ha fatto eccome. E in tema di chiarimenti, ci terrei innanzitutto a informarvi che non gradisco troppo che a priori, e senza neanche esservi presa il fastidio di ascoltare l’altra campana, ossia il sottoscritto, vi arroghiate il diritto di giudicarmi un mascalzone... Perlomeno, non lo consento a un’estranea che ignora nel modo più assoluto ciò che può essere accaduto tra me e la donna della quale avete incautamente assunto le difese, perché, se veramente lo fossi... — Riziero serrò convulsamente i pugni e la fissò astioso. — Ah, dannazione, non costringetemi a ragguagliarvi su oscenità che urterebbero il vostro suscettibile senso del decoro! Anche perché non mi pare questo il luogo più adatto, e neppure il momento appropriato. Non ci crederete, ma c’è gente che deve guadagnarsi da vivere, e visto che devo occuparmi di questioni che hanno la priorità sulle ridicole accuse che mi vengono mosse, vi sarei profondamente grato se rimandassimo tale diatriba a un’altra occasione.
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