mercoledì 5 febbraio 2020

"UN MOMENTO FA, FORSE" di Giovanni Ardemagni



Buongiorno follower!
Vi segnalo "Un momento fa, forse" dell'autore Giovanni Ardemagni, 
edito Pagasus Edition.





Autore: Giovanni Ardemagni  

Genere: Narrativa contemporanea 

Casa editrice: Pegasus Edition

Disponibile in formato cartaceo a € 11,05

Pagina Facebook: Giovanni Ardemagni 



TRAMA:

In una Zurigo frenetica, il tempo si ferma, un momento fa, forse. Due amici, Marcel e "G" Vengono licenziato dalla loro azienda. Essere licenziati a 50 anni non dovrebbe essere una condanna ma un'opportunità di proseguire il proprio cammino verso una realizzazione personale in crescendo, invece, il romanzo di gio-vanni ardemagni ci rimanda in modo implacabile alla fragilità di una società mediatizzata, convulsa e ste-rile di soluzioni appropriate alla grandezza dell'uomo, lasciando i due protagonisti al loro libero arbitrio.



DICONO DEL LIBRO:

Jacques Ragan, economista, Roma
Il terzo romanzo di Giovanni Ardemagni  non è solo la storia di un licenziamento “perché vecchio”, storia di amicizia intensa, di solitudine di un amore intimo e  immenso, tra un uomo solitario e una prostituta, storia di libero arbitrio con un finale tinto di giallo/noir (la cosa interessante è che sarà il lettore a giudicare se è omidicio o suicidio) ma è anche  un invito a fermarci: non per contemplare il lago di Zurigo, i paesaggi suggestivi della Svizzera o per rifugiarsi in false note dettate da un lontano e remoto passato glorioso; quello dei coloratissimi anni del boom economico, ma piuttosto per amicarsi quell’attimo vitale per affrontare con un timido coraggio le proprie ombre onnipresenti e spietate.
Il romanzo di Ardemagni è un pugno allo stomaco che ci lascia senza fiato, increduli e profondamente scossi dai colpi impietosi di una vita che si sperava lineare e serena.
In un mondo lavorativo senza etica dove si è anziani a 30 anni, moribondi a 40 e sepolti a 50, non c’è posto per l’empatia e la compassione malgrado la sincera confessione di Marcel, un gigante bernese, perso in una solitudine incompatibile con la sua ricchezza interiore: “Per me il mio lavoro è come un faro. Il mio modo di concorrere con il mio io in questa vita, e mi crea l’illusione di essere indispensabile per qualcuno. Se perdessi il lavoro… non so, non so. Avrei paura».”
In una Zurigo frenetica, il tempo si ferma, un momento fa forse. Due amici, Marcel e “G” vengono licenziati dalla loro azienda.  
Essere licenziati a 50 anni non dovrebbe essere una condanna ma un’opportunità di proseguire il proprio cammino verso una realizzazione personale in crescendo, invece, il romanzo di Giovanni Ardemagni ci rimanda in modo implacabile alla fragilità di una società mediatizzata, convulsa e sterile di soluzioni appropriate alla grandezza dell’uomo, lasciando i due protagonisti al loro libero arbitrio.
Ed è questo il tema principale del romanzo: cosa decidiamo di fare davanti alle avversità che ci propone la vita: abbandonare il palco, consumarsi di sterili pianti o lottare e ripartire più forti, convinti di non essere marionette manovrate dagli dei Chronos o Ananke.
Giovanni Ardemagni attraverso personaggi toccanti, disperati ma magnificamente unici e uno stile graffiante, pulito, generoso, con una punta di ironia ci rimanda alla nostra propria solitudine davanti alle grandi scelte di vita. È chiara e forte la voce dell’autore che aldilà della tragedia che si compie esalta la magnificenza della vita in tutte le sue venature e lascia una piccola speranza, come il taglio di una tela di Fontana, che ci invita a possibili aperture verso altre vie di fuga. 



BIOGRAFIA: Giovanni nasce e cresce a Stabio, Cantone Ticino Svizzera, il 2 marzo 1959.   Di nazionalità Italo-svizzera. 
Nel 2016 pubblica con Youcanprint il romanzo “Il camaleonte equilibrista, osteria con alloggio” 
Il romanzo viene premiato a settembre 2019 col primo posto al concorso nazionale Narrativa Indipendente a Treviglio (BG)
Nel 2017 l’accademia Petrarca lo premia col premio speciale allo scrittore per il racconto “Un grande amore niente più”, concorso dedicato a Maria Callas
Il racconto “Pacco felice” destinato a bimbi e ragazzi di tutte le età viene premiato col 4° posto al concorso “Floc l’amico dei bambini e dei ragazzi” e ottiene un contratto editoriale dall’editore Giovanelli di Bologna. Futuri ricavi verranno dati completamente a favore di associazioni per bambini autistici.
Nel 2018 partecipa a sette concorsi ed è finalista, ottenendo un 4° posto al concorso nazionale Bukowski, oltre ad essere finalista di cinque concorsi banditi da Montegrappa edizioni.
Nel 2019 pubblica “Un momento fa, forse”. Il romanzo tratta di un tema oggi, molto da noi in Cantone Ticino ma molto sentito ovunque, ahimè. Quasi un virus che colpisce l’individuo e la propria famiglia. Tratta del licenziamento degli “Over 50”. 
Il romanzo ottiene il primo posto al concorso Città di Cattolica, Pegasus Award e un contratto con l’editore Pegasus. 
Studia presso la scuola Interpreti di Zurigo quale traduttore per Italiano, Tedesco francese e Inglese. Tuttavia tutta la sua carriera professionale lo vede in posizioni manageriali presso Corrieri internazionali. Ricopre la funzione di CEO per Poste Svizzere in Italia. In tale periodo sponsorizza il concorso internazionale di rilegatura d’arte, svoltosi tra Macerata e Assisi, per rilegare il Cantico delle creature di San Francesco. Opera tradotta in tutte le lingue al mondo e in tutti i dialetti nazionali italiani 
Giovanni cura personalmente un paio di traduzioni.
Giovanni ha un rispetto e una stima enorme per tutti autori che non hanno mai trovato un editore e continuano nel loro lavoro con tenacia e amore e forse, a volte, diventano dei semplici don Chisciotte. A tale proposito Giovanni ha un sogno: creare un salone del libro inedito, a livello transfrontaliero, per autori in cerca di editore e che possa essere una buona vetrina. I Comuni di Viggiù e Mendrisio hanno già dimostrato un certo interesse.  



BREVE ESTRATTO:

«Sa, Marcel è stato l’unico cliente che mi abbia rispettata. Mi ha accarezzato il viso come nessuno ha fatto mai. Neppure mia madre. Quando mi accarezzava la sua mano era lenta, calma, calda. Non sentivo solo il gesto ma percepivo le intenzioni che la mano, le sue dita volevano regalarmi. Grazie alle sue carezze ho sentito la mia pelle e i brividi che stavo provando. I miei “amanti” hanno trasformato la mia pelle in un abito cucitomi addosso, su misura, per loro.
La prima volta mi ha spaventata. Non veniva spesso, ma un giorno mi ha detto che voleva parlare con me di cosa significa essere solitari e ha precisato che è una cosa diversa dall’essere soli. Gli ho risposto che io ero sola nella mia solitudine. Abbiamo parlato per un’ora intera e alla fine ha insistito per pagarmi.
La volta dopo, per la prima volta, l’ho baciato, l’ho baciato sulla bocca. L’ho fatto perché lui mi chiese se poteva baciarmi. Gli ho detto che poteva, sì, ma solo se mi avesse sorpreso. Lui mi ha guardato, e con quello sguardo e con un bacio mi sorprese. Mi sorprese davvero tanto. Tra noi nacque qualcosa di bello.  Venivo spesso a trovarlo qui a Büren an der Aare. Ogni volta prendevo il treno e poi una bici o a piedi. Ogni volta avrei voluto solo volare sino a qui perché ogni volta che ero qui era come se fossi in volo. Mi guardava con i suoi grandi occhi e poi mi faceva degli scherzi. Mi piaceva perché io non posso godere di tanti scherzi genuini nella mia triste vita.
Un giorno mi ha detto: “Accidenti, i tuoi occhi stanchi stanno sorridendo”. Abbiamo fatto l’amore perché volevamo, dimenticando ogni cosa che poteva essere successa prima o che poteva succedere dopo. In fondo quello che succedeva, succedeva solo un momento fa, e sarebbe stato facile da dimenticare, se Marcello fosse lì con me. Non mi ha mai chiesto una relazione. Mi diceva di vivere il momento. A volte facevamo solo sesso, ci piaceva e basta. E lo baciavo! Mamma mia quanto lo baciavo. E anche lui mi baciava. Mamma mia quanto mi baciava! Mi accarezzava come fossi l’unica donna, o la donna della sua vita. Io non vorrei sembrarle sciocca. Ma credo di essere assai infiammabile».
Nonostante la poca luce scorsi il suo viso e vidi il suo arrossire. Lei aveva abbassato gli occhi e una smorfia le accentuava una timidezza sconosciuta anche a lei.
«Sa questi anni nessuno e stato capace di togliermi da quella scatola di cerini. Una scatola di cerini con l’immagine pubblicitaria di un bordello qualsiasi. È come se il passante di turno cercasse un cerino e lo cercasse frettolosamente, quasi impaurito, tra tutti i cerini, e con quelle dita impazzite mi spostasse facendomi arrivare in fondo, in un angolo buio della scatola Marcel, invece, no!
Lui ha cercato con calma, come se mi cercasse in una scatola di cerini dorata e mi ha scelto. Mi ha acceso e lei non sa quanto mi faceva sentire così infuocata.
Poi mi ha trasformato in una candela. Sa, una candela di quelle che si mettono sulla torta di compleanno di un bimbo. Di quelle che quando soffi per spegnerla, sembra che si spenga e un istante dopo si riaccende e continua a farlo, e il piccolo ride e regala a tutti gli invitati, un sorriso spettacolare e due occhi incantati. Era sufficiente che lui soffiasse sul mio collo e io, per magia, mi riaccendevo».
Una breve pausa, e sorride. Continua, poi, subito.
«Una sera mi presentò una bottiglia di Champagne. Se penso quante ne ho viste… e quindi le posso dire che quella non era una bottiglia triste. Era una bottiglia vera che conteneva qualcosa di così bollicinoso. 
Si può dire bollicinoso?» «Tu puoi dire ciò che senti».
«Allora bollicinoso».
Lilù rise e io mi commossi pensando a quanto Marcel poteva amare quel sorriso così bello. 


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