giovedì 16 luglio 2020

DOPPIA RECENSIONE "L'INQUISITORE DI LAGOSCURO" di Laura Caterina Benedetti



Buongiorno follower!
Nuova veste grafica e nuovi contenuti per "L'inquisitore di Lagoscuro" dell'autrice Laura Caterina Benedetti.
Tiziana Irosa e Daniela Colaiacomo lo hanno letto per noi.



Autore: Laura Caterina Benedetti

Genere: Romance in costume ad ambientazione medievale

Disponibile al prezzo lancio di € 0,99, successivamente a € 2,99

E in formato cartaceo a € 9,00

Pagina autore: Laura Caterina Benedetti



TRAMA:

XIV secolo, città di Monferrante
Dopo la condanna a morte di Teodoro la vita della sorella è sconvolta: fanciulla di alto lignaggio, ha per molto tempo rifiutato ogni pretendente, ma ormai il nome dei Corsignani è marchiato dalla vergogna. Il padre, temendo che nessuno aspirerà mai più alla mano di Erminia e non sopportando l'idea di chiuderla in convento, decide di concederla in sposa allo zio di lei, ricco e potente ma anche brutale e violento.
Quando tutto sembra perduto, sulla strada di Erminia appare l'ombra di Fiordinando di Lagoscuro: affascinante, nobile e dall'oscuro passato, gli è bastato uno sguardo rubato in tribunale per desiderare il possesso della bella e giovane dama. Lei è convinta che il giudice voglia costringerla a una vita peccaminosa al proprio fianco, ma quando la situazione precipita deve fare una scelta e fidarsi del cuore...

Un romanzo in costume ad ambientazione medievale popolato da cavalieri malvagi e giovani intriganti, streghe, mercenari e frati inquisitori in una storia serrata di odio, vendetta, Amore.

NUOVA EDIZIONE 2020: nuova veste grafica, un capitolo aggiuntivo, testo ulteriormente rivisto e corretto



DICE L’AUTRICE:

Il periodo precedente alla scrittura è stato caratterizzato da intense letture "in atmosfera": mi ero appassionata ai romanzi storici di Rafael Sabatini, autore di "Scaramouche", e questo mi aveva aiutato tantissimo ad "entrare" nel linguaggio. Il mio Lagoscuro era nato come racconto, ma mi era rimasto nel cuore e pensavo avesse potenziale per trasformarsi in una storia più lunga e articolata, così è diventato un romanzo: mi era venuto un forte desiderio di scrivere un rosa ambientato nel Medioevo, tra dame e cavalieri, ma anche intrighi e drammi familiari... spero quindi che la vicenda di Erminia e Fiordinando saprà emozionarvi quanto ha emozionato me mentre la scrivevo la prima volta, mentre la riscrivevo la seconda, mentre la rivedevo la terza per renderla ancor di più adatta a rientrare nel genere romance.



Ho sempre adorato le storie che narrano le gesta di dolci fanciulle indifese e di valorosi cavalieri dalla pesante e scintillante armatura; di cospirazioni intrighi e maledizioni. E in questa storia ho trovato tutto ciò. Devo dire che l'inizio è un pochino lento nella narrazione, ma non fatevi scoraggiare, si tratta di poche pagine, poi la storia prende mordente tanto che gli accadimenti che si susseguono vi lasceranno senza fiato. Una storia d'amore, d'onore, vendetta e giustizia, come è giusto che sia un romanzo ambientato nel medioevo dove il prode e giusto cavaliere, Fiordinando, si batterà con le unghie e con i denti per la sua amata, Erminia, un po' testa di c... a mio dire, due ceffoncelli glieli avrei dati pure io se fossi stata il prode cavaliere, un nervoso che non vi dico! Ma, senza le sue leggerezze, manco staremmo qui a parlare. Come vi ho anticipato, in questa storia troviamo tutto quello che deve contenere un romanzo ambientato nel medioevo. Erminia, la dolce fanciulla indifesa, è la classica donzella ingenua che si trova a dover fronteggiare e sfuggire dai suoi aguzzini, il fratello minore Attilio, personaggio fin da subito caratterizzato come il classico cattivo cretino, uno furbo non si farebbe coinvolgere dal malvagio zio, Malatesta, nei suoi loschi piani. Malatesta è quanto di più infingardo, meschino e falso possiate immaginare, un immondo che di più non si può. Fiordinando, che ve lo dico a fare? È il cavaliere che tutte noi attendiamo da una vita, quello che con la spada sguainata affronterà il drago e ci libererà dalle grinfie del male scalando la tortuosa torre e con il bacio di vero amore, nato dall'incrocio solo degli sguardi, (Quando? Dove? Lo voglio!) Sarà l'unico Salvatore a cui donare la nostra esistenza. Sospiro!
Personaggio affascinante e misterioso è padre Rufo Alberighi, che insieme a Fiordinando fungono da giudici inquisitori nella cittadina dove si svolge la storia. Devo dire che come la penna dell'autrice ha dipinto le due figure come uomini positivi sempre alla ricerca della giustizia e verità, mi ha lasciata un po' titubante. Gli inquisitori sono forse i personaggi più meschini e corrotti del medioevo e il riscattarli da parte dell'autrice, come dicevo, mi ha convinta che lei sia della stessa scuola "econiana" amante di Guglielmo da Baskerville. In effetti, padre Rufo per certo versi me lo ricorda, il suo vedere oltre le apparenze, la sua capacità di ragionamento freddo e la sua sete di giustizia e verità. Altri personaggi degni di nota sono sicuramente il fedele servitore e amico di Fiordinando, Cristoforo, con l'incrollabile fiducia nel suo signore. Raffaello, il novizio arguto e silenzioso, e l'ultimo, che non vi rivelerò, ma grazie al quale tutta la storia, alla fine, prenderà una piega diversa e inaspettata. Un'avventura intrigante e "acchiapposa" da leggere assolutamente. 



La storia si svolge a Monferrante, in un imprecisato periodo della fine del Basso Medioevo.
Erminia, unica figlia femmina della famiglia del notabile Landolfo Corsignani, è molto legata al fratello Teodoro, primogenito, ed è vessata da Attilio, la cui nascita ha minato la salute della madre provocandone la morte prematura.
Oltre ad aver ereditato la bellezza della madre, Erminia è intelligente e pronta all’apprendimento, e, come Teodoro, bello e colto, ha seguito, sin da piccola, le lezioni impartite ai fratelli, con grande profitto da parte dei maggiori e con insofferenza e scarso rendimento da parte dello stolido e rozzo Attilio.
Teodoro ha tutto dalla vita: ricercato per la sua bellezza e cultura, frequenta con successo la corte del governatore, ma la sua natura irrequieta e viziata lo spinge a compiere azioni aberranti finché, a soli ventiquattro anni, dopo il processo da parte dell'Inquisizione, composta da quattro frati domenicani e da un giovane dall'aria cavalleresca, viene condannato a morte.
Durante il processo Erminia non riesce a trattenersi dal manifestare il suo dolore: schiaffeggiata pubblicamente da Attilio, al quale spetta ormai la primogenitura, attrae l'attenzione di Fiordinando di Lagoscuro, giudice da molti considerato duro e inflessibile.
Dopo il processo e la condanna di Teodoro, Attilio, forte della posizione acquisita agli occhi del padre, istiga quest'ultimo a infrangere la promessa, fatta in punto di morte all'amata moglie, di non imporre un marito a Erminia, e la obbliga a sposare lo zio Tancredi Malatesta, ricco e potente ma anche brutale e violento.
In un contesto di dolore e aspettative, dove emergono uomini crudeli quali Attilio e Tancredi, si evolve il rapporto tra Erminia e Fiordinando, rivelando eventi cruenti al quale questi è stato sottoposto in gioventù ed evidenziandone qualità inattese.
Fin dalle prime righe Laura Caterina Benedetti genera una forte empatia inducendo il lettore alla commozione e alla totale partecipazione emotiva.
Erminia, unica componente della famiglia Corsignani, cresciuta con valori di autentica bontà e rettitudine, è una protagonista forte, volitiva, reattiva e non passiva alla violenza fisica che subisce. Il padre Landolfo, pur essendo un uomo retto e integro, accecato dal troppo amore per i suoi figli maschi e non riconoscendo le doti della figlia, porta la famiglia alla rovina.
Il racconto delle vicissitudini di Erminia, articolato e complesso, a tratti profetico, è, di fatto, un romanzo in "costume", come lo definisce la stessa autrice nella "Nota e ringraziamento", ed è caratterizzato da uno scritto magistralmente adattato al periodo in cui si svolge.
La percezione degli eventi è vivida e coinvolgente e, in un’aura di intrighi e passioni, di aspettativa e tensione, spinge a una lettura continua, alla scoperta del finale.






BREVI ESTRATTI:

«Madonna Erminia Corsignani, non è vero?» egli esordì, inchinandosi leggermente.
Lei scosse il capo: non sapeva spiegarsi ciò che provava perché era una sensazione sconosciuta al suo cuore. Mai, in presenza di nessun uomo, Erminia aveva sperimentato quell’inquietudine mista a trepidazione che le faceva desiderare di essere e di non essere lì nel medesimo tempo.


«Ah, ma sicuro, il fedele servitore!» lo interruppe Alberighi, voltandosi e fulminando Cristoforo con un’occhiataccia.
«Basta, ora. Lui può esserti grato e portarti rispetto, ma è a me che ha giurato lealtà. E quel che ha fatto l’ha fatto perché l’ha ritenuto giusto, ed è un bene che ti abbia disobbedito» ritorse Lagoscuro, e subito esplose con impazienza: «Per amor di Dio, Rufo, non penserai davvero che Erminia sia una criminale!».
Il domenicano si fece livido e rimase immobile per una manciata di secondi, mentre l’eco di quelle parole rimbombava per poi spegnersi.
«Dunque per te non è più madonna Erminia, ma soltanto Erminia. Che cosa devo pensare di questo?» mormorò infine.
Lagoscuro si avvicinò a sua volta, fronteggiandolo: «Non mi riguarda ciò che vuoi pensarne: soltanto... soltanto credo che, come giudice imparziale, dovresti ascoltarla prima di condannarla» disse con più calma.
Per tutta la durata di questa furiosa discussione Erminia era rimasta rannicchiata sul pavimento: era spaventata dalla veemenza del frate e tuttavia, inspiegabilmente, la presenza del signore di Lagoscuro la rassicurava. 


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