giovedì 10 settembre 2020

RECENSIONE "LA FIGLIA DI FREYJA" di Giovanna Barbieri

 


Buon pomeriggio amici lettori!
Monica Portiero ha letto per noi "La figlia di Freyja" 
dell'autrice Giovanna Barbieri.




Autore: Giovanna Barbieri

Genere: storico, avventuroso, sentimentale

Disponibile in ebook a € 0,99




TRAMA:

La piccola Gundeberga, albina e figlia illegittima di Cunimondo, re dei Gépidi, è cacciata dal villaggio con la madre, a causa del suo aspetto diverso, e costretta a rifugiarsi nella foresta. A lungo rimane da sola nella selva finché non incontra il Longobardo Gundulf, ferito da un orso. Tra i due si accende quasi subito una passione travolgente e combattuta. Nel frattempo, la principessa Gépide Rosmunda è rapita dai Longobardi per ordine di re Alboino che desidera sposarla per garantirsi la legittimità al trono.  



Ho subito avvertito una connotazione da fiaba nel romanzo storico La figlia di Freyja dell’autrice Giovanna Barbieri. Per spiegare meglio la storia di Gundeberga, la nostra protagonista, penso però sia necessario spendere due parole su chi sia Freyja.
Detta anche Vanadìs era una famosa dea germanica e scandinava, figlia del leggendario dio del mare Njörd.
Ha molte manifestazioni ed è considerata la dea dell'amore sessuale, della bellezza, dell'oro, della seduzione, della fertilità, del seiðr, della guerra, della morte e delle virtù profetiche (informazione tratta dal web).
Gundeberga è una giovane ragazza costretta dal fato, o dagli dei, a una sorte infausta.
Sia il colore dei suoi occhi, che quello della pelle e dei capelli è differente da quello di chiunque. A causa del suo aspetto anomalo è costretta a vivere celata nei boschi, con la madre a unico supporto.

Lo sguardo le cadde sulla sua figura riflessa e quasi balzò via, atterrita. Due pupille iniettate di sangue la stavano fissando dal rivo. La mano libera le corse al viso pallido, come se fosse stato
dissanguato, e scoppiò in pianto.
All’improvviso ricordò il dialogo tra re Cunimondo e la madre.
«Mio re, ti prego, non ucciderla. È solo una bambina, non ha colpa né del pallore né delle iridi fiammeggianti.»

Il re aveva accettato le suppliche: no, non l’aveva uccisa, ma le aveva abbandonate entrambe, in esilio, al loro infelice destino.
Gundeberga si era adeguata, ma alla morte della madre, senza alcun sostegno se non Aione, l’orso, unico amico che le resta, si vede costretta a proseguire i suoi giorni senza alcun contatto umano.
Eppure il fato userà proprio Aione per portare il guerriero del re Gunulf, e con esso forse l'amore, sul suo cammino.

Gundulf la scrutò ancora a lungo e Gundeberga non si risentì.
In fondo per lui era qualcosa di mai visto prima.
Quando pensò che non avrebbe detto nient’altro, le domandò: «Dov’è la tua gente?»
«Non c’è nessuno qui, eccetto noi.»

Re Cunimondo l’aveva esiliata e ora lei non apparteneva a nessuna gente. Strinse la mascella, lo coprì con il proprio mantello e si sedette comoda a vegliarlo. Non avrebbe lasciato morire l’unica fonte di compagnia umana che avrebbe mai avuto in quella foresta.

Tratteggiato con estrema abilità, l’autrice usa uno stile semplice per dipanare una vicenda assai ben più complessa.
Si parla di un periodo storico, il 560 DC, delle usanze degli antichi popoli germanici e della solita cattiveria umana, permettetemi.
Giovanna Barbieri ha scelto di mostrare quanto la volontà degli dei poteva mascherare l’intolleranza personale per il “diverso”, arrivando a gesti estremi, come, nel caso di Gunderberga, a essere ripudiata dal proprio padre.
E a essere condannata a un altro tipo di morte: la totale indifferenza.
Mi sono particolarmente piaciuti i riferimenti sull’uso delle erbe e, naturalmente, sono diventata fan di Aione, l’orso.
È stata una lettura piacevole e discorsiva che mi ha accontentata anche sul finale, rimasto aperto: adoro i finali così.
Ovviamente ci sono altri personaggi che non ho menzionato, e di proposito.
Per citarne una di spicco, ho tralasciato lei: la principessa Gépide Rosmunda.
Perché? Penso dobbiate leggere il romanzo.
La mia riflessione sul testo: nonostante passino i secoli, l’essere umano ha sempre lo stesso comportamento ingerente nei confronti di chi non è conforme al suo strano codice interno, che non ho ancora ben compreso.
Indietro nel tempo, una diversità fisica poteva causare la tua quasi certa dipartita.
Una diversità fisica nel 2020? Può procurarti la stessa cosa. 


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