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Recensione: "Il mio tutto" dell'autrice Chiara Zaccardi.
Un romanzo toccante sull’accettazione della propria e dell’altrui diversità e sul difficile percorso che una simile scelta comporta.
A cura di Daniela Colaiacomo.
Titolo: Il mio tutto
Autore: Chiara Zaccardi
Genere: Romance contemporaneo MM
Casa editrice: Bibliotheka Edizioni
Disponibile in ebook a € 4,99
E in formato cartaceo a € 17,10
Contatto Facebook: Chiara Zaccardi
TRAMA:
“Come si fa quando non riesci a stare insieme a una persona ma non riesci nemmeno a stare senza?”.
Davide se lo chiede dal momento in cui ha conosciuto Cristian.
A sedici anni arriva in una nuova scuola, a Parma, e si fa subito notare: ama disegnare e non nasconde di essere gay. Per questo viene preso di mira da alcuni compagni. Il leader dei bulli, Cristian, è il campione di nuoto della scuola: fisico atletico, occhi azzurri e un sorriso spietato. Cristian detesta Davide. Almeno finché
non lo bacia.
Il loro è il primo grande amore, giovane, intenso, tanto inaspettato quanto assoluto.
Cristian si scopre indifeso davanti a un desiderio inarrestabile, senza mezze misure, e non sa come affrontarlo. Abbandonarsi a un sentimento che lo rende diverso o respingerlo? Ammettere che le fragilità di Davide sono un po’ anche le sue o usarle per allontanarlo? Una scelta indolore non sembra esistere, perché l’amore non ha sesso, né limiti, e sa essere implacabile.
DICE L’AUTRICE:
Anche se il romanzo parla di adolescenti, di scuola e di bullismo, l’idea mi è venuta dopo aver visto un’intervista a Rupert Everett, uno dei primi attori di Hollywood ad aver fatto coming out. Mi ha colpito il fatto che dopo aver detto di essere gay per un po’ non ha più potuto lavorare, ma ha preferito essere sincero, e libero, invece di mentire per la carriera. Il libro si basa proprio su questo concetto, ovvero sul coraggio che ci vuole per essere se stessi senza vergogna e senza compromessi.
Una curiosità legata al libro è che presto lo presenterò... davanti a una pizza! :)
Doveva uscire in marzo ma a causa del Covid è stato pubblicato in giugno e purtroppo non ho ancora potuto fare delle presentazioni “fisiche” nelle librerie, perciò sto cercando di farlo conoscere in ogni altro modo possibile.
Avverto il bruciore e vedo la pelle del braccio aprirsi. Il sangue inizia a sgorgare giù lungo la mia mano, corre verso la punta delle dita e sgocciola sul pavimento sporco. La sua vista mi rende improvvisamente calmo, mi fa sentire molto meglio dei graffi che mi procuro da solo.
Questo è l'incipit del libro, la descrizione di uno dei tanti abusi dei compagni di scuola su Davide Leoni.
Arrivato nella scuola per frequentare il quarto liceo a soli sedici anni, diventa vittima del bullismo dei compagni quando, per rispondere alla richiesta di spiegazioni sul perché rifiuti di uscire con Milena Fontana, la ragazza più ambita della scuola, candidamente afferma di essere omosessuale.
Bello e affascinante, già alla sua presentazione alla classe riscuote interesse e invidia per il suo talento per il disegno, unica via di fuga dai problemi familiari e sociali, mentre con gentilezza avvicina i ragazzi emarginati, dai quali ottiene amicizia e affetto.
Cristian Montecchi è il campione della squadra di nuoto
Il ragazzo più popolare dell’istituto, il più famoso per i suoi trofei di nuoto, il più corteggiato per il suo aspetto, il più ammirato per i suoi voti. Il ragazzo perfetto, che tutti vorrebbero frequentare. Il capo dei bulli, che mi odia.
Cristian detesta Davide, ma è veramente così?
A causa dei problemi derivanti dalla omosessualità dichiarata, la famiglia mal sopporta i fastidi e le stranezze di Davide, ai quali spesso il padre reagisce con gesti violenti, aumentando così il disagio del ragazzo. Il fratello gemello, Giorgio, è il pupillo, mantiene sempre un comportamento ineccepibile e, soprattutto, non è gay. Il nonno antiquario era l'unico che gli dimostrava affetto e sostegno, ma è morto da tempo e Davide ora vive ogni giorno subendo le imposizioni di coloro che lo circondano: a casa non potendo frequentare la scuola artistica come avrebbe desiderato e avendo il divieto di disegnare, a scuola per le prevaricazioni e gli episodi di bullismo che subisce e che non denuncia. Represso e disagiato, Davide ricorre all'autolesionismo e deve sottostare a colloqui con lo psicologo della scuola.
Il tizio attacca una filippica sull’essere gay, come se il mio problema fosse questo. Non capisce che per me essere gay non è un problema, lo è per tutti gli altri.
Smetto di ascoltarlo alla frase: «È importante imparare a conciliare la propria sessualità con la vita quotidiana».
Dove l’ha presa la laurea, questo? Nell’ovetto Kinder?
Cristian è terribilmente attratto da Davide, ma rifiuta la propria omosessualità dando luogo a un alternarsi di avvicinamenti e bruschi allontanamenti, destabilizzando ulteriormente Davide che invece è innamorato e addebita ai suoi problemi le cause del comportamento a volte crudele del compagno.
Anche se diventano amanti, Cristian oppone una forte resistenza a vivere il loro rapporto apertamente, non è pronto, e quando si sente alle strette allontana Davide insultandolo e sminuendo la loro storia, per poi risentire della lontananza e cercare di ricomporre il legame che li unisce.
Finché, messo alle strette dai genitori e dal preside della scuola, per coprirsi le spalle, lancia accuse infamanti sull'amico.
Saranno la nonna affettuosa e gli amici sinceri ad affiancare Davide e sostenerlo nel momento più difficile della sua giovane esistenza.
«Nonna?» la chiamo, bisognoso di una perla di saggezza.
«Sì?»
«Perché la vita è una fregatura perenne?»
Lei si mette a sghignazzare e dalla sua risata traspare la ragazza che è stata: «Smettila con queste battute, mi si sposterà la dentiera» commenta.
«Tu non hai la dentiera.»
«Vedi? C’è sempre qualcosa di cui rallegrarsi.»
Okay, io forse sono matto, ma adesso so da chi ho preso.
Quando la tensione è al massimo e il racconto particolarmente doloroso, una battuta o un episodio spensierato alleggeriscono questa storia dalle tinte forti che tratta argomenti psicologicamente delicati come il SIB (Self Injurious Behavior), ovvero “comportamento di autoferimento” (autolesionismo), l'emarginazione dei gay, l'ignoranza che spesso aggrava le difficoltà di esprimere se stessi, il bullismo.
Questa non è una lettura leggera e rilassante, è la descrizione dell'amore infinito di un ragazzo che non si arrende mai, fino all'ultimo confida nei propri sentimenti e li accoglie, li difende da tutto e da tutti, dimostrando la sua vera forza. È un romanzo che affronta, analizza, illustra, esamina il dolore e il disorientamento in tutte le sue sfumature, e, nell'evolversi degli eventi, lascia un solco nell'anima.
Chiara Zaccardi è bravissima nell'affrontare tutti gli argomenti e, con l'utilizzo del pov di Davide e Cristian, cattura la totale attenzione del lettore, mettendo in risalto la grande forza dell'amicizia e la negatività di quelle persone che si sentono minacciate dalla diversità, da tutto ciò che non è omologato e che quindi viene percepito come pericoloso.
Brevi scene di incontri casuali, nel susseguirsi degli eventi, danno vita a personaggi marginali che, inseriti nel contesto, ne esaltano i contenuti: una coppia anziana di gay spagnoli che si sono conosciuti tardi e stanno per sposarsi, avvicinano Davide mentre fuma una sigaretta...
Hernardo gli si avvicina e gli dice che siamo molto belli, insieme.
«L’amore vero è fatale» aggiunge in un italiano stentato, con un grande sorriso.
«He’s a friend» risponde Davide. «He doesn’t loves me.»
Carlos lo guarda con aria dolce: «And you?»
«I don’t speak english» replica, secco.
Non ha risposto di no. Sarebbe stato più semplice, ma non l’ha fatto.
Hernando ride: «Imparerete, datevi tempo.»
Raggiungono la loro auto facendo battute sull’anello di fidanzamento e se ne vanno augurandoci buona vita.
O un vecchio ammiratore della nonna divenuto ora il suo compagno che Davide incontra nel bar del paese di montagna…
«Il tempo è una mannaia per le discussioni, le recide come erbacce grame. Io ci ho impiegato troppi anni a capirlo.»
Esprimono attraverso le parole di questa fantastica autrice attimi che caratterizzano la narrazione.
Ogni parola è opportunatamente collocata tanto che le quasi seicento pagine scorrono fluide, perché niente è lasciato al caso e tutto ha significato.
Se volete trascorrere qualche ora in leggerezza, questo libro non fa per voi perché non è facile leggerlo: intenso, scritto in modo magistrale, trasmette tutto, un libro meraviglioso al quale non bastano cinque stelle di valutazione e che ho adorato.
BREVE ESTRATTO:
«Devi smetterla di cazzeggiare! Credi di trovare un lavoro sprecando tempo con roba da donne? È questa tua mania che ti rende pazzo!» prorompe.
«Non è vero» dico. «Se mai è tutto il resto».
Odia quando lo contraddico. Dovrei sempre tenere la bocca cucita, in sua presenza, solo che il mio scarso spirito di sopravvivenza me lo impedisce.
Mi molla due schiaffi. Al secondo barcollo all’indietro e mi aggrappo al bordo del tavolo per non cadere. Strepita qualche altro gentile appellativo, avverte che mi impedirà di uscire in caso mi trovi nuovi tagli addosso e finalmente se ne torna in cucina.
Chiudo gli occhi, tentando di riportare il battito cardiaco a un ritmo normale.
Ho le guance in fiamme.
Penso che domani, a scuola, dovrò affrontare altra gente che non mi sopporta. Dovrò di nuovo affrontare Cristian e i suoi amici. Il cuore rifiuta di calmarsi.
Vorrei che il nonno fosse qui.
Era l’unico dei miei parenti con cui avevo un buon rapporto. Lui mi incitava a disegnare, forse perché era un antiquario, o forse semplicemente perché mi voleva bene.
Chiara Zaccardi è nata nel 1986 a Parma, dove tuttora vive. È laureata in Giornalismo e cultura editoriale e lavora in un’azienda che si occupa di efficienza energetica.
Con le Edizioni Noubs ha pubblicato il romanzo “I peggiori” e il racconto “Occasion” nell’antologia “Limite acque sicure”. Per Edizioni Arpanet è uscito il racconto “Parma, ore 3” nell’antologia “E tutti lavorammo a stento”. Con il Gruppo 26Agosto ed Eros Viel ha pubblicato il racconto “Prima dell’alba” nell’antologia “Poesie e racconti per strada”, nell’ambito dell’omonimo concorso letterario.
Il racconto “I giocattoli siamo noi” è stato tra i cinque finalisti del Premio Grado Giallo (Mondadori) del 2012.
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