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Vi segnalo "Il Signore di Notte - un giallo nella Venezia del 1605"
dell'autore Gustavo Vitali.
Titolo: Il Signore di Notte -
Autore: Gustavo Vitali
Genere: Giallo
Disponibile in ebook a € 9,99
E in formato cartaceo a € 19,76
Pagina autore: Il Signore di Notte
TRAMA:
Venezia, 1605.
Sullo sfondo della città dei dogi un magistrato goffo e pasticcione indaga sull’omicidio di un nobile caduto in miseria.
Ricopre la carica di Signore di Notte, la magistratura alla quale la Serenissima Repubblica ha affidato la tutela dell’ordine pubblico, sei giudici e insieme capi della polizia.
Il protagonista, Francesco Barbarigo, irrompe sulla scena del giallo anche con una buona dose di spocchia, dopo essersi incaricato delle indagini con una leggerezza pari solo alla propria impreparazione, che lo porterà a clamorose sconfitte prima di giungere alla soluzione del giallo, ma non ce la farà da solo.
Si lancia dapprima lungo piste inconcludenti e si accanisce su tracce fasulle. Emerge nel frattempo un uomo dalla personalità controversa e di difficile interpretazione che sfoggia una sicurezza solo apparente, mentre dentro di lui covano le incertezze, lo divorano le angosce. Per lo più incappa in una stramba relazione con una donna indecifrabile e misteriosa che gli procura nuovi turbamenti.
Il racconto produce tutta una serie di personaggi, i principali realmente vissuti all’epoca e riesumati grazie ad un lungo lavoro di documentazione. Attorno al protagonista agiscono figure da salotto, bellimbusti e cortigiane, prostitute e bari, ricchi aristocratici e nobili decaduti che vivacchiano ai margini della classe potere. Ci sono anche sgradevoli comparizioni di uomini violenti, come banditi e sbirri, distinti tra loro dai rispettivi ruoli, ma simili nell’agire sopraffattore. Non tutti reciteranno il ruolo di semplici comparse, ma assumeranno parti importanti nel romanzo, qualcuna perfino decisiva. Determinante nelle indagini sarà un capitano delle guardie che affianca il Signore di Notte aiutandolo a dipanare una matassa parecchio complessa.
Così, passando tra disastri, colpi di scena, agguati e quant’altro il Signore di Notte e il suo capitano riusciranno ad arrivare alla soluzione del giallo, una soluzione sorprendente e degno corollario di una trama coinvolgente alla quale si aggiungono curiosità, particolari, aneddoti sui costumi e le vicende dell’epoca, che inquadrano il racconto nella dimensione storica dell’antica Serenissima assunta quasi a protagonista silenziosa.
DICE L'AUTORE:
Il protagonista durante il racconto è descritto come un uomo contorto, perennemente indeciso, cambia umore e idea da un momento all’altro, lo tormentano i ricordi amari di un passato che non riesce a buttarsi alle spalle e la preoccupazione di salvaguardare il suo nome e l’onore della famiglia. È l’antitesi della figura dell’eroe positivo e dalla quale l’autore si è volutamente distaccato. Il linguaggio è spesso beffardo e dissacratorio, pare che chi scrive si diverta a mettere in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società dell’epoca. In altre parti la prosa diventa spiccia, cruda, quasi senza pietà. Questo personaggio fa sorridere per i suoi esilaranti fallimenti, per la sua goffaggine, e insieme infastidisce per la boria e la cocciutaggine nel non accettare consigli.
Per lo più Francesco ha la sfortuna di incappare in una stramba relazione con una bella e indecifrabile dama. Vorrebbe fosse un amore disinvolto invece diventa un fiume di nuovi turbamenti perché è terrorizzato dall’innamoramento. Quello stesso passato ripensando al quale prova ancora sofferenza, gli ha inculcato una paura di amare che lo spinge a rinunciare alle felicità dell’amore. Vorrebbe relegare questa relazione a una mera questione di letto, ma qualcosa si agita nel suo intimo e non lo fa star tranquillo. Dopo gli insuccessi come investigatore, non eccelle neppure come amante.
Nel contesto del romanzo l’autore ha inserito piccole finestre sul mondo veneziano a cavallo tra Rinascimento e Barocco, racconta aneddoti, curiosità, fatti piccoli e grandi senza che la trama del giallo si interrompa, ma la contestualizzano nella sua epoca.
BREVE ESTRATTO:
Il corpo esanime del nobiluomo Nicolo Duodo, settantotto anni, due volte vedovo, famiglia annoverata tra le “Case Nove” nel Libro d’Oro della Serenissima Repubblica di Venezia, giaceva bocconi disteso davanti al lungo tavolo ingombro di carte e disposto in diagonale a chiudere un angolo della stanza.
Un braccio piegato sopra il capo, con il palmo della mano rivolto in basso, era rimasto appoggiato malamente al seggiolone in legno scuro, rovesciato con tutta probabilità in seguito alla caduta dopo il colpo letale che aveva spedito l’uomo a miglior vita. Altri due seggioloni identici, uno dirimpetto a quello rovesciato, l’altro sul lato opposto del tavolo, quasi nel cantone della stanza, erano rimasti al loro posto. La luce del giorno penetrava dalla finestra in parte oscurata da un vecchio panno, poco più di uno straccio, messo a sostituire un vetro rotto.
Il colpo mortale era stato sferrato alla testa. Questa posava di lato nella vasta chiazza di sangue sul pavimento, sangue fuoriuscito dal cranio, colato giù lungo il collo e la faccia e andato a coprire le doghe consunte del parchetto. Altro sangue sulla gorgiera e sul farsetto blu scolorito che mal si intonava con le braghe color ocra; ancora sangue a impiastrare i capelli grigi e la guancia appoggiata a terra. Qualche carta dal tavolo era stata trascinata dal rovinare del corpo ed era finita sul pavimento.
Non era difficile individuare l’arma che aveva ammazzato il Duodo: un pesante candelabro a due bracci giaceva riverso poco lontano dal cadavere. Schizzi di sangue andavano scemando sul parquet via via che si allontanavano dal corpo. Due mozziconi di candele si erano sbriciolati nell’urto e le schegge stavano sparse a terra insieme a grumi di cera.
Un altro candelabro, copia esatta del primo, era rimasto al suo posto appoggiato sull’angolo opposto del tavolo, trattenendo infimi moccoli di candela. La cera squagliata era colata nei piattini sotto i sostegni prima di rassodarsi …
Sono nato a Milano il 4 agosto.
Non dico l’anno perché al riguardo sono un tantino ritrosetto...
Da oltre trent’anni vivo nella bergamasca con mia moglie e miei due figli, Federico e Claudio.
Istruzione: liceo scientifico e scienze politiche. Nessuna lode particolare: “È un ragazzo intelligente, ma non si applica abbastanza!” l’invariabile, ancorché poco appagante, giudizio dei miei insegnanti. Cosicché anni dopo, la tesi di laurea è finita in soffitta, complice l’attività di famiglia, poi mia, dalla quale sono stato risucchiato. Ho anche fondato e diretto per una dozzina d’anni una rivista di settore.
Passioni: il volo in parapendio ultima in ordine di tempo, cosa che mi ha portato a ricoprire da anni il ruolo di ufficio stampa nella FIVL (Associazione Nazionale Italiana Volo Libero – parapendio e deltaplano).
Ovvio che non è stata la passione per il volo a spingermi a scrivere “Il Signore di Notte”, un giallo ambientato nella Venezia dei dogi! Lo è stata, invece, quella per la storia, da sempre. Ricordo che da ragazzino preferivo i sussidiari ai fumetti e leggevo la storia antica come fosse un romanzo d’avventura. Il vizio è rimasto in giovinezza e poi oltre, fino a oggi. Però come sia sorto l’interesse per la storia dell’antica Serenissima in particolare non saprei dire. Fatto sta che ho cominciato a leggere autori come Alvise Zorzi e altri storici che si sono occupati della sua storia lunga undici, forse tredici secoli.
Quindi sono un lettore a senso unico: storia e ancora storia con qualche deviazione per la letteratura gialla. Classici quanto basta: I Promessi Sposi e I Miserabili (in francese!) me li hanno fatti ingozzare al liceo insieme a qualche cantico della Divina Commedia da recitare poi a memoria. Scampato all’Orlando Furioso. Poi ho affrontato Addio alle Armi, ma ho resistito solo fino a metà del libro, ancora meno Guerra e Pace. Divorati Granzotto & C.
Congiunto alla passione per la storia, il vizio di non saper trattenere la penna dalla carta, ai tempi. Oggi neanche i ditini dalla tastiera. Prima la stilografica, poi la Olivetti “lettera 32” e infine con il personal fin dagli anni ’70, quando costavano un botto.
Ecco perché “Il Signore di Notte” è insieme un racconto giallo con brevi riferimenti storici, una trama inventata, ma i personaggi sono vissuti davvero nel 1605, l’epoca dove l’ho ambientato. Grande soddisfazione.
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