martedì 14 dicembre 2021

RECENSIONE "WU" di Nunzio Di Sarno

 

Buongiorno follower!
Vi segnalo "WU" la raccolta di poesie dell'autore Nunzio di Sarno, 
edita Bertoni Editore. Laura Altamura l'ha letta per noi. 



Titolo: WU
Autore: Nunzio Di Sarno

Genere: Poesia

Casa editrice: Bertoni Editore

Disponibile in formato cartaceo a € 13,30
A breve anche in formato ebook

Contatti autore: Nunzio Di Sarno



PRESENTAZIONE:

All’inizio era il nulla, il nulla non aveva nome.

All’origine è la condizione di possibilità di ogni ente. Così in ogni processo c’è un vuoto determinato che accompagna sempre il pieno, definendone la funzione. 
Ecco che Lao Tzu ripete trenta raggi convergono in un mozzo: grazie al suo vuoto abbiamo l’utilità del carro
Come fuori così dentro, pieno e vuoto si dosano, accogliendo l’uomo in corpo parola e mente, che s’adatta alla legge pur senza comprendere. E quando comprenderà non sarà la voce il veicolo di realizzata trasmissione.
WU 
La balla di fieno divampa al fuoco sottostante – dell’azione rimane… niente?
Le poesie della raccolta si muovono tra questi due stati dell’essere. 
Le parole sembrano ossa disposte su uno scheletro che assume posizioni diverse, spinto dalle circostanze. Alle ossa-parole si attaccano i muscoli, la carne-connotante dall’interno e dall’esterno, che cambia e si muove a seconda del soffio. Sembrano date solo l’entrata e l’uscita, come quelle del corpo, per nutrirsi o liberarsi.
Ognuno a seconda del tempo e dello spazio che si trova ad abitare, può scegliere il passo per inoltrarsi nel sentiero, le pause, la fine ed il ritorno.
Il vortice delle immagini spiegate sugli arti disperde e ricompone il senso. 
Lo smarrimento che attraverso la misura porta al cambiamento. 
Pure i componimenti che s’ispirano all’haiku si piegano allo scheletro.
Il poeta, liberandosi nella quasi totalità dei versi dai richiami all’io, cerca di ritrovarsi uomo tra le macerie della Macchina, della scienza, dell’economia e dell’arte.
E scopre attraverso il sangue, le urla e i rantoli qual è il prezzo dell’avanzare. Che sia secondo legge di natura o legge di Stato. Ritornando a sé mondato dalle illusioni di comprensione e redenzione.  



Ho letto due volte la raccolta di poesie, partendo dall'inizio e al contrario, ossia partendo dalla fine, riscontrando una ciclicità e fluidità concettuale, come enunciato nel primo sottotitolo L’inizio è la fine.
Ogni lirica che compone la silloge mi fa pensare a dei fogli appesi sul filo della vita, pronti per asciugarsi ma anche esposti alle intemperie, strettamente concatenati, ontologicamente collegati ma nessuno è subordinato ad un altro dal punto di vista cronologico.

L’orologio s’ affanna, fuori tempo scoppietta il fuoco.

In questo non luogo, in una bolla temporale, l’autore destruttura le sensazioni che lo animano e le dispone come tessere di un puzzle da poter riutilizzare per le immagini successive.
Ciascuna tessera ha una funzione multipla.
Si schiudono così, sotto gli occhi del lettore /fruitore fotogrammi rapidi ed incisivi, scatti molto spesso laconici, graffianti, sincopati quasi a crocifiggere parole e contenuti che, pur apparendo scollegati sono, in realtà, un flusso continuo.
Personalmente, ho dedotto questa continuità anche dall’uso della lettera minuscola come incipit delle maggior parte dei componimenti.
Si muore per niente, si vive per meno in una macchina infernale, quella della nostra dimensione dove meccanismi perversi di potere ci allontanano dall’autenticità del nostro Io, l’unico a cui abbiamo l’obbligo di essere fedeli, e ci fanno piegare a leggi incomprensibili.
I presidenti dell’assenteismo, occhi elettronici, immagini moltiplicate dalla dinamo del capitale, sono solo alcune delle immagini che spuntano dal bianco della pagina, dal silenzioso anelito che accompagna l’Uomo nella ricerca di un equilibrio tra essere per divenire ed essere per sopravvivere.
In una Europa ormai nuda, piena di fantasmi finanziari e debiti per comprare le armi l'autore si definisce stanco di lottare contro l’Inferno e si siede.
In questo fermarsi non ho visto resa, bensì Attesa dell’inizio, quando c’era il nulla, il senzanome da cui è scaturito l’Essere.
Così il WU, il non, la negazione, l’assenza, l'alfa privativo, per come traspare dalla penna dell’Autore non è da demonizzare ma è ciò che crea l’utilità, il vuoto che accompagna il pieno e ne amplifica la funzione.
Lo stile dell’autore mi ha fatto pensare a qualcosa di scolpito nella pietra e questo accostamento mi ha accompagnato dall’inizio alla fine.
Ho percepito una visione dell’uomo naufrago nella precarietà di un sistema che sentenzia e non ascolta, che fagocita e inibisce e dove anche il libero arbitrio è tra passaggi obbligati.
Taluni componimenti vanno letti e riletti in quanto spesso possono sembrare ostici, ma è con la visione d’insieme che si dipana il tutto sotto gli occhi del cuore.
Chiudo riportando il primo e il quinto degli unicicomandamentiincammino:

Aderire al filo
La tensione del filo sostiene ed eleva.
L’eccesso è frattura.





Nunzio Di Sarno nasce a Napoli, si laurea in lingue e letterature straniere con una tesi su Ginna e le connessioni tra astrattismo e spiritualismo. Ha lavorato come operatore sociale, mediatore culturale, insegnante di italiano L2, di sostegno e di inglese.
Da alcuni anni risiede ed insegna a Firenze.
Ha conseguito una laurea in psicologia clinica e della riabilitazione con una tesi su Yoga, Tai Chi e mindfulness come terapie complementari nella malattia di Parkinson.
“Mu”, pubblicata da Oèdipus Edizioni nell’agosto 2020, è la sua raccolta d’esordio. 
La seconda dal titolo “Wu” è pubblicata da Bertoni Editore a dicembre 2021.
Sue poesie ed articoli sono presenti su diversi siti e blog letterari.


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