Doppia recensione per "Dove soffia il vento" dell'autrice Cinzia La Commare.
A cura di Franca Poli e Daniela Colaiacomo.
Autore: Cinzia La Commare
Genere: Romance
Disponibile in ebook a € 2,99
E in formato cartaceo a € 9,99
TRAMA:
A Isola Maggiore, sul lago Trasimeno, i quindici abitanti si chiedono cosa ne sarà del vecchio Albergo Isola. Adesso che Aldo Mezzasoma è morto, il luogo simbolo della loro gioventù rischia di finire nelle mani di un ricco imprenditore milanese che vorrebbe costruire al suo posto un casinò, attirando sull’isola un tipo di turismo diverso da quello familiare. La loro ultima possibilità per salvare la tenuta, la tranquillità del borgo e i loro ricordi, è Margot, la giovane nipote dei Mezzasoma, arrivata dalla Francia dopo ventitré anni di assenza, all’apertura del testamento che la vede come unica erede.
Tornare potrebbe essere l’occasione che l’aiuterà a realizzare uno dei suoi più grandi sogni: vendere per trasferirsi nel sesto arrondissement e vivere come una vera scrittrice. Oppure è soltanto l’ennesimo guaio?
Sembra facile, se non fosse per quella piccola clausola: abitare per una settimana nella vecchia dépendance appartenuta alla sua famiglia.
Tra boschi di lecci, uliveti e vecchie canzoni, sulle rive del lago in un’atmosfera unica, Margot scoprirà segreti e vecchi ricordi che faranno nascere legami inaspettati. Ma quanto è disposta a esporsi pur di difenderli? E soprattutto, è pronta a sacrificare un sentimento che non avrebbe mai dovuto provare, correndo il rischio che diventi un rimpianto?
La protagonista principale di "Dove soffia il vento" è Margot, una ragazza che a venticinque anni ancora non ha trovato le sue radici, non ha un posto che lei possa definire casa. Certo vive in un piccolo appartamento a Parigi assieme alla madre Corinne. Madre che è la "colpevole" della mancanza di radici della figlia. Corinne Mezzasoma vive con la sua famiglia, proprietaria dell'Albergo Isola, a Isola Maggiore sul lago Trasimeno. A diciassette anni rimane incinta di Margot e a diciannove, senza dare spiegazione ai genitori, fugge con la figlia per trasferirsi a Parigi, dove cambia anche il cognome in Dumont. Lì la vita di Margot scorre tra difficoltà economiche, viaggi all'estero al seguito della madre e del di lei fidanzato di turno. Il suo sogno nel cassetto è diventare una scrittrice. Un giorno tra la posta le due donne trovano una lettera proveniente dall'Italia. È stata spedita da uno studio notarile ed è indirizzata a Margot. La ragazza scopre così che, alla morte dell'ultimo componente della famiglia Mezzasoma, lei è stata nominata unica erede. Dal momento in cui decide di andare in Umbria, la sua vita verrà stravolta. Soprattutto quando scopre che l'eredità consiste nel vecchio Albergo Isola, ormai in rovina. Ovviamente nel testamento ci sono delle clausole che deve rispettare. La prima è che deve abitare nella vecchia dépendance per una settimana poi può cederlo a Ettore Spertini a capo di Nova Esse, una holding che si occupa anche di strutture alberghiere e che da tempo cerca di averlo, osteggiato però dai quindici residenti sull'isola. In cambio, riceverebbe una somma di denaro non indifferente, anche se inferiore al prezzo di mercato. Per Margot potrebbe essere l’occasione che l’aiuterà a realizzare uno dei suoi più grandi sogni: vendere per trasferirsi nel sesto arrondissement e vivere come una vera scrittrice. Oppure è soltanto l’ennesimo guaio?
In un’atmosfera magica, tra boschi di lecci, uliveti e vecchie canzoni, sulle rive del lago la ragazza scoprirà segreti e vecchi ricordi che faranno nascere legami inaspettati con gli abitanti dell'isola. Sarà disposta a esporsi pur di difenderli? È pronta a sacrificare un sentimento che non avrebbe mai dovuto provare, correndo il rischio che diventi un rimpianto? E il suo sogno di diventare scrittrice riuscirà ad avverarsi? Ma soprattutto, come reagirà quando, dopo venticinque anni, la madre finalmente le rivelerà chi è il padre? A tutte queste domande troverete la risposta leggendo questo libro, che io consiglio.
Margot Mezzasoma/Dumont mi è piaciuta. Assieme a lei mi sono trovata a fare un percorso profondo nei sui sentimenti e a condividere le varie vicissitudini che la porteranno a prendere decisioni importanti, alcune un po’ scomode, altre decisamente azzardate. È una giovane donna che, a causa della bizzarra madre, non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. La sua vita però cambia completamente quando, ventitré anni dopo, ritorna in Italia e più precisamente a Isola Maggiore sul lago Trasimeno. In quel luogo di cui non ha ricordi si sente per la prima volta a casa. Viene accolta dai pochissimi abitanti con affetto. La rendono partecipe delle attività sull'isola, le raccontano dei suoi nonni e degli zii che in pratica non ha mai conosciuto. Nel frattempo, riceve anche la telefonata che tanto desiderava. Una importante Casa Editrice francese vorrebbe stipulare un contratto con lei, ma anche in questo caso ci sono delle clausole da rispettare. In quel luogo incantato la vita di Margot potrebbe cambiare non solo dal punto di vista economico, ma anche sentimentale. Fa la conoscenza di Lorenzo Vitali, un architetto quarantenne. Tra i due scocca immediatamente la scintilla. Sono attratti l'uno dall'altra. La differenza di età non sembra un problema e nemmeno il fatto che lui sia padre.
Devo dire che nei confronti di Lorenzo ho avuto dei giudizi contrastanti. All'inizio mi è piaciuto molto, così come nella parte finale della storia. C'è stato però un accadimento che ha rimesso in discussione tutto quello che pensavo di lui. Poi, come ho detto, si è ravveduto e ha riottenuto la mia approvazione.
Per quanto riguarda i personaggi secondari devo dire che ognuno di loro ha avuto un ruolo ben specifico che ha reso la storia a tratti simpatica e divertente. L'autrice ha saputo trovare un equilibrio perfetto in ogni momento e bilanciare diverse situazioni che si sono venute a creare senza mai perdere di vista la voglia di Margot di trovare il suo posto nel mondo, seppur sbagliando prendendo decisioni azzardate e istintive.
Una cosa che ho apprezzato di questo libro è la play list di Margot.
Tutte canzoni degli anni 60-70-80, canzoni che hanno fatto da colonna sonora alla mia infanzia e adolescenza. L'autrice ha avuto una bellissima idea a iniziare i capitoli con un accenno di canzone, così come utilizzarle a volte per descrivere certe situazioni in cui si viene a trovare Margot.
La scrittura accurata, la trama ben delineata, i dialoghi frizzanti e veloci, dei personaggi interessanti e un'ambientazione da favola rendono la lettura scorrevole e piacevole.
Questo romanzo parla di sentimenti quali amicizia e amore, di legami che nascono in modo inaspettato, di sogni a volte irrealizzabili, ma che, se uno ci crede veramente, possono realizzarsi.
Concludo la recensione facendo i miei complimenti a Cinzia La Commare per aver scritto un libro che mi ha emozionato, ma anche divertito, e che mi ha fatto tornare indietro nel tempo, a quegli anni 60-70 che hanno accompagnato la mia infanzia e adolescenza.
Cinzia La Commare scrive bene, mi ha emozionato, soprattutto divertita, la sua ironia è travolgente, mentre, accurata nelle descrizioni dei paesaggi, racconta una bella storia, quella in cui Margot Dumont sulle sponde del lago Trasimeno trova finalmente le sue radici.
Quando arrivo sul tetto, il lago è placido come non ci fosse stata alcuna tempesta. Un gruppo di gabbiani fluttua vicino alla riva, due oche sulla spiaggia si becchettano le piume per asciugarle dopo la nottataccia, da una vecchia barca di legno rovesciata escono timorosi cinque anatroccoli in fila dietro la loro mamma, dalla chioma della grande quercia scivola l’acqua piovana che si raduna in pozzanghere. Da quassù il panorama si apre a perdita d’occhio, oltre l’isoletta verdeggiante antistante a questa, fino ai poggi alberati della terraferma, e me ne resto a bocca aperta per mezz’ora a osservare il mondo lacustre che si sveglia.
Dal canneto si è alzato il gracchiare di rane, dal bosco di lecci e pini alle mie spalle il cinguettio degli uccelli si intona al frinire dei grilli, i primi raggi del sole fregiano l’acqua con tante pagliuzze dorate e, poco più là, nascosti tra i rami, in un batter d’ali due piccioni duellano per conquistare una femmina che si allontana per farsi inseguire. Fa la preziosa e loro, usciti allo scoperto, passeggiano con i petti gonfi per impressionarla.
Il soffio del vento arriva a muovermi i capelli, socchiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni quest’aria che ha un profumo fatto di tante sfumature diverse: pioggia, alghe, legno e terra bagnata, piante erbacee e fiori appena sbocciati. Tersa come non ne ho mai respirata prima, ha l’odore dolce della primavera e avverto che qualcosa sta per cedere.
Margot è una ragazza semplice e concreta, si arrabatta in lavori precari - fa la cameriera a chiamata - mentre scrive - il suo libro giallo auto pubblicato ha superato le cinquecento recensioni e scalato la classifica dello store online. Con la madre Corinne - una patita delle canzoni italiane degli anni '60, '70 e '80 che ascolta a tutto volume cantando a squarciagola - vive a Parigi, in un appartamento che assomiglia più al ripostiglio delle scope nel diciottesimo arrondissement, un quartiere difficile, mentre sogna una casa nel sesto arrondissement, dove lavora.
Quando le arriva una lettera dall'Italia, decide di tornare a Isola Maggiore, sul lago Trasimeno: Aldo Mezzasoma è morto e, come ultima discendente della famiglia, un notaio l'aspetta per l'apertura del testamento.
Margot non è mai stata in Italia, aveva solo due anni quando la madre, allora una diciannovenne con il sogno di diventare una étoile dell’Opéra di Parigi, è fuggita portandola con sé e cambiando il proprio nome. Per tutti i venticinque anni della sua vita, per lo più errabonda, è stata nutrita dal risentimento di Corinne verso la famiglia d'origine, convinta che i nonni l'avessero rifiutata; è vissuta sognando un padre, per di più in ristrettezze economiche perché, appena giunte a Parigi, i sogni di Corinne si sono scontrati con la realtà.
Senza una solidità economica, cosa che le era sempre stata garantita in famiglia, in una città come Parigi con una figlia piccola da sfamare e accudire non ha più potuto frequentare la scuola di danza. Per tirare a campare, e per dare a entrambe un tetto sulla testa, ha iniziato a lavorare come ballerina nei night a Pigalle, un impiego che doveva essere temporaneo finché non fosse riuscita a sfondare nel mondo della danza. Non è mai successo», dico lapidaria. «Ancora adesso, a quarantadue anni, ogni sera indossa un abitino succinto sotto al soprabito e, con un trucco che le appesantisce il viso, esce di casa per recarsi nel quartiere a luci rosse per ritornare all’alba. Non la giudico, ciò che fa mia madre non è immorale e mi ha permesso di crescere senza che mi sia mai mancato niente, a parte la sua presenza di notte quando potevo abbracciare solo l’orsacchiotto di pezza – Theodore – perché non avevamo soldi per pagare anche una babysitter che stesse con me. Mia madre mi metteva a letto e diceva: dormi, mamma torna presto; Mi baciava sulla fronte e quando se ne andava serravo gli occhi facendomi piccolissima».
Margot è cresciuta molto in fretta seguendo la madre nei suoi viaggi con l'amore del momento, è da sempre la più saggia ed equilibrata tra loro.
In un ristorante incontra Damien, il primogenito di Cédric Debois, uno degli avvocati più pagati di Parigi e di cui è ostinato a seguirne le orme. A soli venticinque anni, i giornali lo hanno già inserito nella lista dei Cinquanta Scapoli d’oro della città. Prima di partire, timorosa di ricevere in eredità solo debiti, è a Dam - l'amico al quale è fortemente legata e con il quale ha qualche volta condiviso il letto - che chiede consiglio.
L'eredità consiste nell’Albergo Isola, una struttura fatiscente alla quale è interessato da anni Ettore Spertini, capo di una holding nel settore alberghiero che intende convertirlo in hotel superlusso con casinò annesso.
Per poter firmare il contratto di vendita, Margot è però obbligata a trascorrere una settimana nella proprietà che ha ereditato, tempo durante il quale ha modo di conoscere i pochi, e quasi tutti ultraottantenni, abitanti di Isola che, pur detestando il cambiamento che il nuovo proprietario porterebbe alla loro vita tranquilla e sostenendola incondizionatamente, la trattano con affetto e attenzione, mentre prende coscienza della verità che riguarda la sua famiglia.
Nel momento in cui dovrebbe firmare il contratto di vendita, un nuovo senso di appartenenza al luogo in cui è nata, la scoperta di un amore mai conosciuto e l'atteggiamento dell'arrogante imprenditore la inducono a rifiutare l'offerta. Inevitabili le conseguenze. E’ in questo frangente che sulla sua strada appare Lorenzo Vitali, un affascinante architetto quarantenne, divorziato e con un figlio di sei anni, che si propone di aiutarla.
Il sorriso navigato e le fossette apparse sulle sue guance non smuovono il mio sguardo esigente fermo sulla sua faccia. Una bella faccia in effetti, espressiva e dai lineamenti nordici, con il naso dritto, la mascella leggermente squadrata e gli zigomi marcati, ha due rughe d’espressione sulla fronte che gli attribuiscono un certo fascino. La barba di poco più scura dei capelli incornicia le labbra piene e accentua la sua mascolinità.
Margot, buona e generosa nel profondo, è una giovane forte e determinata, molto orgogliosa e indipendente; supera le delusioni e affronta le difficoltà che la vita le impone, a partire dal complicato legame con la madre.
Normale non è come definirei il rapporto tra me e mia madre, direi inverso, sono tante le occasioni in cui mi sono sentita io la genitrice in dovere di consolarla per l’ennesimo dei suoi colpi di testa.
Una madre trova sempre modo di far pesare ai figli le scelte che non condivide. Farmi svegliare con "Se mi lasci non vale" di Julio Iglesias in loop per una settimana è quello che ha trovato la mia; «"La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio"», latrava afflitta.
Intanto, l’agente letterario Aline Corti fa pressione affinché firmi il contratto che le ha procurato con la Editions de Bresson, la casa editrice più premiata di Francia.
Diffidente con gli estranei e per questo suscettibile, Margot tende a svalutarsi, ma c'è chi sa vedere oltre l'apparenza.
In un mondo fatto di gente che cambia maschera all’occorrenza, tu sei limpida, sei coraggiosa, appassionata, determinata, e anche se provi a camuffare ciò che senti davvero, nel bene o nel male, trapela. Ce l’hai scritto in quegli occhi blu che mi hanno stregato l’anima.
È impreparata a quello che Isola le rivela.
Non mi ero mai resa realmente conto di quanto fossi desiderosa di scoprire le mie origini, finché ieri sera non ho oltrepassato la soglia della dépendance adiacente all’albergo dove mia madre abitava con i genitori. E dove ho vissuto anch’io per un brevissimo periodo.
Né all'attrazione fortissima che prova per Lorenzo.
Ogni evento è però secondario perché a Isola Maggiore Margot trova la casa che ha sempre cercato, la famiglia che le è sempre stata negata: Dora, la bottegaia, e suo marito Alvise; Lupo Moretti, L’Architetto, con Elvira, sua moglie, e Anna, sua sorella, con il marito Vittorio, insegnanti in pensione, Il Professore e La Professoressa; Greta, una ragazza sulla trentina un po’ strana, che se ne sta a seno mezzo scoperto per allattare la figlia che però ha due anni e mezzo. Trenta mesi, pardon! Come il parmigiano!; Gionni, con la "i" che chiama tutte le donne Stella e dipende dalla madre ottantenne Serafina, sarta e brava con il merletto; Duilio, il classico rompipalle per principio con cui devi interfacciarti tuo malgrado alle riunioni di condominio, e che ti batte con l’esperienza; Pietro Marchesi, Lo Scrittore - ormai senza ispirazione scrive per noia articoli di nessun valore per il giornale di Isola -, che sprona Margot a realizzare i suoi sogni.
Spero avrai più fortuna di me nel trovare qualcuno che non ti sia d’ostacolo. Che sappia spronarti a seguire i tuoi sogni anche se implicano sacrifici e qualche disattenzione, ogni tanto. I sogni sono importanti Margot, non dimenticarlo mai. Però non ci sono solo quelli: l’amore è la cosa più preziosa che abbiamo. Io l’ho perso e da quel momento mi sono ridotto a una nullità».
Ogni personaggio, ben delineato, rappresenta un mondo antico, familiare, definisce il profondo legame tra gli abitanti di un borgo ormai quasi del tutto abbandonato, lasciato al ricordo degli anziani che lo vivono ancora. Mentre dal vecchio jukebox, trovato nel garage tra roba vecchia e ricordi, escono le mitiche canzoni anni '60, '70 e '80 - quell'epoca nostalgica e ormai lontana -, Margot prende coscienza di sé stessa e del legame che sente per il luogo in cui è nata e i suoi abitanti; nel momento in cui vive la sua più grande delusione, prende la decisione che cambierà la sua vita.
Dando voce alla sua protagonista, Cinzia La Commare trasporta il lettore in un'atmosfera molto particolare; io che ho vissuto in prima persona il periodo di successo delle canzoni che cita nel racconto, ho ricordato momenti importanti della mia infanzia e adolescenza e per questo la ringrazio, ma ognuno può viverli a modo proprio, anche coloro per i quali quegli anni sono troppo lontani, perché l'autrice è stata brava a riprodurli.
Il libro mi è piaciuto molto e sono contenta di poter consigliare la lettura di questa bella e insolita storia.
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