Buongiorno follower, buon inizio settimana!
Vi segnalo "L’Albero: Storia di una famiglia", il romanzo storico di recente pubblicazione dell'autrice Serena Vis
Titolo: L’Albero: Storia di una famiglia
Autore: Serena Vis
Genere: Romanzo Storico
Disponibile in ebook a € 2,99
Pagina autore: Serena Vis Autrice
TRAMA:
L’Albero – Storia di una famiglia è, come si evince dal
titolo, un romanzo storico incentrato sulla nascita e sulla crescita di una
famiglia, attraverso diverse generazioni a partire dagli ultimi 20 anni
dell’800 sino agli anni ’60 del ‘900.
Mediante lo sguardo dei diversi membri della famiglia, Regina e
Giacinto, i capostipiti, e più tardi la loro figlia Elvira e suo marito
Giacomo, vediamo la famiglia nascere, crescere ed evolversi e la loro ricchezza
venire conquistata e persa attraverso le vicende che hanno segnato questo
scorcio di tempo, guerre e rivoluzioni del pensiero, modernità, rapidi
cambiamenti sociali.
Ciascuno ha il proprio carattere e il proprio modo di vedere
le cose e la narrazione in terza persona cerca di dar conto del modo in cui
ognuno abita il proprio mondo ma talvolta lascia lo spazio alla viva voce dei
protagonisti per rivelare fino in fondo le loro emozioni. Ambiziosi e genuini,
romantici e pragmatici, talvolta disperatamente innamorati, i protagonisti di
questo romanzo sono eroi di tutti i giorni, persone straordinarie eppure
normali che vivono vite emblematiche del loro tempo, comuni eppure uniche. Li
vediamo costruire fortune, ideare fughe, avere figli, affrontare lutti, partire
per la guerra, viaggiare… vivere insomma, con passione.
Un focus particolare è sulla condizione femminile: quali
speranze, difficoltà e soprattutto possibilità di esprimere se stesse avevano
le donne del loro tempo? Veramente poche, ma questo faceva sì che non avessero
aspirazioni o che fossero rassegnate? Tutt’altro ed esplorare il modo in cui
reagivano e vivevano questa condizione di deprivazione è uno degli scopi di
questo libro.
Il libro è idealmente il primo volume di una saga che darà
di volta in volta spazio ai diversi membri della famiglia in modo che possano
raccontare la loro storia, tuttavia il volume è autoconclusivo e può essere
letto senza preoccuparsi del seguito.
BIOGRAFIA:
La passione di Serena Vis per i libri e le storie si è
dimostrata prepotente fin da piccolissima, quando, all’età di nove anni
cominciò a scrivere. Nel 2016 pubblica il suo primo romanzo storico, Matilde
Cuore di Lupo, un’esperienza in qualità di self.
Nel 2018 per la Collana editoriale Literary Romance fa il
suo esordio con il romanzo contemporaneo Tre giorni d’inverno.
Nel 2019 pubblica nuovamente in self L’albero, Storia di una
famiglia.
Ama leggere, fare lunghe passeggiate e sognare a occhi
aperti. È nata a Milano ma da molti anni vive a Cremona.
www.facebook.com/SerenaVisAutrice/
@vis.serena
DICE L’AUTRICE:
L’idea di L’albero – Storia di una famiglia è nata guardando
Downton Abbey: ho pensato che sarebbe stato interessante raccontare la storia
di una famiglia italiana ambientata pressappoco nello stesso periodo, magari
nella campagna del nord Italia, un’area da questo punto di vista poco indagata.
Subito nella mia mente hanno cominciato a intrecciarsi storie di fortune,
segreti, fughe, guerra, amore… ma la stesura è stata lunga e difficile! Il
primo nucleo del libro è stato scritto nell’estate del 2016 ma subito interrotto
a causa di problemi personali, e ripreso quest’anno. Mi sono però trovata molto
in difficoltà a scrivere la seconda parte: tratta di temi forti come la guerra,
il lutto, il rimpianto e ha una protagonista dal carattere non facile. Trovare
la “voce” giusta per raccontarlo è una sfida che mi è costata mesi di lavoro,
di scrittura e riscrittura.
Sono sempre stata affascinata dal vintage, dall’antiquariato
e dagli oggetti con una storia: nello scrivere questo libro mi sono ispirata ad
alcuni cimeli di famiglia, che infatti compaiono, talvolta leggermente
modificati per adattarsi alla narrazione, e ad alcune vecchie fotografie in
bianco e nero di mia proprietà: la loro descrizione compare nel libro. Mi
piaceva l’idea di infilare degli oggetti reali in un libro frutto di fiction.
Anche tutti i libri che compaiono nel romanzo sono edizioni che ho potuto
veramente toccare, fotografare e sfogliare. Non solo: per rendere più autentica
l’atmosfera del libro ho voluto usare alcuni termini in voga all’epoca, trovati
proprio in questi libri che ovviamente non compaiono nelle edizioni moderne.
Tutte le note storiche sono state scritte da me e sono
frutto del mio studio personale. La mia passione per la storia risale
all’infanzia ma per questo libro in particolare ho dovuto documentarmi su
argomenti che conoscevo poco: la Prima Guerra Mondiale, la chirurgia d’urgenza,
l’organizzazione del sistema sanitario dell’epoca, le cure disponibili, il
trasporto dei feriti… è stato uno studio difficile da digerire, molte informazioni
mi hanno sorpresa o scioccata: è incredibile quanto le cose siano cambiate in
soli cento anni!
BREVI ESTRATTI:
Regina era nata per dirigere un corpo d’armata ma poiché era
donna dirigeva invece una casa, una proprietà terriera comprensiva di affittuari
e spesati, una famiglia (comprendendo in essa anche la numerosa servitù in
servizio permanente e occasionale) e tutto questo lo faceva con lo stesso
piglio severo, deciso e privo di tentennamenti con il quale avrebbe diretto
appunto un corpo d’armata. Pragmatismo, riservatezza e signorilità, doti che si
accentuarono negli anni, ne facevano la compagna ideale per un capitano
d’industria: Regina organizzava magnifici pranzi e splendidi ricevimenti serali
nei quali Giacinto stringeva accordi o amicizie che avrebbero giovato agli
affari ed intratteneva rapporti sociali, essenziali per procurarsi quelle
commissioni che avrebbero dovuto, nelle sue intenzioni, costituire la maggior
parte dei suoi introiti. Produrre pentole e paioli andava benissimo, ma nella
sua immaginazione lui aveva in mente piuttosto ponti, vetrate ed edifici. Fu
anche grazie a Regina ed all’immagine di uomo di successo che lei lo aiutava a
proiettare, non solo alla qualità del suo lavoro e dei suoi progetti, se
ottenne di costruire le parti in ferro di un gran numero di nuove opere.
Sapeva che se avessero saputo da dove proveniva veramente
non sarebbe mai riuscito a diventare uno di loro: i milanesi si vantavano della
loro mentalità moderna ma non erano moderni fino a quel punto. Tuttavia aveva
cura di non mentire: le bugie hanno la tendenza a venire allo scoperto e a
essere ricordate nei momenti meno opportuni. Meglio non dire mai nulla che
avrebbe potuto dover apertamente ritrattare: semmai lavorava sulle impressioni,
sul non detto, sulla suggestione. Si era fatto la fama di giovane affascinante
e serio, dalle ottime prospettive: aveva ricevuto una promozione, era stato a
Parigi, a Vienna e a Berlino. Le madri cominciavano ad adocchiarlo con un certo
interesse, sempre ignare delle sue origini, e cercavano di indagare
discretamente se avesse un patrimonio in campagna, ma nessuno sapeva nulla di
Giacinto Dossena e lui eludeva le domande con grazia, senza parere.
Nessuno dei suoi ospiti sospettava che vivesse a pensione in
un’umile e umida cameretta, che avesse saltato i pasti per le belle scarpe
lucide da sera o che possedesse un solo paltò, per altro già rivoltato due
volte. Era brillante, colto, informato.
Quando entrai lo vidi subito, era di spalle e guardava fuori
dalla finestra, poi si volse e mi guardò dritta negli occhi. Per un attimo
smisi di respirare, come se qualcosa mi avesse colpita fisicamente, non era una
bella sensazione: era come andare a sbattere contro un muro o ricevere uno
schiaffo in pieno viso. Ci misi un po’ a capire che cosa era accaduto: per la
prima volta qualcuno mi aveva vista davvero. Che strana sensazione!
Difficile da credere: era come se per tutta la vita non
avessi aspettato altro. Mi ero sempre sentita invisibile, una sensazione acuta
e a tratti violenta che mi riempiva di rabbia e di disperazione. Ero una brava
bambina.
Lo sentivo. Era come una carezza, come un suono, una
pressione nel cranio. Lo sentivo in sua presenza ma mi seguiva a casa quando mi
allontanavo, questa consapevolezza era diventata mia compagna prediletta. Mi
sedevo a colazione in compagnia dell’amore, mi osservava ricamare, mi seguiva
alle passeggiate e ai balli, mi guardava da sopra la spalla nello specchio da
toeletta. Era lì prima che sapessi dargli un nome. Semplicemente, era. La presenza
solida e reale, corporea, non ha bisogno di troppe spiegazioni, forse di
nessuna.
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