lunedì 23 dicembre 2019

"L'ALBERO: STORIA DI UNA FAMIGLIA" di Serena Vis



Buongiorno follower, buon inizio settimana!
Vi segnalo "L’Albero: Storia di una famiglia", il romanzo storico di recente pubblicazione dell'autrice Serena Vis






Autore: Serena Vis


Genere: Romanzo Storico

Disponibile in ebook a € 2,99

Pagina autoreSerena Vis Autrice 




TRAMA:

L’Albero – Storia di una famiglia è, come si evince dal titolo, un romanzo storico incentrato sulla nascita e sulla crescita di una famiglia, attraverso diverse generazioni a partire dagli ultimi 20 anni dell’800 sino agli anni ’60 del ‘900.  Mediante lo sguardo dei diversi membri della famiglia, Regina e Giacinto, i capostipiti, e più tardi la loro figlia Elvira e suo marito Giacomo, vediamo la famiglia nascere, crescere ed evolversi e la loro ricchezza venire conquistata e persa attraverso le vicende che hanno segnato questo scorcio di tempo, guerre e rivoluzioni del pensiero, modernità, rapidi cambiamenti sociali.
Ciascuno ha il proprio carattere e il proprio modo di vedere le cose e la narrazione in terza persona cerca di dar conto del modo in cui ognuno abita il proprio mondo ma talvolta lascia lo spazio alla viva voce dei protagonisti per rivelare fino in fondo le loro emozioni. Ambiziosi e genuini, romantici e pragmatici, talvolta disperatamente innamorati, i protagonisti di questo romanzo sono eroi di tutti i giorni, persone straordinarie eppure normali che vivono vite emblematiche del loro tempo, comuni eppure uniche. Li vediamo costruire fortune, ideare fughe, avere figli, affrontare lutti, partire per la guerra, viaggiare… vivere insomma, con passione.
Un focus particolare è sulla condizione femminile: quali speranze, difficoltà e soprattutto possibilità di esprimere se stesse avevano le donne del loro tempo? Veramente poche, ma questo faceva sì che non avessero aspirazioni o che fossero rassegnate? Tutt’altro ed esplorare il modo in cui reagivano e vivevano questa condizione di deprivazione è uno degli scopi di questo libro.
Il libro è idealmente il primo volume di una saga che darà di volta in volta spazio ai diversi membri della famiglia in modo che possano raccontare la loro storia, tuttavia il volume è autoconclusivo e può essere letto senza preoccuparsi del seguito.



BIOGRAFIA:

La passione di Serena Vis per i libri e le storie si è dimostrata prepotente fin da piccolissima, quando, all’età di nove anni cominciò a scrivere. Nel 2016 pubblica il suo primo romanzo storico, Matilde Cuore di Lupo, un’esperienza in qualità di self.
Nel 2018 per la Collana editoriale Literary Romance fa il suo esordio con il romanzo contemporaneo Tre giorni d’inverno.
Nel 2019 pubblica nuovamente in self L’albero, Storia di una famiglia.
Ama leggere, fare lunghe passeggiate e sognare a occhi aperti. È nata a Milano ma da molti anni vive a Cremona.
www.facebook.com/SerenaVisAutrice/
@vis.serena



DICE L’AUTRICE:

L’idea di L’albero – Storia di una famiglia è nata guardando Downton Abbey: ho pensato che sarebbe stato interessante raccontare la storia di una famiglia italiana ambientata pressappoco nello stesso periodo, magari nella campagna del nord Italia, un’area da questo punto di vista poco indagata. Subito nella mia mente hanno cominciato a intrecciarsi storie di fortune, segreti, fughe, guerra, amore… ma la stesura è stata lunga e difficile! Il primo nucleo del libro è stato scritto nell’estate del 2016 ma subito interrotto a causa di problemi personali, e ripreso quest’anno. Mi sono però trovata molto in difficoltà a scrivere la seconda parte: tratta di temi forti come la guerra, il lutto, il rimpianto e ha una protagonista dal carattere non facile. Trovare la “voce” giusta per raccontarlo è una sfida che mi è costata mesi di lavoro, di scrittura e riscrittura.
Sono sempre stata affascinata dal vintage, dall’antiquariato e dagli oggetti con una storia: nello scrivere questo libro mi sono ispirata ad alcuni cimeli di famiglia, che infatti compaiono, talvolta leggermente modificati per adattarsi alla narrazione, e ad alcune vecchie fotografie in bianco e nero di mia proprietà: la loro descrizione compare nel libro. Mi piaceva l’idea di infilare degli oggetti reali in un libro frutto di fiction. Anche tutti i libri che compaiono nel romanzo sono edizioni che ho potuto veramente toccare, fotografare e sfogliare. Non solo: per rendere più autentica l’atmosfera del libro ho voluto usare alcuni termini in voga all’epoca, trovati proprio in questi libri che ovviamente non compaiono nelle edizioni moderne.
Tutte le note storiche sono state scritte da me e sono frutto del mio studio personale. La mia passione per la storia risale all’infanzia ma per questo libro in particolare ho dovuto documentarmi su argomenti che conoscevo poco: la Prima Guerra Mondiale, la chirurgia d’urgenza, l’organizzazione del sistema sanitario dell’epoca, le cure disponibili, il trasporto dei feriti… è stato uno studio difficile da digerire, molte informazioni mi hanno sorpresa o scioccata: è incredibile quanto le cose siano cambiate in soli cento anni!



BREVI ESTRATTI:

Regina era nata per dirigere un corpo d’armata ma poiché era donna dirigeva invece una casa, una proprietà terriera comprensiva di affittuari e spesati, una famiglia (comprendendo in essa anche la numerosa servitù in servizio permanente e occasionale) e tutto questo lo faceva con lo stesso piglio severo, deciso e privo di tentennamenti con il quale avrebbe diretto appunto un corpo d’armata. Pragmatismo, riservatezza e signorilità, doti che si accentuarono negli anni, ne facevano la compagna ideale per un capitano d’industria: Regina organizzava magnifici pranzi e splendidi ricevimenti serali nei quali Giacinto stringeva accordi o amicizie che avrebbero giovato agli affari ed intratteneva rapporti sociali, essenziali per procurarsi quelle commissioni che avrebbero dovuto, nelle sue intenzioni, costituire la maggior parte dei suoi introiti. Produrre pentole e paioli andava benissimo, ma nella sua immaginazione lui aveva in mente piuttosto ponti, vetrate ed edifici. Fu anche grazie a Regina ed all’immagine di uomo di successo che lei lo aiutava a proiettare, non solo alla qualità del suo lavoro e dei suoi progetti, se ottenne di costruire le parti in ferro di un gran numero di nuove opere.
Sapeva che se avessero saputo da dove proveniva veramente non sarebbe mai riuscito a diventare uno di loro: i milanesi si vantavano della loro mentalità moderna ma non erano moderni fino a quel punto. Tuttavia aveva cura di non mentire: le bugie hanno la tendenza a venire allo scoperto e a essere ricordate nei momenti meno opportuni. Meglio non dire mai nulla che avrebbe potuto dover apertamente ritrattare: semmai lavorava sulle impressioni, sul non detto, sulla suggestione. Si era fatto la fama di giovane affascinante e serio, dalle ottime prospettive: aveva ricevuto una promozione, era stato a Parigi, a Vienna e a Berlino. Le madri cominciavano ad adocchiarlo con un certo interesse, sempre ignare delle sue origini, e cercavano di indagare discretamente se avesse un patrimonio in campagna, ma nessuno sapeva nulla di Giacinto Dossena e lui eludeva le domande con grazia, senza parere.
Nessuno dei suoi ospiti sospettava che vivesse a pensione in un’umile e umida cameretta, che avesse saltato i pasti per le belle scarpe lucide da sera o che possedesse un solo paltò, per altro già rivoltato due volte. Era brillante, colto, informato.



Quando entrai lo vidi subito, era di spalle e guardava fuori dalla finestra, poi si volse e mi guardò dritta negli occhi. Per un attimo smisi di respirare, come se qualcosa mi avesse colpita fisicamente, non era una bella sensazione: era come andare a sbattere contro un muro o ricevere uno schiaffo in pieno viso. Ci misi un po’ a capire che cosa era accaduto: per la prima volta qualcuno mi aveva vista davvero. Che strana sensazione!
Difficile da credere: era come se per tutta la vita non avessi aspettato altro. Mi ero sempre sentita invisibile, una sensazione acuta e a tratti violenta che mi riempiva di rabbia e di disperazione. Ero una brava bambina.

Lo sentivo. Era come una carezza, come un suono, una pressione nel cranio. Lo sentivo in sua presenza ma mi seguiva a casa quando mi allontanavo, questa consapevolezza era diventata mia compagna prediletta. Mi sedevo a colazione in compagnia dell’amore, mi osservava ricamare, mi seguiva alle passeggiate e ai balli, mi guardava da sopra la spalla nello specchio da toeletta. Era lì prima che sapessi dargli un nome. Semplicemente, era. La presenza solida e reale, corporea, non ha bisogno di troppe spiegazioni, forse di nessuna. 


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