lunedì 3 gennaio 2022

RECENSIONE "TUSĺA" di Maura Mollo

 

Buongiorno follower, buon inizio settimana!
Dario Zizzo ha letto per noi "Tusìa" dell'autrice Maura Mollo. 



TitoloTusìa

Autore: Maura Mollo

Genere: Dark fantasy/Horror

Disponibile in ebook a € 3,99

E in formato cartaceo a € 13,42

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«Mon amour, la tua condanna è starmi accanto per l'eternità. Non puoi farci niente».

Anaffettiva, capricciosa, egoista e, per di più, vampiro.
Ma Tusìa ha anche un lato umano: sua sorella, Giselle, costretta a seguirla e a sottomettersi a lei.
Dalla Francia rivoluzionaria al Far West, dall'Inghilterra anni ‘80 all'Italia dei giorni nostri, Tusìa uccide, umiliando le sue prede e disprezzando i suoi simili.
Crudele e magnanima, Tusìa ha “un’anima altalenante”, incapace di comprendere appieno quale sia la via giusta da seguire e, tuttavia, desiderosa d’intraprenderla.
Finché tutto si muove secondo il suo volere.



Tusìa di Maura Mollo è un romanzo definibile come dark fantasy che parla delle avventure di due vampire: la protagonista (che dà il nome all'opera e che narra anche la storia) e la sorella Giselle, due creature che attraversano spazio e tempo con nonchalance, passando dalla Francia rivoluzionaria al vecchio West, e poi nell’Italia del 1835, dove alle morti per l'epidemia si sommano quelle causate dalle particolari abitudini alimentari di queste donne:

Partimmo la notte successiva. Tornammo in Europa, ma non in Francia. Io e Giselle eravamo entrate in comunione da poco e non volevo che spiacevoli ricordi rovinassero tutto. Ci sistemammo per qualche tempo in un paesino sulla costa ovest dell'Italia, non lontano da Genova. Il nostro territorio di caccia si presentava piuttosto ampio. Era il 1835 e il bel paese moriva di colera.

Poi il duo torna in America, dove Giselle non trova più i suoi figli, ma i nipoti, perché troppo tempo è passato, e i figli non hanno sette vite come i vampiri (ma quelli non erano i gatti? boh, fa lo stesso); da qui tornano in Francia, dove ad attenderle c'è questo spettacolo spettrale:

Parigi era un richiamo molto forte per cambiare meta durante il nostro peregrinare, eppure la nostra permanenza fu
molto breve. Le cose erano cambiate notevolmente dall'inizio del secolo, una cruenta guerra aveva sconvolto varie nazioni e un diffuso malcontento si aggirava nell'aria impregnata di sangue. Per la prima volta da quando camminavo sulla terra, l'uomo mi aveva superato in orrore. Girammo l'Europa, in cerca di quella nobile tranquillità che Parigi mi aveva regalato per tanto tempo, ma ogni città, ogni luogo in cui ci fermavamo, era in fase di ricostruzione.
Ovunque mi voltassi ritrovavo solo la New York povera che avevo tanto odiato.

Giselle poi domanda a Tusìa il perché di questo girovagare: 

«È come se stessi cercando qualcosa. Tusìa, perché continuiamo a scappare?».
Giselle aveva ragione, seguitavamo ad allontanarci da ogni paese in cui arrivavamo.
«Non stiamo scappando, non ce ne sarebbe motivo, è solo che non riesco a riconoscere più nulla. Dov'è la vita che abbiamo lasciato prima di andare in America? Dove sono le feste, i nobili, i vestiti di un tempo?», non riuscivo a darmi pace. 
«Le cose cambiano, sorella. Non puoi pretendere che il mondo resti intrappolato nella tua era. Smettila di rincorrere un tempo che non tornerà mai più».

Il tempo passa, o sembra passare per la stirpe degli Immortali: 

Il nuovo secolo si offrì ai miei occhi con l'entusiasmo di un bambino che scarta una sorpresa: allettante all'inizio, per diventare, poi, uguale e privo d'interesse come i vecchi giochi.
 
Si avverte quasi una stanchezza in queste parole, quella di sopravvivere a tutto e tutti, di essere costretti a vedere ogni tipo di nefandezza dell'umanità, che, forse, finisce anche col ridimensionare l'attività predatoria di questi cacciatori della notte.
Tusìa è una vampira dalla fame smodata, che uccide anche i genitori, ma ha un debole: la sorella, che cederà al suo bacio fatale, che sarà trasformata in un'immortale, per salvare i figli minacciati da Tusìa.
Credo che questo genere sia quello ideale per la scrittrice. C'è da aggiungere che il Grand- Guignol del romanzo è però mitigato da un'ironia tipica di Maura Mollo, come in un dialogo emoculinario tra le due vampire, in cui cioè si parla di piatti a base di carne, ma non propriamente animale…

«Giselle, hai già gustato qualcosa di questa splendida cucina italiana?»
«No, ancora no. Voglio resistere finché posso… Sai che quando inizio a mangiare non mi fermo più». Rise, tra gli sguardi inebetiti degli astanti. 

Alla fine della fiera ho trovato questo romanzo affascinante, nel rappresentare gli spostamenti da un'epoca all'altra, da un posto all'altro, in particolare, con le due sorelle alla disperata ricerca di sangue nuovo, di nuove sanguinolente avventure. 


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