Buon pomeriggio amici lettori!
Recensione: "Questo Paese meraviglioso e disgraziato" dell'autore
Rino Bregani, edito Brè Edizioni. A cura di Silvia Iside.
Autore: Rino Bregani
Genere: Narrativa contemporanea
Casa editrice: Brè Edizioni
Disponibile in ebook a € 4,99
E in formato cartaceo a € 13,00 o € 45,00
TRAMA:
Un diario, un’esperienza di straordinaria ricchezza, che farà crescere anche chi lo leggerà, sarà come viaggiare in Africa stando comodi in poltrona. Rino Bregani, insieme alla moglie Tu Van Tien, giunta dal lontano Viet Nam, ambedue medici e volontari in questo Paese meraviglio e disgraziato, ci trasmettono l’amore per il prossimo, ci insegnano come si può, al contempo, essere dei buoni medici, genitori, coniugi, ospiti in un continente difficile come l’Africa. Senza disconoscere i tanti, tremendi problemi, anche di convivenza, di adattamento, Rino Bregani ci insegna che si può fare! Si può aiutare chi soffre e mentre si dà, si ottiene: rispetto, amicizia, accoglienza. Un resoconto di come si opera in un ospedale in zone che chiunque definirebbe tremende, al contempo uno squarcio su un Paese, l’Etiopia, che l’autore, insieme alla famiglia, ci porta a visitare come ospite, non come turista, magari instillando in noi quel mal d’Africa che prova chi ha vissuto nel continente nero. Contiene 40 foto dell'Africa, scattate dall'autore.
Ora che ho finito la lettura di quest’Opera sento di poterla paragonare, per le sensazioni che ne ho ricevuto, alla biografia di M.Bulgakov I ricordi di un giovane medico. Perché non vi sono narrate solo le storie di umana miseria, la quale sembra appartenere più a noi occidentali che ai poveri d’Africa, ma anche e soprattutto le difficoltà incontrate nel dover lavorare in un posto remoto del mondo, senza mezzi né attrezzature, col solo supporto del proprio bagaglio di conoscenze cliniche e dell’amore dei cari.
Un grande ruolo è ricoperto dalla fede in un Dio Amore, concetto espresso dalle parole: ho messo le mie mani nelle Sue mani esperte, mani decise e capaci, senza la quale ogni uomo, anche il più colto, non è che un automa, un operatore privo di speranze di vera riuscita.
Milano è rimasta alle spalle, ma il grigiore del mondo è nel cuore dell’Africa, sfruttata e martoriata, oggetto di beneficienza ipocrita, raccontata nel paragrafo che basandosi in parte sulla storia e in parte su confidenze dei locali, illustra il percorso realmente seguito dalle donazioni della gente che crede di fare del bene e in effetti lo fa. Il bene delle grosse case farmaceutiche e di altri colossi che hanno l’unico interesse di vuotare i loro magazzini e riempirsi le tasche. Mentre leggevo ho riflettuto su un punto chiave e cioè che tale bruttura è di tutti gli esseri umani, quanto spesso regaliamo cose di cui in realtà facciamo volentieri a meno… e non sarebbe un male se poi non si avesse la pretesa di passare per santi per aver buttato l’immondizia.
Collegata a questo è la frase: chissà quanti sgorbi e brutture gli altri vedono in me. È infatti fondamentale ricordarsi che non siamo mai perfetti nello specchio dell’iride dei nostri fratelli.
La città e l’ospedale in cui si avvicendano le vicissitudini del medico forengi, come sono detti gli stranieri dai locali che storpiano la parola inglese foreign, sono in armonia con la natura e la vita scorre con l’aggiunta di fattorie, gite e luoghi belli, qualche scontro con scimmie e umani.
Siccome il corso della vita, proprio come quelli d’acqua, non è sempre piatto ma prima o poi s’increspa, anche qui le cose cambiano e si arriva a una foce, un finale, ma le storie di vite spezzate, incontrate nel percorso e non sempre salvate, vengono riportate in superficie ed è perciò che questo libro tutti dovrebbero leggerlo.
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